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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

L’emigrazione scolastica

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Riceviamo e pubblichiamo nella nostra rubrica una riflessione di Giuseppe Tizza

“Fra non molto inizierà il nuovo anno scolastico e i bambini del sud si preparano ad emigrare in massa con i loro pensieri verso il nord, verso Milano, Brescia, Bologna, Firenze. Le loro letture iniziano infatti da lì, le prospettive delle loro lezioni sono paesaggi che hanno visto solo alla televisione e che vedranno dal vivo solo con il loro primo viaggio della speranza.

A noi del Sud hanno insegnato infatti che si viaggia solo per bisogno: per lavoro, o per chiedere il miracolo a qualche santone della medicina o qualche santo. – E chi bisognu c’era?! – è la domanda esclamativa che si sente porre chi, pur avendo fatto un viaggio per bisogno, cerca di motivare diversamente il proprio viaggio per non dovere svelare il suo stato.

I loro insegnanti, che a loro volta sono stati scolarizzati alla stessa maniera, continuano a svolgere la loro professione, a spiegare ai loro alunni paesaggi che solo i più fortunati di loro non hanno avuto la sfortuna di conoscere perché non sono dovuti emigrare, di andare in qualche famoso ospedale del nord per farsi o a chiedere la grazia a qualche pezzo di marmo. E dire che di chiese e di santi ne abbiamo da vendere.

Ma come può un popolo, al quale è stato inculcato di non valere niente, pensare che i propri santi riescano a fare miracoli? Padre Pio? Questo è il miracolo! Fare capire che ciò è possibile. Che un uomo, anche se del Sud, può fare miracoli, non i pezzi di marmo del Sud. Tutti gli uomini del Sud fanno miracoli, anche se non soprannaturali. Ma come può un solo povero frate affrontare la stracotanza di tanti santuari sparsi per il mondo?

Pareggiare il bilancio commerciale trascendentale, ma che pur esso incide nella bilancia dei pagamenti? Vi ricordate voi delle vostre lezioni? Io sì. Mi ricordo che un giorno il mio insegnante di quinta era uscito dalla classe. Il maestro ci stava raccontando della sua Italia, delle sue città italiane, dei posti che aveva visto. Un solo particolare basta per caratterizzare il maestro Adamo.

Ci aveva raccontato che Nino Bixio, aveva pernottato nel palazzo dove abitava lui e sua moglie. E sì solo loro due, perché non avevano figli. Non credo che abbia saputo dell’efferatezza di questo personaggio durante l’occupazione del Regno delle Due Sicilie. Era impregnato della cultura scolastica standardizzata di quella dei libri stampati a Brescia e ce la tramandava, da maestro impegnato che era. Solo che oggi sarà molto più difficile fare aprire gli occhi ai suoi ex-alunni che non a chi non ebbe la fortuna di averlo come maestro.

Ero seduto in una delle ultime file e alla parete in fondo alla classe, alla quale era appesa la carta geografica d’Italia. Durante l’assenza del maestro io mi girai e iniziai la mia emigrazione. Non ricordo quanto sia durato il mio primo viaggio da emigrato. Forse fu il silenzio a riportarmi a casa. Mi girai e trovai il maestro che mi guardava e con lui tutti i mie compagni di classe. – Hai fatto un bel viaggio? … Ci racconti dove sei stato? Ci fu una grande risata di tutta la classe. Loro non capivano. Forse non erano stati attenti alle lezioni. Non erano ancora pronti ad emigrare. Non ero stato da nessuna parte e dappertutto.

Avevo visitato alcuni luoghi delle nostre letture per incominciare a capire dove sarei andato a finire da emigrato. Il maestro prese al volo l’occasione, andò alla carta geografica e ci fece fare il primo viaggio immaginario. Ci chiese con che mezzo volessimo viaggiare e ci fece girare con i suoi occhi per i ricordi dei suoi viaggi. Quei suoi viaggi erano intercalati da incontri con suoi ex-aluuni divenuti dei personaggi importanti, perché solo al nord si riesce a diventare qualcuno.

