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Leggende e cunti siciliani

Leggende e Cunti siciliani: Come Nacque la Biddina del lago Biviere

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Questa storia è una variante della leggenda della nascita della Biddina.
Secondo la tradizione popolare, una Natrice che rimane nascosta per sette anni si trasforma in una biddina. La narrazione che segue è una versione raccontataci circa vent’anni fa da un pastore di Piano Stella, offrendo una prospettiva unica e affascinante su questa antica leggenda.

Nel cuore del Medioevo, quando le terre di Sicilia erano teatro di racconti epici e battaglie leggendarie, si raccontava di un lago avvolto nel mistero: il Lago Biviere. Attorno a quelle acque torbide si narrava la storia di Nunzio, un giovane pastore, e di Concetta, una fanciulla bella come un tramonto gelese, alta e fiera, con labbra rosse come il fuoco. I due erano innamorati da sempre, ma il destino, con la sua ironica crudeltà, si era presto intromesso.
Nunzio, tormentato da incertezze e dai sussurri del paese che lo accusavano di essere troppo modesto e poco bello accanto a una donna così perfetta, un giorno prese la decisione più dolorosa della sua vita: lasciò Concetta.

Lei, col cuore infranto e consumata dal dolore, si recò in una fredda mattina al Lago Biviere.
Con le lacrime che le scendevano sulle guance, decise di porre fine alla sua sofferenza gettandosi nelle acque scure del lago, scomparendo per sempre.
Da quel momento in poi, nessuno la vide più in forma umana. Ma le storie di un’enorme creatura dal muso rosso, che si aggirava silenziosa attorno al lago, cominciarono a diffondersi tra i contadini della zona. La chiamarono “Biddina”, un serpente gigantesco e misterioso che pareva nascondere un oscuro segreto.

Nunzio, pentito e affranto dalla scomparsa della sua amata, non riusciva a darsi pace. Ogni giorno si recava al lago, sperando in un miracolo, pregando che Concetta tornasse da lui. E una mattina, mentre la nebbia avvolgeva il paesaggio come un manto, il miracolo avvenne. Dalle acque del Biviere emerse la creatura. Nunzio, spaventato, stava per fuggire, ma qualcosa lo trattenne. Quegli occhi, quel muso… ricordavano qualcosa di familiare, di caro.
Quando la creatura pronunciò il suo nome con una voce dolce e malinconica, Nunzio capì: era lei. La sua amata Concetta, trasformata in una Biddina per l’eternità. “Amore mio,” esclamò lui, con la voce spezzata dall’emozione, “sei proprio tu?”. Concetta, nella sua nuova forma, gli rispose con tristezza: “Sì, Nunzio… perché mi hai lasciata? Mi hai gettato nella disperazione e ora il tempo si è fermato per me.”
Nunzio si inginocchiò davanti alla creatura, implorando il suo perdono. “Dammi la mano e torniamo insieme, dirò a tutti quanto ti amo!” gridò, sperando in un ultimo gesto d’amore. Ma Concetta scosse il capo: “È troppo tardi. Non potremo mai tornare a ciò che eravamo. Sono condannata a rimanere qui, legata a queste acque, per sempre.”

Nunzio continuò a far visita al lago ogni mattina, giustificando la sua presenza al paese con il lavoro di pastore. Non poteva e non voleva smettere di vedere la sua amata, anche se solo per pochi attimi, nella nebbia del mattino. Col passare degli anni, Nunzio invecchiò, ma la Biddina rimase la stessa, giovane e bellissima come quel giorno in cui scomparve nel lago.
E così, ogni giorno, fino al suo ultimo respiro, Nunzio andò a trovare Concetta, prigioniera di una maledizione, ma per sempre la sua unica e vera amata.

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