Il prossimo 11 gennaio ricorre il 330° anniversario del terremoto catastrofico che, nel 1693, ha devastato la Sicilia orientale causando decine di migliaia di morti e feriti e centinaia di migliaia di senza tetto, cambiando la storia della Sicilia. Anche a Gela il terremoto si è sentito ma la tradizione vuole che la Madonna ed il Crocifisso abbiano salvato la città, fermando la catastrofe.
Da qui il ricordo di fede: “All’unnici ‘i innaru a vint’on’ura si vitti e nun si vitti terranova; s’unn’era ppi maria, nostra signura, sutta li petri fussi Terranova”. In ogni angolo della Sicilia sono previsti convegni e manifestazioni per ricordare l’ evento storico. In tutti tranne che a Gela dove i governanti sono in tutt’ altre faccende affaccendati…. Eppure la devozione popolare attribuisce la salvezza della citta’ alla mano divina e l’ 11 gennaio si festeggia il Crocifisso miracoloso.
La sera del 9 gennaio un forte terremoto (Mn 6.2) colpì la Sicilia sud-orientale provocando danni gravissimi ad Augusta, Melilli, Floridia, Avola e Noto, e danni seri in diverse località delle attuali province di Catania, Siracusa e Ragusa; questa scossa fu seguita, nelle ore successive, da numerose repliche fin quando, alle ore 13.30 dell’11 gennaio, un’altra violentissima scossa (Mn 7.4) devastò gran parte della Sicilia orientale e in particolare molte località della Val di Noto. Catania fu praticamente distrutta, così come Acireale, Augusta, Noto, Avola e circa settanta città e centri urbani nel ragusano, siracusano e nel catanese subirono danni gravissimi. I terremoti produssero anche vistosi sconvolgimenti del suolo in un’area molto vasta. I danni si estesero dalla Calabria meridionale a Malta e da Palermo ad Agrigento. Il terremoto fu fortemente avvertito in tutta la Sicilia, in Calabria settentrionale e in Tunisia. Effetti di maremoto si ebbero lungo la costa orientale della Sicilia da Messina a Siracusa. Diverse località furono ricostruite in luogo diverso e in alcuni casi (fra le tante Avola Vecchia, Noto Antica, Sortino Vecchia, Occhiolà-Grammichele) sono tuttora visibili tracce più o meno conservate dei centri abitati distrutti.
Le repliche continuarono per 2 anni, il processo di ricostruzione, durato alcuni decenni, fu accompagnato da un consistente flusso migratorio di maestranze e segnò l’introduzione del barocco come canone architettonico che oggi caratterizza quelle città, diverse delle quali, dichiarate patrimonio dell’Unesco. Nel mese di gennaio del 1968 ebbe inizio in Sicilia occidentale un lungo periodo sismico che terminò nel mese di febbraio del 1969, caratterizzato da numerose scosse, le più forti delle quali si verificarono tra il 14 ed il 25 gennaio 1968.
Il 14 gennaio furono avvertite le prime scosse: tremò tutta la Sicilia occidentale, non si registrarono crolli ma la gente fu presa dal panico e decise, fortunatamente, di dormire all’aperto, avvolta in coperte o in macchina, sulle piazze dei paesi o in aperta campagna. In piena notte, il 15 gennaio alle ore 3 infatti, si verificò una scossa violentissima di Magnitudo: 6.1 (Maw) e Intensità epicentrale: X grado (MCS) che colpì la Valle del Belice, provocando 296 vittime e moltissimi feriti. Subirono danni gravissimi Gibellina, Salaparuta, S. Ninfa, Montevago, Partanna, Poggioreale e Santa Margherita Belice, compresi nei territori delle province di Trapani e Agrigento che, all’epoca del terremoto, non erano classificati sismici. Il 90% del patrimonio edilizio rurale subì danni irreparabili, con gravi ripercussioni sull’economia quasi esclusivamente agricola dell’area. Sulla gravità del danno pesarono le caratteristiche costruttive e la vetustà degli edifici, realizzati in pietra squadrata con insufficiente malta cementizia, assenza di collegamenti tra le parti strutturali e fondazioni inadeguate.
Immagini come questa tocca il cuore e suggerisce quanto sia vacua e precaria la vita per cui l’ uomo si affanna…
Il rischio sismico costituisce uno dei più importanti rischi della regione in quanto caratterizza l’intero territorio regionale e implica un forte impatto in termini di perdita di vita umane e di forti danni economici. La mitigazione del rischio sismico costituisce, pertanto, attività fondamentale del sistema di protezione civile e, in particolare, delle componenti del sistema locale e regionale.
Allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile effettuare previsioni deterministiche su magnitudo, località e tempi di accadimento dei terremoti, anche utilizzabili con finalità operative di protezione civile, sulla base di informazioni relative alle caratteristiche e all’andamento dei fenomeni sismici. In sintesi, la mancanza di conoscenze scientificamente validate in ordine a eventi precursori o a parametri controllabili, impedisce a tutt’oggi di stabilire dove, quando e con quale intensità si verificherà un evento sismico. Tuttavia, si ricorda che l’intero territorio regionale, e in particolare l’intera area della Sicilia Orientale, è caratterizzato da elevati valori di pericolosità e di rischio sismico. In proposito, pur nell’impossibilità di determinare località, data e magnitudo di un terremoto, è utile ricordare che dal punto di vista statistico, sussiste una probabilità del 10% circa che, nell’arco di 50 anni, un sisma medio-forte (con accelerazione al suolo 0,15 – 0,30 g) si verifichi nell’area della Sicilia Orientale. Il rischio sismico è mitigato con misure di prevenzione strutturale ed essenzialmente con la realizzazione di nuove strutture sismo-resistenti o con l’adeguamento o il miglioramento delle costruzioni esistenti. Il costruito ante classificazione sismica è il grande problema dell’Italia e della Sicilia che abbonda di centri storici e comunque di costruzioni realizzate prima del 1982 data nella quale fu classificata sismica (di 2’ categoria) la gran parte del territorio dell’isola. Ricordiamo che erano già classificati sismici Messina e diversi comuni limitrofi (dopo il terremoto del 28 dicembre 1908 e il Belice dopo il sisma del 15 gennaio 1968). È possibile ridurre i rischi per la popolazione anche adottando misure di prevenzione non strutturali (piani di emergenza, informazione ai cittadini, autoprotezione) tipiche dell’azione di protezione civile. È infatti convinzione condivisa che la riduzione del rischio non si risolve soltanto con norme e leggi e che l’azione dello Stato, delle Regioni dei Comuni e dell’intero Sistema di Protezione Civile deve essere accompagnata dalla funzione attiva dei cittadini, resi consapevoli delle caratteristiche di pericolosità del territorio in cui vivono. Il ruolo attivo e consapevole della popolazione può essere determinante ai fini della prevenzione dei rischi e della riduzione degli effetti di un evento calamitoso e concorre in modo decisivo alla risoluzione dell’emergenza. Chi sa comportarsi in modo informato in presenza di una situazione di rischio è in grado di proteggere se stesso e chi lo circonda. Anche le linee di indirizzo del Dipartimento nazionale di protezione civile si muovono in questa direzione, fornendo indicazioni sui criteri e i metodi per affrontare i rischi e suggerendo comportamenti improntati ad una maggiore sensibilità, responsabilità e rispetto del patrimonio comune. La conoscenza delle tecniche di autoprotezione e delle corrette norme comportamentali ha valore soprattutto per i rischi imprevedibili, quale il rischio sismico, per i quali le conseguenze del fenomeno fisico sono aggravate dalla presenza e dai comportamenti, più o meno consapevoli dell’uomo. Per questi rischi, l’adozione dei corretti comportamenti da adottare prima, durante e dopo l’evento calamitoso, contribuisce in modo sostanziale alla mitigazione degli effetti del fenomeno sull’ambiente antropizzato. Attività nell’anno della 330′ ricorrenza del sisma del Val di Noto e del 55′ anniversario del sisma del Belice. Nell’anniversario di queste catastrofi, il Dipartimento regionale di protezione civile ritiene di dover ricordare le vittime e le devastazioni con iniziative utili concernenti il rischio sismico e le sue possibili conseguenze, promuovendo a partire dal prossimo 11 gennaio e per tutto l’anno numerosi momenti di riflessione, di informazione e di verifica sulla prevenzione sismica -che coinvolgano anche i cittadini- che è l’unico strumento efficace di difesa a priori dalle conseguenze tragiche dei terremoti in termini di perdita vite umane. Ciò premesso, si propone e si auspica che, a partire dal 11 gennaio e per tutto il 2023, ogni ente pubblico e, in particolare, ogni Comune della Regione verifichi il proprio Piano, le procedure e la propria struttura di protezione civile e promuova e organizzi convegni, momenti di informazione alla popolazione, esercitazioni e, in particolare, prove di evacuazione di edifici pubblici, di scuole e di strutture sanitarie .
La Protezione civile si è rivolta ai sindaci , alla Regione, a tutti gli enti preposti alla gestione della cosa pubblica.
