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L’intera opposizione contro il sindaco Pinocchio sottomesso ai Cinquestelle

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Nel corso della seduta di ieri sera i consiglieri di opposizione hanno chiesto
al Sindaco, per mozione d’ordine, spiegazioni in merito alle
dichiarazioni rilasciate dal vice Sindaco pro tempore, avv. Viviana Altamore,
circa le motivazioni delle proprie dimissioni.
“Le riteniamo gravi e, nella storia politica gelese, mai si erano ascoltate simili
motivazioni- sostengono i 9 consiglieri di opposizione- le dichiarazioni del Sindaco “Pinocchio”, così è stato definito dal consigliereBiundo, ci appaiono illogiche e contraddittorie, nonché frutto di una palese
sottomissione a logiche ”pentastellate”!
Auspichiamo, per il bene della città, una presa di coscienza da parte del Sindaco
affinchè rispetti Gela e la volontà dei cittadini di una rottura col passato, ma…..!
Chi vivrà vedrà!Se il buongiorno si vede dal mattino non osiamo immaginare il resto”

L’opposizione insomma non crede alle motivazioni fornite dal sindaco e condannano questo sistema di assessori che entrano ed escono dalla Giunta.Dalle loro parole si evince che non credono che Di Stefano possa essere un sindaco di rottura con il passato.

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Cafà:”l’elezione di Di Stefano è frutto dell’inciucio”

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Le logiche che stanno alla base degli accordi con singoli o con gruppi appartengono al principio amorale del “do ut des”. La politica locale e quella nazionale difficilmente sfuggono a questa regola. Logica deprecabile ovviamente perchè diventa scelta di metodo e di necessità nel quieto vivere, logica che nel merito si pone ad offesa dell’intelligenza delle persone che quasi mai porta a buoni risultati nell’agire amministrativo.

Dopo questa premessa l’avv. Paolo Cafà di Sinistra Italiana entra nel vivo della politica locale.

“Durante la campagna elettorale Di Stefano e compagnia cantante, sedicenti progressisti (se loro lo sono veramente allora io sono Carlo Marx), hanno stipulato accordi con singoli individui e con gruppi, interni ed esterni alla coalizione di partenza, però senza alcun apparentamento che potesse confliggere con l’assegnazione dei seggi alla triade Pd, Buona Idea, M5S. L’unico apparentamento alla luce del sole, perché innocuo e a costo zero, è stato formalizzato con il gruppo di Franzone, dietro lo scambio della carica assessoriale del medesimo, perché in caso di vittoria l’apporto non avrebbe comportato alcuna suddivisione di seggi con questo gruppo, non avendo raggiunto la lista di Franzone la soglia di sbarramento del 5%. Con le altre liste, che invece avevano superato il 5%, cioè le liste di Scerra e quella di Donegani, si sono bene guardati dal fare accordi di formale apparentamento, ottenendo così lo scopo di fare il pieno dei seggi di maggioranza per recuperare candidati parenti ed affini, dirigenti di partiti ed amici che nelle elezioni si erano piazzati al 6° posto (come Fasciana del Pd, cognata dell’eminente Speziale), al 5° posto (come l’Avv. Giudice di Una Buona Idea, coordinatore/segretario del partito), al 4° posto (come Lupo del M5S, militante della prima ora ed amica di Di Paola). Maggioranza bulgara di 15 consiglieri comunali per la triade, successo senza precedenti per il miracolato Speziale e il Pd che senza le candidature di Moscato, Alabiso, Cuvato, politicamente alieni rispetto alla storia e cultura politica del PD, riesce a superare lo sbarramento, ottenendo 6 consiglieri comunali e 2 assessori al momento (presto ne rivendicheranno un altro ancora).

Un primo rimpasto già alla fine dello scorso anno, un secondo rimpasto è alle porte con le dimissioni da assessore e vicesindaco dell’Avv. Altamore, per fare posto all’Avv. Morselli (non so bene se ex F.I. o se appartenente alla corrente di Falcone avversa a Mancuso) che ha negoziato la candidatura del giovane Tomasi nel M5S, senza la quale non avrebbero superato il 5%, dietro pattuizione della carica assessoriale. Come dichiara il vicesindaco le sue dimissioni sono state chieste dal sindaci per equilibrio politici, cioè per fare posto alla Morselli diversamente ci sarebbero stati squilibri, abiure e fuoriuscire anche dalla maggioranza. Ovviamente, visto che alla base della vittoria di Di Stefano c’è l’inciucio, la nuova nomina non sarà l’unica, sarà seguita in un altro momento da un altro rimpasto per fare posto a Scerra, a Sammito e forse anche a Gallo, così come promesso in campagna elettorale. Quindi prepariamoci ad altre dimissioni sempre per “equilibri politici” e si rassegnino i Franzone, i Di Dio, la Caci no perché Raffaele Lombardo dell’Mpa si arrabbierebbe. Il tutto accade facendo a pezzi l’etica della politica di Max Weber (secondo cui la politica è l’assunzione di responsabilità in un orizzonte etico), le attitudini, le qualità, il merito, la capacità”.

