L’assessore Ivan Liardi ritiene necessario far sapere al segretario cittadino del Pd quanto tempo ci voglia, realmente, per far sì che un progetto possa diventare esecutivo e cantierabile. “In una sua recente dichiarazione afferma “Mi pare che la sua giunta (ndr: ossia quello del Sindaco Greco) si sia insediata a maggio del 2019 mentre il primo provvedimento della Regione risale al successivo novembre. Cosa ha fatto l’amministrazione in quei mesi?” – sottolinea Liardi –
Ecco, infatti. Da maggio, il 31 per l’esattezza, a novembre sono appena sei mesi. E’ opportuno rammentare che la questione con la Regione nacque nel gennaio del 2019 con la visita presso l’assessorato ai Lavori Pubblici di alcuni funzionari della Regione. A seguito di quell’ispezione, il Comune di Gela è stato diffidato a rispondere ad una nota che la Regione aveva inviato, entro 60 giorni dal suo ricevimento. Tale nota, purtroppo, durante la gestione commissariale, è rimasta inevasa, e da quella mancata risposta è arrivata la proposta di definanziamento dei famosi 33 milioni. Si rammenda, inoltre, che, dopo averci lavorato per alcuni mesi, il 22 gennaio 2020 in qualità di assessore ai Lavori Pubblici mi sono recato personalmente, insieme all’allora dirigente Tuccio, presso l’assessorato regionale alle Attività Produttive per depositare tre dei sei progetti definanziati che erano esecutivi e cantierabili, (ma che, ancora oggi, non sono finanziati) a seguito del termine concesso dalla commissione regionale al bilancio.
Se qualcuno immagina che progetti così importanti e complessi possano essere facilmente definiti nel brevissimo arco temporale di sei mesi significa disconoscere completamente la procedura sia dal punto di vista tecnico che burocratico, atteso che, è risaputo, servono anni per portare a casa questo tipo di risultati.
Ciò non significa fare lo scaricabarile o accusare “quelli di prima”. E’ la pura e semplice verità: l’amministrazione Greco ha fatto e continua a fare di tutto per salvare i progetti del “Patto per il sud”. Progetti estremamente datati e sui quali, quindi, non ha messo la firma, ma che ha comunque provato a tirar fuori dai cassetti in cui prendevano polvere, per cercare di non perdere queste somme. In quest’ottica, il ricorso era, ovviamente, l’ultima carta da giocare. Siamo sempre pronti e disponibili a qualsiasi confronto, al fine di chiarire esattamente come si sono svolti i fatti“.