L’invito del dirigente generale della Protezione civile Gino Cocina è rivolto ai Dirigenti scolastici che, nell’ambito dell’autonomia scolastica possono svolgere le esercitazioni contando sul supporto di questo Dipartimento e dei Comuni. L’invito è altresì rivolto ai Dirigenti delle strutture sanitarie, strategiche ai fini di protezione civile, anche per la verifica dei piani di emergenza interna PEIMAF e dei Piani di emergenza interna ed evacuazione PEE. Priorità andrà data alle prove di evacuazione degli edifici scolastici che, supportate dal volontariato di protezione civile, coinvolgano l’intero corpo docente e non docente e, soprattutto, i discenti al fine di promuoverne il ruolo attivo nel campo della prevenzione. Le attività di esercitazione nelle scuole potrebbero essere anticipate da approfondimenti sul rischio sismico a cura degli insegnanti o di funzionari esperti del Comune, delle Città Metropolitane, dei Liberi Consorzi nonché del Corpo Nazionale dei VVF e di questo Dipartimento regionale con l’apporto del volontariato regionale. A tal fine, nello spirito della consueta collaborazione istituzionale è stato chiesto alla Direzione regionale l’apporto specialistico del Corpo dei Vigili del Fuoco.
Queste rappresentano le prime attività che questo Dipartimento regionale intende promuovere nell’anno 2023 per le ricorrenze degli eventi al fine di sviluppare la prevenzione del rischio sismico nei territori nelle more di ulteriori attività da concordare con le altre strutture competenti
L’ex deputato di FdI Giuseppe Catania sindaco di Mussoneli rende noto che la Regione Siciliana ha pubblicato sulla GURS di oggi il D.D.G. n. 10132 del 20 dicembre 2024 – PSR Sicilia 2014/2022, Sottomisura 5.2 – Bando 2024 “Sostegno a investimenti per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo danneggiati da calamità naturali, avversità atmo[1]sferiche ed eventi catastrofici – Danni da piogge alluvionali del 19 ottobre 2024 nelle province di Agrigento e Caltanissetta”.
Con questo bando sono stati previsti finanziamenti per le iniziative progettuali relative agli interventi di recupero e ripristino nelle aziende agricole ubicate nei territori delle province di Agrigento e Caltanissetta, colpite dall’alluvione del 19 ottobre 2024.
Le aree interessate sono quelle delimitate dalla deliberazione della Giunta Regionale n. 420 dell’11 dicembre 2024 (Comuni di Butera, Mazzarino, Riesi e Sommatino).
Le aziende agricole situate in questi comuni potranno accedere a finanziamenti per implementare i progetti di recupero, ristrutturazione e miglioramento delle strutture danneggiate dall’alluvione. Gli interventi dovranno riguardare: il ripristino e/o ricostruzione delle infrastrutture danneggiate (stradelle interpoderali, canali di sgrondo, ecc.);il ripristino e/o ricostruzione di strutture (terreni, fabbricati e impianti) e delle dotazioni aziendali (acquisto di macchine e attrezzature);il ripristino di impianti di colture pluriennali e del patrimonio zootecnico danneggiati dall’evento calamitoso.
Forti raffiche di vento, rami a terra, cartelloni pubblicitari a terra in via Venezia, la caduta di calcinacci da varie abitazioni del centro storico: sono alcune delle conseguenze delle forti raffiche di vento che si sono abbattute sulla città soprattutto nelle ore pomeridiane.
In via Mallia , al centro storico, come si può vedere dalla foto, si è aperta la strada e i pedoni devono stare molto attenti.
Si è svolta ieri sera in aula consiliare la premiazione del primo concorso “Vetrine e dimore di Natale 2024”, promosso dal Lions club Gela Ambiente territorio cultura presieduto dal dott. Santo Figura. Un progetto che rientra nell’area “Miti e tradizioni popolari, conoscenza ed opportunità” del distretto Lions Sicilia, attraverso il quale il club ha voluto dare merito alle decorazioni natalizie realizzate dai commercianti presso i loro esercizi.
Tre le categorie in concorso (bar, ristoranti e negozi), premiate con targhe di merito previste per i primi tre classificati. Nella categoria “bar” primo posto per il Bar Svevia, seguito dall’Habana al secondo e dalla caffetteria Cavas hueva al terzo. Donna Vitina vince nella categoria “ristoranti”, seguita da Oreste ‘a pizza è femmina al secondo e da Disìu al terzo.
Per la categoria “negozi” è Cafà carni ad aggiudicarsi il successo, precedendo la seconda classificata Ottica Lauria di Via Palazzi e la terza Spadaro Baby. Sono state inoltre assegnate tre menzioni speciali: al fiorista Salvatore Migliore de “La Camelia” all’Hotel Sole della famiglia Vitale e alla ditta Agati events che ha realizzato la maggior parte delle vetrine vincitrici del concorso.
La commissione giudicatrice è stata coordinata dal presidente del Lions Atc Santo figura e composta dai soci del club Giusy Rinzivillo Ragona, Angelo Ballacchino e Sara di Simone, dagli assessori Viviana Altamore, Peppe Di Cristina e Filippo Franzone, da Rocco Incardona (funzione di segretario per lui), dai consiglieri comunali Sara Cavallo, Giovanni Giudice e Lorena Alabiso e dal maestro Giovanni Iudice come esperto esterno.