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Cronaca

Niscemi, maltrattamenti e minacce all’ex compagna: 64enne arrestato dalla Polizia

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Niscemi – La Polizia di Niscemi ha arrestato un 64enne di nazionalità romena, sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima, con l’applicazione del braccialetto elettronico, emessa dal Gip del Tribunale di Gela, per aver violato il divieto di avvicinamento all’ex compagna.

L’arrestato, dopo le formalità di rito è stato condotto alla Casa Circondariale di Gela. L’uomo precedentemente era già stato tratto in arresto nella flagranza dei reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi, minaccia e minaccia a Pubblico Ufficiale.

Gli agenti erano, infatti, intervenuti in un’abitazione del centro storico di Gela assistendo alle minacce rivolte dall’uomo alla propria compagna e nei loro stessi confronti.

La vittima, nell’occorso, aveva riferito ai poliziotti di subire da circa un anno violenze fisiche e verbali da parte del proprio compagno.

La vittima, confortata e rassicurata dagli agenti della Polizia di Stato, denunciava anche gli ultimi accadimenti, permettendo così l’arresto dell’uomo.

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Cronaca

Calci e pugni ai carabinieri: arrestato

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Scicli – I militari della Stazione di Donnalucata, durante il consueto servizio di prevenzione sul territorio hanno arrestato un 23enne ragusano, domiciliato a Scicli, per i reati di violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente del tipo hashish.

Il giovane stava rincasando con un atteggiamento particolarmente guardingo ed una disattenzione tale da lasciare gli sportelli della sua autovettura aperti. Motivo per cui, transitando in quell’area, i militari si sono insospettiti ed hanno ritenuto opportuno procedere ad un approfondito controllo.

Alla vista della pattuglia ed a seguito della richiesta degli operanti dei documenti di riconoscimento, il giovane, dopo aver prelevato un oggetto contundente dalla sua autovettura, ha reagito cercando di scappare. Soltanto grazie alla pronta reazione dei militari, è stato raggiunto e bloccato. La risposta del 23enne si è concretizzata con una violenta aggressione, poiché ha iniziato a colpire gli operanti con calci e pugni.

La colluttazione è durata diversi minuti, sino a quando i due militari, che hanno riportato lesioni alla mano e alla spalla giudicate guaribili in 20 e 7 giorni, sono stati costretti ad ammanettarlo per limitare la sua ingiustificata risposta al controllo.

Una volta posto un freno alla violenza, è giunto sul posto l’equipaggio dell’Aliquota Radiomobile che ha fornito il dovuto supporto ai colleghi per l’effettuazione della necessaria perquisizione nei confronti del ragazzo. Pertanto, a seguito dell’attività di polizia giudiziaria espletata, è stata rinvenuta sulla sua persona una fionda sportiva professionale, mentre all’interno della sua abitazione una quantità di 80 grammi di hashish. Durante l’esecuzione delle formalità di rito, il 23enne si è tranquillizzato, avendo preso cognizione dell’insano gesto commesso ai danni dei due carabinieri intervenuti, quindi non è stato necessario disporre ulteriori misure di contenimento nei suoi confronti, necessarie eventualmente anche per garantire la sua incolumità.

Informata la Procura della Repubblica di Ragusa, il giovane è stato tratto in arresto per aver violato la normativa sugli stupefacenti, visto il cospicuo quantitativo di hashish in suo possesso, e per i reati di resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale. Alle prime luci dell’alba è stato condotto presso il suo domicilio per dare seguito alla misura degli arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità Giudiziaria.

La capacità di sapersi calare in un certo contesto sociale e la cognizione della necessità di dover modellare i propri interventi a seconda delle singole fattispecie, hanno fatto sì che gli operanti agissero con i criteri del caso, rispettando a pieno quanto previsto dalle tecniche di intervento operativo previste.