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Presentato un percorso istituzionale condiviso per gestire i beni confiscati alla mafia

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Creare un percorso istituzionale condiviso per la gestione dei beni confiscati alle mafie, valorizzando il riutilizzo sociale ed economico: è l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato oggi in commissione Antimafia all’Ars, e presentato alla stampa dal presidente della commissione, Antonello Cracolici, dai componenti della commissione, dai presidenti dei cinque consorzi per la legalità e lo sviluppo, con alcuni sindaci.

“In Sicilia meno della metà dei beni confiscati a cosa nostra sono stati destinati, ma la restituzione sociale è l’altra gamba della battaglia repressiva dello Stato contro la mafia – ha detto il presidente Antonello Cracolici – su 392 comuni siciliani sono 60 i comuni che fanno parte dei consorzi di sviluppo e legalità nei territori. Con questo protocollo intendiamo rimettere in piedi i consorzi nelle province dove non esistono e rilanciare, dando nuovi strumenti, quelli già esistenti, per superare criticità e diffondere buone pratiche, favorendo sinergie e superando difficoltà burocratiche e gestionali che spesso si manifestano nella quotidianità, per trasformare i beni confiscati in opportunità di lavoro”.

In rappresentanza dei cinque consorzi sono intervenuti: Vincenzo Liarda, presidente del consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo, Girolamo Di Fazio, presidente del consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo, Alessandro Cavalli, presidente del consorzio sviluppo e legalità di San Giuseppe Jato, Francesco Li Vigni, presidente del consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo e Maria Grazia Brandara, presidente del consorzio tra comuni agrigentini per la legalità e lo sviluppo. “L’auspicio è trasformare i beni dove si facevano summit di mafia in occasioni di sviluppo per la Sicilia”, ha detto Liarda, che è anche il coordinatore dei consorzi. 

“I sindaci e gli amministratori sono la prima frontiera del contrasto alle mafie nei territori – ha aggiunto Cracolici – per questo riprenderemo a incontrare, con la commissione Antimafia, tutti i sindaci della Sicilia e i comitati dell’ordine e della sicurezza per rimettere al centro questi temi con un ruolo più attivo per sindaci e prefetture”. 

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Lorefice:”la sanità si è fermata a Eboli”

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“Gli ultimi dati Gimbe sulla mobilità sanitaria interregionale sono tragici e arrivano proprio a pochi giorni da una mia personale esperienza in cui ho toccato con mano il

totale menefreghismo da parte della Regione Sicilia, addirittura assente nel Consiglio comunale monotematico sull’emergenza sanitaria di Gela.

I dati Gimbe ci urlano che la mobilità regionale ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi di euro, con un divario Nord-Sud sempre più drammatico.

Il Sud, come sempre, ne paga il

prezzo più alto, perdendo risorse economiche e pazienti, costretti a migrare al Nord non per scelta, ma perché obbligati da una sanità locale implosa e inesistente.

A Gela ne abbiamo avuto solo qualche giorno fa l’ennesima conferma: le istituzioni coinvolte si riuniscono per risolvere l’emergenza sanitaria? Bene, la Regione è assente, ASP presente a metà e dal dibattito a dir poco monco non è emersa alcuna soluzione concreta. Intanto l’Ospedale Vittorio Emanuele resta abbandonato a sé stesso e l’UTIN (Unità Terapia Intensiva Neonatale) un miraggio, in barba a qualsiasi ipocrita propaganda “pro-life” a favore di telecamera.

Forse l’Esecutivo, quello che ama la propria patria tanto da volerla spezzettare dal giorno uno del proprio insediamento, vuole fortemente il Ponte dello Scempio proprio per agevolare la mobilità sanitaria dei siciliani da sud a nord? Il tutto mentre questo Governo si azzarda soltanto a ipotizzare di distrarre fondi PNRR e usare il MES per raggiungere il 2% di spesa militare mentre i siciliani, e mi permetto di dire gli italiani, non hanno tutele per la propria salute e quindi per la propria vita. Il nostro inno nazionale dice “Siam pronti alla morte”: vorrei ricordare ai nostri patrioti a giorni alterni di non prenderlo alla lettera e di vergognarsi del fatto che la sanità italiana si sia fermata a Eboli. Ma forse anche più a nord”.

Lo ha affermato in una nota il Senatore M5S Pietro Lorefice, Segretario di Presidenza del Senato della Repubblica.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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