RAGUSA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ragusa, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a una ordinanza applicativa della misura cautelare reale del sequestro preventivo in forma diretta e per equivalente fino alla concorrenza della somma di 853.933 euro, emessa dal GIP del Tribunale di Ragusa al termine di una complessa indagine di polizia economico finanziaria nel settore del contrasto ai reati fallimentari ed autoriciclaggio.
Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria e
finalizzate ad accertare la sussistenza di responsabilità penali in ordine alla
dichiarazione di fallimento di una società operante nel settore del commercio di
accessori e capi di abbigliamento, hanno riguardato la disamina dei flussi finanziari,
dei rapporti con i fornitori e delle cointeressenze con altre imprese dello stesso comparto.
Gli accertamenti hanno consentito di accertare l’occultamento e la distrazione di beni della società fallita, grazie ad una serie di operazioni fittizie finalizzate al depauperamento del patrimonio aziendale e successivo reimpiego delle risorse in una nuova società costituita ad hoc nella fase pre-fallimentare dagli stessi
imprenditori indagati.
Al termine delle attività, oltre al blocco preventivo dei conti correnti in uso agli indagati, sono stati sottoposti al vincolo del sequestro beni immobili, quote societarie e veicoli,tra cui un’autovettura di lusso.
L’operazione di polizia economico-finanziaria svolta dal Corpo si inquadra nella
costante azione di contrasto alle diverse forme di criminalità economica, nella
prospettiva di assicurare all’Erario ed ai creditori, anche attraverso il sequestro
eseguito, il soddisfacimento delle legittime pretese creditorie, la tutela delle regole di
concorrenza di mercato ed il ripristino della legalità.
Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Ragusa, su richiesta
della Procura, interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su
imputazioni provvisorie, supportate da gravi indizi di colpevolezza, che dovranno
comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel
rispetto, pertanto, della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione
garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.