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Cronaca

In manette rapinatore seriale

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Un pregiudicato gambiano di 26 anni, senza fissa dimora, è stato arrestato dalla Polizia di Caltanissetta che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale nisseno, su richiesta della locale Procura della Repubblica. La misura coercitiva costituisce il punto di arrivo dell’attività d’indagine svolta dalla Sezione Reati Contro il Patrimonio della Squadra Mobile, che ha preso avvio da una pluralità di scippi e rapine commessi nel centro storico di Caltanissetta ai danni di vittime particolarmente vulnerabili, quali donne, minori e anziani, in un arco temporale compreso tra aprile e settembre di quest’anno, destando particolare allarme sociale nel territorio nisseno. Tutti gli episodi sono accomunati dal medesimo modus operandi; le vittime venivano seguite in strade isolate, per lo più in orari notturni, da un soggetto di colore, che approfittando dell’oscurità e dell’assenza di passanti, sottraeva loro, improvvisamente, la borsa o si faceva consegnare, con l’uso di minaccia o violenza, denaro, cellulari e altri oggetti di valore. Grazie alle molteplici acquisizioni e analisi dei sistemi di video sorveglianza installati lungo le vie della città, per gli investigatori della Squadra Mobile è stato possibile risalire all’identità del cittadino straniero, successivamente riconosciuto quale autore dei reati, anche grazie all’individuazione fotografica di alcune delle vittime. Sulla scorta delle risultanze probatorie acquisite da questa Squadra Mobile e del concreto e attuale pericolo di reiterazione di reati della stessa specie, l’Autorità Giudiziaria ha considerato idonea la misura cautelare della custodia in carcere, accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica.

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Cronaca

Fatture false: sequestrati 8,2 milioni di euro e diverse società. Quindici arrestati, tra cui un gelese

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C’è anche un gelese tra le 15 persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Catanianell’ambito di un’inchiesta della Procura etnea con 29 indagati su un presunto sistema di somministrazione fraudolenta di manodopera e di frode fiscale tramite l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Si tratta di Gaetano Sanfilippo, 47 anni. I reati ipotizzati sono, a vario titolo, associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti (Foi), dichiarazione dei redditi infedele e fraudolenta e indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti.Il provvedimento cautelare del gip di Catania, emesso su richiesta della Procura, ha disposto anche il sequestro di 28 società e di beni e disponibilità finanziarie per oltre 8,2 milioni di euro.Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania l’attività di imprese del settore turistico-alberghiero di Sicilia, Calabria e Lazio. Negli ultimi 5 anni il giro di fatture false legato al sistema di frode, sostiene l’accusa, nel suo complesso sarebbe stato pari a oltre 56 milioni di euro di imponibile e oltre 13 milioni di Iva, garantendo profitti illeciti all’associazione a delinquere per oltre 8 milioni di euro, la metà dei quali sarebbe stata distribuita agli organizzatori del sistema sotto forma di compensi professionali, stipendi, rimborsi spese. Il presunto meccanismo di frode, emerso dalle indagini della guardia di finanza, si sarebbe basato su uno schema operativo ricorrente: la costituzione di entità giuridiche in forma di consorzi (Consorzio Logatrans e consorzio In&out con sede legale, rispettivamente, a Roma e Firenze) e società consorziate (oltre 26 susseguitesi nel tempo distribuite tra le province di Milano, Firenze, Roma, Catania e Messina), tutte prive di una propria organizzazione, di mezzi e senza l’assunzione di alcun rischio d’impresa, aventi di norma un ciclo di vita molto breve durante il quale avrebbero accumulato, senza onorarli, ingenti debiti tributari.Secondo l’accusa, i soggetti giuridici, legalmente rappresentati da prestanome, spesso nullatenenti e privi di competenze, avrebbero operato come meri serbatoi di manodopera utilizzati esclusivamente per assumere un numero elevatissimo di lavoratori, per la maggior parte provenienti dalle aziende divenute clienti, per poi metterli a disposizione proprio di queste ultime sotto forma di appalto di servizi fittizio. In realtà, sarebbe emerso dalle indagini, i lavoratori non avrebbero mutato né sede lavorativa, né qualifica, rimanendo, di fatto, alle dipendenze dell’originario datore di lavoro per continuare a svolgere le proprie ordinarie mansioni. Lo scopo, contesta la Procura di Catania, sarebbe stato dunque quello di esternalizzare, solo in apparenza, la forza lavoro, in modo da conseguire diversi vantaggi.

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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