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 “L’Io, Noi e i Luoghi”: mostra d’arte

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Modica – Il progetto espositivo “L’Io, Noi e i Luoghi” è stato inaugurato a Modica dopo aver fatto tappa nella capitale in occasione di Roma Arte in Nuvola. Due gli artisti protagonisti: Marilina Marchica (Agrigento, 1984) e Gabriele Salvo Buzzanca (Barcellona Pozzo di Gotto, ME – Venezia, 1986).

Ecco le prime immagini della mostra che sarà possibile visitare alla galleria SACCA fino al prossimo 6 aprile. Le opere puntano l’attenzione sui rapporti che intercorrono fra l’uomo e l’ambiente circostante, sia in ottica intima e personale (l’Io) che di comunità e collettiva (Noi).I luoghi (o paesaggi) che abitiamo e di cui ci “nutriamo” influenzano e forgiano le nostre personalità e identità. Sono portatori di valori e significati ad essi associati che entrano in relazione con la nostra sfera personale. Il paesaggio è il frutto della relazione dinamica fra uomo e territorio.

È il risultato delle diverse sedimentazioni susseguitesi nel corso del tempo. Pertanto, esso è in continua trasformazione. Si tratta di un processo che rispecchia i cambiamenti che avvengono nelle società di ogni tempo. Ad esempio, la globalizzazione e l’omologazione caratterizzanti la nostra epoca incidono inevitabilmente anche sul paesaggio. Nascono, ad esempio, i “non luoghi” (1992, Marc Augé), spazi anonimi e privi di identità. E tutto ciò non può che ripercuotersi anche sulle nostre esistenze. Lo possiamo ravvisare di fronte ai personaggi provati di Buzzanca, immersi in ambienti anonimi, o dinnanzi ai suoi paesaggi artefatti. Ma anche nel processo inverso portato avanti dalla Marchica attraverso la ricerca e il recupero delle identità dei luoghi e al forte potere evocativo dei suoi sintetici “landscapes”.

Gli artisti divengono interpreti dei cambiamenti. Con le loro opere pregne di significati, si fanno portavoce del nostro tempo, con le nostre paure, speranze e stati d’animo. Marilina MARCHICANelle opere di Marchica il paesaggio viene condotto al limite dell’astrazione attraverso un processo di sintesi e rimozione del superfluo per giungere ad ambienti scarni di dettagli, ma carichi di senso. Visioni poetiche e rarefatte depositarie di memorie e sentimenti. E appunto per questo, delicati e “fragili” proprio come alcune peculiarità riscontrabili nei suoi lavori: l’impiego di carte, ossidi minerali, terre, calchi e, più in generale, materiali poveri o di recupero. La loro evanescenza fa riaffiorare ricordi lontani, crea ponti con il vissuto (personale o dei luoghi) e inevitabilmente anche con la sua terra natia. Una Sicilia ricca di distese e altipiani che, nei periodi più caldi, diventano ampie radure brulle delimitate all’orizzonte dal cielo o dal mare fino a giungere a una sintesi perfetta come nei suoi “Landscapes”. 

Questi sono i suoi paesaggi, luoghi dell’anima che è possibile ritrovare in ognuno di noi.Luoghi, memorie e sentimenti riscontrabili anche nei suoi “Frammenti”, altra serie di lavori della Marchica in cui vengono sedimentati, “strappandoli” all’oblio, resti e tracce di vita vissuta. Possono essere testimonianze legate a un’intera comunità, come nel caso degli strappi, dei calchi e dei frottage su Poggioreale, nel trapanese; o alla propria vita privata e familiare, come nel caso del recupero e del riutilizzo di materiali vari ritrovati nelle abitazioni di famiglia nell’agrigentino, oramai disabitate e in stato di abbandono.

Potremmo definire questi lavori come “micropaesaggi significanti” permeati di memorie o del genius loci di quei luoghi, in cui il processo in sé diventa quasi più rilevante della forma e dell’aspetto puramente estetico. In tutto il suo lavoro traspare la volontà (o la necessità…) di recuperare e tutelare il passato più prossimo (sia nel tempo che nello spazio), cercando di cogliere l’essenza di un luogo, “intrappolandola” e salvaguardandola a futura memoria.Marilina Marchica è nata ad Agrigento nel 1984, dove vive e lavora. Nel 2007 ha svolto l’Erasmus alla Universidad Politécnica de Valencia e nel 2008 si è laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Le sue opere sono state pubblicate su diverse riviste e volumi specializzati tra cui “New Collectors Book” (New York, 2015).

Ha partecipato a diverse mostre in Italia e all’estero; oltre alle personali alla FAM Gallery di Agrigento e all’intervento site-specific per la cripta della Chiesa di Santa Maria del Piliere a Palermo, si ricordano le partecipazioni al Premio FAM e la residenza d’artista a Villa Aurea presso la Valle dei Templi di Agrigento. Gabriele SALVO BUZZANCANelle opere di Buzzanca la presenza umana diventa straniante. Ci troviamo di fronte a esseri turbati, svuotati, attoniti. Si tratta di vittime consapevoli di una società che non ammette debolezze e fallimenti. I personaggi sono ritratti all’interno di contesti vaghi, avulsi dalla realtà o persino immersi in contesti irreali. Personalità chiuse in sé stesse, non rivolgono lo sguardo allo spettatore per evitare ulteriori rivolgimenti.

