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Dall'Italia e dal Mondo

Pira nominato membro Comitato Scientifico dell’Intergruppo Parlamentare per il Digitale

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Roma – Francesco Pira, professore associato di Sociologia dell’Università di Messina, è stato nominato membro del Comitato Scientifico dell’Intergruppo Parlamentare per il Digitale, presieduto dall’On. Naike Gruppioni.

La nomina è stata formalizzata attraverso una lettera firmata dalla Presidente Gruppioni, nella quale si sottolinea che la scelta del prof. Pira è legata “al suo riconosciuto impegno nel campo accademico e professionale, con particolare focus su comunicazione, innovazione e tecnologie digitali”.

L’Intergruppo, istituito per affrontare le sfide tecnologiche e sociali del nostro tempo, si propone di promuovere politiche digitali avanzate e progetti che favoriscano la trasformazione digitale del Paese. “La competenza e la visione del Prof. Pira – ha dichiarato la Presidente On. Gruppioni – sono in linea con gli obiettivi dell’Intergruppo, che intende affrontare le sfide tecnologiche e sociali del nostro tempo con un approccio interdisciplinare”.

Il Prof. Pira ha accolto la nomina con soddisfazione: “Sono pronto a mettere a disposizione la mia esperienza in un momento in cui molti cittadini vivono la rivoluzione digitale con ansia e addirittura paura”. L’istituzione dell’Intergruppo Parlamentare per il Digitale rappresenta un passo fondamentale verso una visione condivisa del futuro tecnologico del Paese. “Il gruppo nasce dalla consapevolezza del ruolo centrale che la tecnologia digitale gioca nello sviluppo contemporaneo e degli obiettivi che essa ci pone: da un lato, facilitare l’adozione di tecnologie avanzate per promuovere l’innovazione e migliorare la vita dei cittadini; dall’altro, rendere l’automazione delle attività manuali una realtà in grado di garantire efficienza e trasparenza”, ha aggiunto la Presidente Gruppioni.

Il Professor Pira, che insegna Comunicazione Strategica, Teorie e Tecniche del Giornalismo Digitale, Giornalismo Sportivo, Social Media e Comunicazione d’Impresa all’Università di Messina, vanta un curriculum accademico e professionale di rilievo. È stato Coordinatore e Responsabile Scientifico per l’Italia del Progetto OIR – Erasmus+ sulla didattica inclusiva, finanziato dall’Unione Europea, e ha ricoperto ruoli di Visiting Professor in prestigiose università internazionali.

Le sue ricerche, che esplorano la sociologia della comunicazione, si concentrano sulle dinamiche tra giovani e nuove tecnologie, con un particolare focus sulle tecniche di comunicazione politica e sociale. È inoltre Direttore della rivista interdisciplinare Addiction & Social Media Communication dell’Università di Messina. Questa nomina segna un ulteriore passo avanti nella missione dell’Intergruppo di sviluppare soluzioni innovative per affrontare le sfide digitali del nostro tempo

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Dall'Italia e dal Mondo

Antoci: “No alle scorciatoie per i boss al 41 bis”

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Bruxelles – Ha un male incurabile è per tale motivo che va ai domiciliari Ernesto Fazzalari, il boss della ‘ndrangheta arrestato nel giugno 2016 mentre era il latitante più ricercato dopo Matteo Messina Denaro.

Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Bologna dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi del suo difensore, ha annullato tre ordinanze di rigetto del differimento della pena o della concessione della detenzione domiciliare, in seguito al trasferimento di Fazzalari presso il centro diagnostico e terapeutico del carcere di Parma.

“Nel rispetto rigoroso della malattia di Fazzalari e del suo diritto alle cure ritengo tale decisione un segnale negativo. Un sistema carcerario che manda a casa un boss che è al 41 bis per curarsi è un sistema del tutto inadeguato e fallimentare, che consente inammissibili scorciatoie rispetto alle esigenze di sicurezza volte ad evitare che il mafioso dia ordini ai suoi sodali – così Giuseppe Antoci eurodeputato e Presidente della Commissione Politica DMED del Parlamento Europeo – membro della Commissione Giustizia a Bruxelles e vittima di un agguato mafioso nel 2016 salvato, dopo un violento conflitto a fuoco, dagli uomini di scorta della Polizia di Stato.

“D’altronde, come si può immaginare che il boss ai domiciliari perché malato non faccia frequenti visite mediche in ospedale, con enorme dispendio di uomini e mezzi per garantire il regime di sicurezza cui è sottoposto? A quel punto il contatto con l’esterno diventa molto probabile – continua Antoci.

“È invece nelle strutture carcerarie che si devono fornire le cure adeguate, nel pieno rispetto del diritto alla salute del detenuto; come è accaduto per Matteo Messina Denaro. Un boss mafioso che va ai domiciliari per curarsi torna ad essere pienamente operativo: si vuole forse lanciare un messaggio di indulgenza alle organizzazioni mafiose?” – ancora Antoci.

Il tema non è quello di uno Stato che si vendica ma di uno Stato che abbia la capacità di attuare il giusto bilanciamento fra la sicurezza pubblica e il giusto diritto alle cure che, nella fattispecie e come già fatto per capi mafia come Matteo Messina Denaro ed altri, poteva essere salvaguardato – ancora Antoci.