Questo mio maestro era al paese, e lo è stato anche per me, il maestro più bravo. Non aveva figli e noi alunni eravamo gli eredi della sua cultura, della sua benevolenza che quel giorno ci trasmise nel farci rivivere quel suo viaggio. Anche il suo nome Giuseppe come me e il suo cognome Adamo per me erano tutto un programma. Lo vedevo spesso, ma credo che anche lui si rivivesse, mentre Dio lo crea e da lui fa derivare tutto, ma soprattutto il sapere che lui tramandava ad arte. Mi ricordo che un giorno ci fece andare a casa sua e ci fece visitare gran parte del palazzo patrizio dove abitava con sua moglie e una serva tuttofare e la cucina con i suoi ottoni tutti luccicanti, come non avevo visto mai.

Nelle cui stanze immaginavo quella storica visita di Bixio, senza conoscere ancora la vera natura del personaggio, ma soprattutto le conseguenze nella vita mia e del paese di quella visita. Questo viaggio rimase l’unica esperienza extrascolastica nella scuola elementare. Ce ne fu un’altra che avrebbe dovuto avere luogo, ma che rimase solo nella fantasia del nostro maestro. Un giorno ci portò degli assi di legno molto lunghi. Nella sua fantasia li vedeva montati in un aliante, che lui avrebbe tirato con la sua macchina per la discesa della collina su cui si trova il paese e con dentro il più coraggioso di noi sarebbe atterrato nella pianura sottostante.

Nella mia paura mi sentivo già un pilota. Immaginavo quella pianura che si può vedere dal belvedere, da un’altra prospettiva. Immaginavo la folla della gente accorsa. La Sicilia, che nel corso dei secoli ha ricevuto popoli provenienti da tutte le parti della terra, rende al mondo i suoi personaggi”.

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Se io non voglio… razionalmente, potrei volere inconsciamente

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

La “vittima” non sempre è solo vittima, ma a volte anche carnefice. E viceversa.
Il provocare della vittima consiste nel non tenere in giusto conto il contesto spazio-temporale e culturale in cui si vive, insomma la realtà. C’è un deficit di realtà.
E la realtà umana è fatta anche da diversi tipi di uomini-maschi, uomini sereni e uomini non sereni, di uomini saggi e di uomini fragili, di uomini empatici e di uomini narcisi, di uomini miti e di uomini violenti, di uomini sani di mente e di uomini malati di mente, di uomini felici e di uomini infelici, di uomini tossicodipendenti e di uomini alcolisti, di ludopatici e di polidipendenti…

Realtà complessa, variegata, problematica. Il non volerne tenere conto, immaginando una realtà semplice e lineare di uomini sani, responsabili e tutti uguali, implica un eccesso di individualismo infantile e narciso da parte della vittima. La vita in società è un continuo equilibrio dinamico fra l’Io e il Noi. Un venirci incontro vicendevolmente.
Dare sempre ragione all’Io e torto al Noi oggi è l’ideologia postcapitalista del consumismo illimitato che promuove i desideri individuali e non accetta nessun No da parte del gruppo.
Invece la frase ” io non voglio” e il resto
devono essere inquadrati in un contesto più generale dove la comunicazione non è solo verbale, ma anche e soprattutto non verbale. Bisogna vedere il tono con cui lo dici, il modo come lo dici. La forma può smentire il contenuto. Bisogna valutare di caso in caso. Comunicazione verbale e non verbale. Comunicazione cosciente e non cosciente. Si rafforzano, vanno nella stessa direzione o sono in conflitto e vanno in direzione opposta? Freud e Pirandello sono i riferimenti psicologici e teatrali più pregnanti. E la psicologia americana di Palo Alto ha dato un contributo notevole a capire meglio le relazioni umane, le loro assonanze e le loro contraddizioni.
La comunicazione non verbale passa attraverso l’inconscio che può essere in sintonia o non in sintonia con la coscienza.
Posso dire No con la parola, ma Si con lo sguardo, con gli occhi o con i vestiti o con la gestualità, con il cuore… La vita è sempre contraddittoria e ambivalente.
La coscienza razionale è solo una superficie lievissima della mente umana che è invece un oceano inconscio profondissimo.
La mente, e quindi la personalità, è molto più ricca della coscienza. Se vogliamo far coincidere mente e coscienza torniamo a prima della psicoanalisi, cioè a più di150 anni fa.
Vogliamo negare la psicoanalisi? Vogliamo che la comunicazione non verbale conti meno di zero? Quanti di noi hanno litigato e detto “io non voglio” e poi invece lo hanno fatto, anche ferocemente e selvaggiamente? Il desiderio si nutre del divieto. O piuttosto questo nuovo femminismo vuole imporre una dittatura moralista, noiosa, banale, infantile della coscienza? Regressione e moralismo intrecciati mi sembrano i connotati culturali di questo “delirio” femminista ignorante e/o ipocrita.
(I maschietti femministi? Che pena).