Volti che possono apparire come maschere pirandelliane utili per tutelarsi dall’odierna società ed evitare nuovi traumi, ma anche come visi e stati d’animo di persone comuni turbate dalle prospettive di un futuro incerto, sempre più virtuale, edulcorato e sempre meno umano. Un mondo patinato, finanche incantevole, con paesaggi che appaiono a prima vista affascinanti, dai colori vividi, talvolta anche poco naturali. Essi possono celare insidie o mettere in luce temi “caldi” dell’attualità, il tutto mostrando uno scenario idilliaco, ma solo, appunto, in apparenza. In altre opere si può percepire una sensazione di stasi, come di attesa di un qualcosa di nuovo all’orizzonte.

 Scenari che accolgono le proiezioni emotive dell’artista e del nostro tempo perché, proprio come affermato dal filosofo svizzero Henri-Frédéric Amiel, “qualsiasi paesaggio è uno stato d’animo”.Gabriele Salvo Buzzanca è nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nel 1986, vive e lavora a Venezia. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Palermo e poi di Venezia laureandosi in Pittura nel 2016. Ha partecipato a diverse mostre in giro per l’Italia, è stato finalista al Premio Combat Prize 2016 e ha fondato un collettivo artistico a Venezia.

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Al via oggi il nuovo servizio di trasporto

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Oggi inizia il il nuovo servizio di trasporto pubblico locale a Gela. All’Ast subentra la Sais che lo gestirà per 2 anni. “Con impegno, e nonostante la totale emergenza- dice l’assessore ai trasporti Simone Morgana – siamo riusciti a garantire la continuità di un servizio pubblico essenziale. Cominceremo lentamente, garantendo le corse esistenti, non tutto sarà immediato, ma nei prossimi mesi , gradualmente, arriveranno ulteriori mezzi, anche piu piccoli e dinamici, verranno aumentate le corse e le linee, saranno rinnovate le fermate e sarà digitalizzata tutta la comunicazione”.

Per i primi trenta giorni sarà possibile utilizzare i tesserini di abbonamento validi con il precedente servizio.

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Commissariato di Gela, cambio alla guida

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Cambio alla guida del Commissariato di Gela. Il Primo Dirigente della Polizia di Stato, Felice Puzzo, è stato trasferito al Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Catania, quale Dirigente. Al suo posto arriva il Vice Questore della Polizia, Emanuele Giunta (nella foto sotto) che lascia l’incarico di Capo di Gabinetto del Questore.

E’ quanto disposto dal Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Vittorio Pisani. In attesa di una nuova nomina, le funzioni di Capo di Gabinetto del Questore saranno svolte dal Commissario della Polizia di Stato Salvatore Falzone (nella foto sotto)


Il Questore Pinuccia Albertina Agnello ai due Dirigenti della Polizia di Stato ha augurato un buon lavoro per i nuovi impegni che devono affrontare nelle nuove sedi, ringraziandoli per quanto fatto in questi anni al servizio del cittadino e della comunità, con alto senso del dovere ed encomiabili livelli professionali.

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La Passio Christi a Butera il 12 aprile

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Butera – Butera si prepara alla Passio Christi: il 12 aprile Piazza Castello diventa palcoscenico di fede e memoriaIl prossimo 12 aprile, l’antica Piazza Castello di Butera tornerà a farsi luogo sacro e scenico, accogliendo la straordinaria rappresentazione della Passio Christi.

Un evento che non è solo teatro, ma preghiera viva, memoria collettiva, dolore condiviso.Ogni anno, le pietre del centro storico si caricano di un silenzio denso e solenne. Le luci si abbassano, i volti si fanno intensi: comincia un racconto che attraversa i secoli e tocca il cuore. A Butera, la Passione di Cristo non si guarda: si vive, si respira tra le vie, si sente vibrare nelle voci, nei gesti, nelle lacrime.Tutto nasce da una volontà profonda: ridare vita all’antico “Martuoriu”, la sacra rievocazione che un tempo segnava la Settimana Santa.

Grazie all’associazione “Volta la Carta”, al patrocinio del Comune di Butera e alla regia poetica e intensa di Orazio Taibbi, quella tradizione è tornata ad emozionare, trasformandosi in un rito moderno capace di unire la comunità attorno al mistero della croce.Ogni scena è curata nei minimi dettagli: il Castello Arabo-Normanno si fa Gerusalemme, gli attori – tutti cittadini del luogo – diventano testimoni e strumenti di una narrazione che commuove e interroga. Le musiche si intrecciano con le parole, e tra le note risuonano i canti dei Lamentatori, struggenti preghiere in dialetto, tramandate con amore da generazioni.

La Passio Christi è molto più di uno spettacolo. È uno specchio dell’anima, una chiamata al silenzio interiore, un invito a guardare dentro il dolore di Cristo per riscoprire la forza della speranza.Il 12 aprile, a Butera, non si assiste a una rappresentazione. Si entra, in punta di piedi, in un mistero che ancora oggi parla all’uomo. E il cuore, inevitabilmente, si lascia toccare.

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