“Comprendo che è un tema scivoloso ma mi sento di rappresentare la preoccupazione di tanti cittadini che, se si dovesse cominciare a seguire questa scia, potrebbero veder tornare a casa, nei propri territori, una sfilza di componenti di famiglie mafiose. Su questo penso che vada posto un campanello di allarme” – conclude Antoci

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Sinalp su proposta di legge per la stabilizzazione degli Assistenti per l’Autonomia

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Roma – Lo Stato italiano per affrontare questa condizione e dare pieni diritti a questi ragazzi con disabilità approva la famosa Legge 104/1992 che tra l’altro prevede l’istituzione dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione. 

Questa figura professionale svolge un ruolo centrale nell’ambito educativo, supportando il lavoro dei docenti di sostegno e contribuendo a garantire l’esercizio concreto ed effettivo del diritto allo studio e dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità. 

Ma pur con tutto ciò, pur avendo istituito la figura professionale dell’Assistente per l’Autonomia e la Comunicazione già nell’ormai lontano 1992 ad oggi ancora si attende la regolamentazione e la stabilizzazione di questa figura all’interno delle scuole.  

Per la mancanza del completamento dell’iter normativo con  la stabilizzazione e relativa regolamentazione degli Assistenti per l’Autonomia e la Comunicazione (ASACOM), figure fondamentali per garantire il diritto allo studio e all’inclusione, questi professionisti si trovano spesso in condizioni lavorative precarie, con contratti discontinui non adeguatamente regolamentati e quindi prede “sociali” di enti locali e cooperative che il più delle volte diventano gli “sfruttatori” di questi lavoratori.

Alla luce di questo quadro lavorativo deprimente prendiamo atto che è stata elaborata una proposta di legge volta alla stabilizzazione e valorizzazione professionale degli ASACOM , riconoscendo finalmente il loro lo status di lavoratori strutturati nel sistema scolastico pubblico.

Ribadiamo che attualmente, la figura dell’Assistente per l’Autonomia e la Comunicazione è regolamentata principalmente dalla Legge n. 104/1992, artt. 13 che riconosce agli alunni con disabilità il diritto a misure di sostegno per l’autonomia e la comunicazione. 

Tuttavia, non esiste un inquadramento giuridico unico e specifico per gli ASACOM , che rimangono di fatto dipendenti da cooperativa o enti locali, con disparità contrattuali e retributive a livello nazionale.

Questa mancanza di omogeneità giuridica della figura professionale, dal 1992 ad oggi ha creato in ogni Regione professionisti con titoli diversi che vivono nel pieno precariato del mondo del lavoro.

Bene che ci sia finalmente la volontà politica dello Stato Italiano di riconoscere il dovuto diritto alla stabilizzazione di questi lavoratori, ma da un’analisi dei disegni di legge attualmente in discussione dobbiamo evidenziare che per come sono formulati rischiano di lasciare fuori tantissimi professionisti che da anni svolgono tale professione.

Prevedere come titolo di studio solo la laurea L-19, Scienze dell’Educazione e Formazione, escluderà tantissimi professionisti che da anni svolgono in maniera professionale dalla dovuta stabilizzazione.

Le Regioni italiane negli anni hanno pubblicato vari bandi per il reclutamento degli Assistenti all’Autonomia ed alla Comunicazione con diversi titoli di laurea e non solo con la laurea  L-19, Scienze dell’Educazione e Formazione.

Ad esempio la Regione Siciliana, ma anche altre Regioni, ha sempre assunto per questo ruolo professionale anche i laureati in Scienze Pedagogiche, laurea in Psicologia, laurea in Scienze dell’Educazione, laurea in Pedagogia, laurea in Scienze della Formazione Primaria, laurea in tecnico della riabilitazione psichiatrica ed altre lauree equipollenti.

Questa proposta di legge rappresenta un passo fondamentale verso una scuola realmente inclusiva, in linea con i principi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) , e ratificata dall’Italia con la Legge n. 18/2009. 

Stabilizzare gli ASACOM significa non solo migliorare le loro condizioni lavorative, ma anche garantire un servizio di qualità per gli studenti con disabilità, promuovendo una società più equa e inclusiva.

Ma non vorremmo che questa stabilizzazione si trasformi per circa l’80% degli attuali operatori in un dramma della disoccupazione perchè in possesso di titoli diversi da quello L-19 Scienze dell’Educazione e Formazione

Invitiamo quindi le istituzioni in indirizzo, ognuno per il proprio ruolo, di prevedere come titoli idonei alla professione di Assistente per l’Autonomia e la Comunicazione non solo la laurea in  Scienze dell’Educazione e Formazione, ma anche tutte le altre che dal 1992 sono abilitanti al ruolo da stabilizzare e quindi anche i laureati in Scienze Pedagogiche, laurea in Psicologia, laurea in Scienze dell’Educazione, laurea in Pedagogia, laurea in Scienze della Formazione Primaria, laurea in tecnico della riabilitazione psichiatrica ed altre lauree equipollenti.

