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Cucina

Situazione di petto

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Dovete sapere che un bravo Chef, se è veramente bravo, può utilizzare la sua arte culinaria come strumento di conquista amorosa.

Una volta mi è capitato di subire le moine di una ragazza prosperosa che, forse affascinata dalla bellezza del mio mestiere, mi sfidò dicendo “scommetto che non ci riusciresti a conquistarmi con un piatto”.

Sarà per colpa del mio orgoglio, sarà perché mi piacciono le sfide, sarà più banalmente perché mi piacciono le donne prosperose,accettaila sfida prendendo di petto la situazione. Presi di petto la situazione nel vero senso della parola, cioè, fuor di metafora, decisi di cucinarle un petto d’anatra.

L’anatra ha una carne rossa, dunque molto più simile alla carne del vitello che alla carne del pollo, per intenderci. E va trattata come tutte le carni rosse, cioè con delle cotture che mantengano succoso e rosato (per non dire proprio al sangue) il pregiato petto. Il suo sapore è particolare, un po’ ferroso e un po’ dolciastro, con un retrogusto leggermente selvatico che personalmente adoro.

Il petto d’anatra va trattato con una serie di puntuali accorgimenti, bisogna incidere la pelle e il grasso senza intaccare la carne, partire da una cottura in padella proprio dal lato della pelle per far sciogliere lo spesso strato di grasso sottocutaneo in modo da cuocere il pezzo di carne nel suo stesso grasso. Una volta che il lato della pelle risulta ben abbrustolito, dopo aver aggiunto aglio ed erbe aromatiche come il timo o il rosmarino (o entrambi se preferite), si passa ad una rapida scottatura dell’altro lato del petto, e dopo aver aggiustato di sale e di pepe si va in forno per pochi minuti per completare la cottura. Prima di infornare avevo deciso di laccare il mio petto d’anatra con del miele di timo e del succo d’arancia, in ricordo di un grande classico (l’anatra all’arancia per l’appunto).

Accompagnai il petto d’anatra con delle semplici quenelle di patata e del pregiato tartufo nero grattugiato in modo molto fine, un tocco finale di grande eleganza.

Il piatto è stato un gran successo. Prendere di petto la situazione ha funzionato.

Chef Totò Catania

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Cucina

L’esperienza gastronomica dello chef, talenti gelesi in cucina: Aglae storie di sapori

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Cari lettori, oggi vi racconterò dell’esperienza gastronomica che ho vissuto da “Aglae storie di sapori“, il ristorante alle porte di Ortigia a conduzione familiare delle sorelle Antonuccio, gelesi, nostre compaesane. Lo chef è Gabriella, la sorella minore, talento purissimo, in sala ad accoglierci Adriana e Alessandra, le sorelle maggiori.

Per iniziare ci portano dell’olio, classico ed affumicato, di una loro microproduzione privata, un pane ai cereali fatto da loro, il tutto servito in ceramica lavorata dalla loro famiglia. Nel vostro taccuino, alla voce “dettagli” scrivete: tanta roba.

Amuse bouche di benvenuto

Arriva l’amuse bouche di benvenuto: una crocchetta di baccalà mantecato, borragine e rafano. Un inizio sfizioso e delicato, bel gioco di consistenze tra l’esterno croccante e il cuore morbido.

Tra Sicilia e Giappone

Carpaccio di branzino, scampo, pomodoro piccadilly, salsa Aglae, crumble speziato di capperi e olive e perlage di tartufo.
Il crudo è freschissimo e, nonostante le tante componenti umami presenti nel piatto, raggiunge un equilibrio armonioso e delicato che esalta la materia prima. La salsa Aglae ricorda una delicata teriyaki, con una gradevole acidità. Molto interessante lo sprint delle spezie. Perlage di tartufo delicatissimo e non dominante.

Etna vista mare

Gambero rosso, scampo, palamita affumicata, crema al pistacchio, dressing al melograno e quinoa croccante.
Rimaniamo sulle crudità ma su scale di sapori più intensi. La quinoa scoppietta allegramente sotto i denti, la crema di pistacchio offre al palato una sensazione burrosa e avvolgente, ottimo connubio con l’affumicatura della palamita. Gambero rosso e scampo di primissima qualità.

