Dal nostro lettore arch. Roberto Loggia, riceviamo e pubblichiamo
“Il Papa, alla richiesta di un’indicazione di voto riguardo alle prossime elezioni statunitensi ha affermato che entrambi i candidati (Harris e Trump) “…sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti (Trump), sia quello che uccide i bambini (Harris)”. E poi ha affermato: “Non andrò a votare lì, ma non si può decidere. Mandare via i migranti, non dare loro la capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è un peccato, è grave”.
Si tratta di affermazioni che richiedono quantomeno una riflessione in ragione del fatto che paiono presentare una sovversione della verità oggettiva ma soprattutto dei principi fondamentali della fede cattolica. Questa analisi non vuole essere un attacco alla persona di Bergoglio ma una mera analisi critica, terra terra, che è anche dovere preciso di ciascun cristiano per poter attuare quel discernimento che è alla base di ogni cammino di crescita nella fede.
Mi limiterò ad esprimere tre semplici considerazioni:Non mi pare proprio corretto affermare che Trump butti i migranti o comunque è certamente un’espressione esasperata che rende un’immagine distorta della realtà. È vero infatti che le sue politiche sono notoriamente mirate a contenere il fenomeno dell’immigrazione clandestina e selvaggia ed alla stessa stregua è vero che queste politiche rispondono peraltro a dei valori cristiani di attaccamento alla propria patria ed alla propria identità; valori che erano stati espressi a chiare lettere dagli ultimi Papi.
Mi sia consentito di citare, sul punto, il messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013: “Certo, ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana…”.
Ed ancora: “Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato (ora Santo) Giovanni Paolo II che ‘diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione’ (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998)”: è oggettivamente e cristianamente insostenibile ed inascoltabile l’affermazione secondo cui opporsi all’immigrazione (di qualsiasi genere essa sia) è un peccato che equivale, anche per gravità, a quello commesso da chi abortendo uccide i bambini nei grembi delle proprie madri.
Ma Bergoglio non solo lo afferma ma lo fa addirittura definendo questi due peccati entrambi “contro la vita” e questo è proprio un errore in termini: ammesso e non concesso che resistere all’immigrazione sia un peccato, tutt’al più potrebbe risultare un peccato contro la carità e certamente non contro la vita.Si tratterebbe peraltro di un peccato la cui sussistenza dipenderebbe dalla predisposizione d’animo dell’agente, nel senso che sarebbe tale soltanto nel caso e nella misura in cui il soggetto politico disponente la misura repressiva dell’immigrazione sia mosso dalla cattiveria e dall’odio contro i migranti e non dall’intento di controllare e porre un argine ad un fenomeno che, se incontrollato, finirebbe per pregiudicare la sicurezza ed il benessere nazionale.Ma per fortuna nei cuori ci guarda solo Dio.
L’aborto è in realtà un peccato gravissimo, talmente grave che prima che Bergoglio ne svilisse la gravità comportava la scomunica e poteva essere assolto soltanto da un Vescovo.Come si può paragonare la soppressione della vita di un innocente indifeso con la mancanza di accoglienza nei confronti dei migranti che peraltro sono quasi sempre uomini nel pieno della loro giovinezza e del loro vigore? Inoltre cosa vuole dire Bergoglio quando consiglia di “scegliere il male minore”? Qual è per lui il male minore? Nella vita cristiana si suole dire che «Chiarità è carità».
Ecco allora che lo sforzo di essere trasparenti e di adottare la limpidità del linguaggio è un preciso dovere cristiano, come tra l’altro consiglia lo stesso Gesù: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Matteo 5, 37). Perché Bergoglio si è allora espresso in maniera così oscura? Quella che ha dato non è né una risposta né un’indicazione ma, considerata unitamente alla sua premessa, pare essere una mera invettiva nei confronti di Trump, basata sulla distorsione della verità (si rimarca che Trump non butta i migranti sebbene sia a favore di politiche mirate a contenere l’immigrazione) e che pare essere stata artatamente concepita per confondere il popolo di Dio ponendo le politiche antimmigrazioniste sullo stesso piano di quelle abortiste quando in realtà queste ultime sono le uniche ad essere con certezza contro Dio e contro la vita.
In definitiva secondo Bergoglio se non accogli un estraneo che si presenta a casa senza mai essere stato invitato e lo fai perché magari temi per l’incolumità dei tuoi familiari, commetti un peccato grave, e pari per gravità, a quello che commetteresti se uccidessi un bambino o una bambina appena nata!Non voglio arrivare ed esprimere conclusioni riguardo a tale anomalia. Non mi compete. Ma una riflessione andava fatta.