Certi di un esito positivo alla notra istanza, come O.S. rimaniamo a disposizione delle Istituzioni in indirizzo per ogni ulteriore chiarimento

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Si accendono i fari sui disabili psichici

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Palermo- Disabili psichici, norme e finanziamenti in Sicilia ci sono, a differenza che nel resto d’Italia, ma i pazienti che sono stati assistiti con piani terapeutici individualizzati sono troppo pochi, appena 900 a partire dal 2023.Il grido d’allarme si è levato oggi da Palazzo dei Normanni, dove, in occasione del convegno organizzato dal gruppo M5S all’Ars “Il budget di salute nei dipartimenti di salute mentale”, si sono dati appuntamento medici, politici, manager, dirigenti e associazioni che operano nel settore della disabilità psichica per fare il punto sulla legislazione vigente in Sicilia e sulle prospettive riguardanti il budget della salute mentale, un ambito che vede l’isola all’avanguardia rispetto al resto d’Italia per quanto riguarda l’assetto normativo e la certezza dei finanziamenti, ma che lascia parecchio a desiderare in relazione al numero dei pazienti assistiti.

La benzina c’è – è stato sintetizzato -, è il motore che non funziona, con chiaro riferimento all’inefficienza delle Asp a tradurre in fatti risorse e norme che fanno primeggiare la Sicilia rispetto alle altre Regioni italiane.“Sul piano normativo – ha detto lo psichiatra Fiorentino Trojano – siamo avanti. In Sicilia il budget di Salute è previsto sin dal 2012 e a questo è seguita la sicurezza dei finanziamenti grazie a due emendamenti, dell’ex deputata Valentina Zafarana e dell’onorevole Antonio De Luca, che hanno consentito rispettivamente di destinare lo 0,2 per cento del budget delle Asp al budget di salute e di garantire che questi finanziamenti non siano stornati per altre spese. Ci sono però oggi diversi vulnus: in primis la scarsa applicazione della legge, che ha portato fino ad oggi ad attivare pochissimi budget, meno di 900, quando a conti fatti dovrebbero essere almeno 3000, e il percorso incerto dopo i due anni a carico delle ASP”.

Quest’ultimo gap mira a colmarlo il ddl depositato in questi giorni all’Ars dal capogruppo M5S Antonio De Luca e presentato oggi al convegno, che mira non solo a consentire il prolungamento dei piani terapeutici individualizzati per i disabili psichici oltre i due anni attualmente previsti dalle normative vigenti, ma anche a prevedere, per questi progetti, uno stanziamento di fondi più consistente da parte delle ASP.“Questo ddl – ha detto Antonio De Luca – punta a mettere a disposizione le risorse economiche che consentano ad Asp e Comuni di mettere in piedi serie ed importanti politiche sociali attive che ridiano una prospettiva di vita e un’occupazione ai tantissimi disabili psichici che oggi sono quasi abbandonati a se stessi, chiusi in casa a rimuginare sulla loro situazione, senza uno scopo e senza la minima speranza di poter trovare un posto nella società.

Attualmente vengono trattati solo in maniera farmacologica, ma possono e devono essere inseriti nel tessuto lavorativo con l’obiettivo di produrre non un reddito economico, ma benessere sociale. Migliaia di famiglie in Sicilia attendono da sempre risposte concrete dopo decenni di inaccettabile silenzio che il nostro disegno di legge vuole rompere una volta per tutte”.Grande apertura al disegno di legge hanno mostrato il presidente della Regione Schifani e quello dell’Ars Galvagno, intervenuti in apertura del convegno per i saluti istituzionali.“Oggi – ha detto Schifani – la mia presenza non vuole essere una passerella, ma una presenza operativa su un tema sul quale le forze politiche non possono dividersi.

Mi auguro che questo dibattito sia una porta aperta che porti ad azioni concrete. Ci incontreremo per creare un tavolo per verificare come fare la nostra parte”. Preziosa la sintesi del presidente della sezione terza del Consiglio superiore di sanità, Fabrizio Starace tra i relatori del convegno, che ha fatto un preciso quadro della situazione nazionale e regionale, “Bisogna abbattere – ha detto – il muro di Berlino tra assistenza sociale e sanitaria, ancora in piedi dopo tanti anni”. Starace ha criticato le carenze della Sicilia che però, per le iniziative legislative potrebbe diventare un modello nazionale.“Questa giornata di lavori – ha detto Zafarana – sarà certamente stimolo per chiedere all’amministrazione regionale il sostegno continuo e integrato per i PTI in capo alle Asp perché il diritto all’abitare, al lavoro e alla socialità delle persone con disabilità psichica sia sempre garantito nel progetto di vita della persona”.

Sono intervenuti  pure l’assessore   Albano, gli onorevoli Laccoto, Chinnici, Gilistro, Schillaci, i dirigenti generali Iacolino e Di Liberti, il presidente ANCI Sicilia Paolo Amenta e il garante della persona con disabilità Carmela Tata, nonchè l’avvocato Enrico Orsolini e rappresentanti delle associazioni di familiari e delle cooperative.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
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