Persa ad alta quota

Mezzelune ricotta e spinaci, tuma persa e speck croccante.
Pasta fatta in casa, di pregevole fattura, sottilissima per lasciare godere maggiormente del ripieno in cui la componente vegetale degli spinaci è protagonista. La tuma persa e lo speck croccante aggiungono sapidità, per un sapore rotondo, pieno, gustoso. Infine un tocco di erba cipollina per dare freschezza.

Tokyo

Una versione italianizzata dei gyoza giapponesi. Sono ravioli ripieni di carne di maiale e verdure serviti con una squisita salsa a base di soia. Questo è stato un fuori menù omaggio dello chef.

Baccalà cotto a bassa temperatura

Baccalà cotto a bassa temperatura, macco di fave, fonduta di piacentinu ennese allo zafferano e cipolla rossa caramellata.
Una sinfonia di sapori tra la dolcezza della cipolla, il sapore deciso del piacentinu, baccalà che si scioglieva in bocca e delicatezza del macco di fave. Equilibrato e complesso, dove i sapori del mare abbracciano quelli della terra.

Biancomangiare

Si chiude in dolcezza con un biancomangiare, frutti di bosco, crumble e perlage di mango, accompagnato da un liquore al frutto della passione. Ed un’altra coccola omaggio dello chef, una raviola con la ricotta e salsa al pistacchio di cui ho mangiato pure la foto.

Il prezzo di tutta l’esperienza è stato di 85€, comprendendo anche il coperto, un calice di vino ed il caffè, perfettamente in linea con la qualità offerta. La fusione tra cucina siciliana e cucina giapponese è una proposta molto interessante, livello tecnico notevole ed una capacità di abbinare i sapori sorprendente. Segnatevi questi nomi: Aglae e Gabriella Antonuccio. Perché tra qualche anno li vedrete sulle guide gastronomiche più prestigiose. Ed io potrò dire “ve l’avevo detto”.

Chef Totò Catania

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Lo chef Totò Catania propone: Mezze maniche con salsiccia, gorgonzola e olive

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Avevo voglia di pasta e ho preparato un primo talmente godurioso che lo inserirò nel prossimo menù del ristorante. Partiamo sbriciolando della salsiccia che andremo a rosolare in padella antiaderente con un filo d’olio. Aggiungete una bella cucchiaiata di ‘nduja piccante e una punta di concentrato di pomodoro.

Preparate un bel trito di olive verdi, olive nere, prezzemolo e basilico, che andremo ad aggiungere alla fine. Non resta che calare la pasta in acqua bollente salata, io ho scelto delle mezze maniche rigate. Quando la pasta sarà al dente aggiungetela alla salsiccia, spadellate e incorporate il trito di olive ed erbe aromatiche e qualche tocchetto di gorgonzola dolce per mantecare. Una goduria che non vi dico, provatela!

Chef Totò Catania

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Lo chef Totò Catania propone: Fritto misto vegetariano

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Il fritto misto di pesce è tanta roba, ma scegliendo i giusti ortaggi è possibile fare una versione vegetariana non fa meno. Per fare questa frittura mista sceglierò tre ingredienti che, secondo me, fritti sono davvero insuperabili: funghi, finocchi e melanzane. Prepariamo tre ciotole, una con la farina, una con le uova sbattute ed una col pangrattato (se lo gradite lo potete arricchire quest’ ultimo con aglio, prezzemolo e parmigiano reggiano).

Come funghi scegliamo i plerotus, già belli e pronti, le melanzane e i finocchi li tagliamo a fette spesse circa un centimetro. I finocchi vanno anche sbollentati per un paio di minuti e poi asciugati per bene. A questo punto tuffate le verdure prima nella farina, poi nell’uovo e Infine nel pangrattato aromatizzato. In un pentolino con olio bollente di arachidi a 180 gradi (l’ideale sarebbe l’ausilio di un termometro per alimenti) iniziate a friggere gli ortaggi poco alla volta fino a quando non saranno ben dorati.

Lasciate asciugare le vostre cotolette vegetariane su carta assorbente e infine aggiungete un pizzico di sale. Già così sono squisite, ma se volete intingerle in una salsina non è mica un’idea sbagliata. Io ho usato una salsa tzatziki fatta con yogurt greco, cetriolo, menta, una punta di senape, aceto, sale e pepe nero.

Chef Totò Catania

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