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Interporto: “per uscire dall’impasse, c’è la speranza…”

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Dall’Associazione Interporto rappresentata dal dott. Marco Fasulo, riceviamo e pubblichiamo

“La provincia di Caltanissetta, ultima in Italia per reddito pro capite lordo, rappresenta una ferita aperta nel cuore della nostra nazione, un paradosso inaccettabile per un territorio così ricco di risorse naturali, di manodopera altamente specializzata e di posizioni strategiche nel crocevia delle comunicazioni globali.

Questa povertà non è figlia del destino, ma dell’incapacità cronica delle classi dirigenti di valorizzare un patrimonio unico nel suo genere. Eppure, una speranza concreta emerge come una luce in fondo al tunnel: la futura realizzazione di Interporto Gela, una struttura di importanza epocale che promette di trasformare non solo Gela e la Sicilia, ma anche l’Italia intera, proiettandola al centro della comunità economica europea e mondiale.

Grazie alla sua posizione privilegiata, punto di congiunzione naturale tra il Canale di Suez e il Mediterraneo, Interporto Gela rappresenterà la chiave di volta per una rinascita economica, abilitando la realizzazione di infrastrutture portuali avanguardistiche e di un Hub Containers nel Golfo di Gela. Queste opere saranno in grado di attrarre investimenti internazionali, creare migliaia di posti di lavoro e rendere il sistema logistico siciliano e italiano il più potente e competitivo del pianeta.

Con il futuro Ponte sullo Stretto di Messina, opera senza pari al mondo, l’Italia diventerà la piattaforma logistica più ambita del globo, una porta d’accesso privilegiata tra l’Europa, l’Africa e l’Asia, un esempio di innovazione e lungimiranza per le generazioni a venire.Questa visione non è solo un sogno, ma una promessa concreta di cambiamento, un impegno per riscrivere il destino di una provincia e di un popolo, restituendo dignità e prosperità a un territorio troppo a lungo dimenticato. Gela sarà il simbolo della rinascita, la Sicilia il cuore pulsante del Mediterraneo, e l’Italia il faro di sviluppo e modernità per il mondo intero”.

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Campetto Comunale di Manfria all’abbandono

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Riceviamo e pubblichiamo una nota del Comitato di Manfria a firma del presidente Maurizio Cirignotta

Che Manfria sia completamente posta all’abbandono questo è sotto gli occhi di tutti. Ma che le infrastrutture già esistenti vengano volutamente distrutte è solo uno scempio amministrativo che colpisce la Frazione di Manfria e tutti i suoi abitanti abituali, tra cui giovani ed altro.

La frazione, come si evince dagli atti amministrativi del Comune di Gela, non è stata considerata rispetto ad altri quartieri e non si è mai trovata una vera soluzione al processo di urbanizzazione e valorizzazione di questo territorio.

Ci troviamo di fronte ad un caso palese di gestione discutibile del bene pubblico che va denunciato in tutte le sue sfaccettature. Il campetto in questione, infatti, è stato oggetto di un progetto di riqualificazione collegato ai fondi della Democrazia Partecipata erogati dalla Regione Sicilia per il 2023.

La somma dedicata al progetto era di 59.800,00 euro collegata al recupero e riqualificazione del campo di calcetto sito nella frazione di Manfria come da protocollo generale del 13/10/2023 n.97286 ed utile alla realizzazione di un centro sportivo ricreativo polivalente di aggregazione giovanile e inclusione sociale, oltre che di svago per bambini, eventi sportivi e per la comunità di manfria. Il grave sospetto è che nella programmazione di bilancio della Regione Siciliana questi fondi non spesi siano stati incamerati nelle casse regionali come già fatto per altri comuni siciliani.

Tutto il direttivo rimane esterrefatto dalla valenza di una questa azione demolitiva voluta e perpetrata negli anni.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852
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