In tempo di scadimento di valori e di crisi generalizzata, ogni cosa si veste di lustrini, orpelli e volute barocche. I contenuti non si ammantano. Sono gia’ pieni di significato. Ed è cosi’ che in tempo di apparenze vuote anche l’antica tradizione delle ‘ Cene di San Giuseppe’ si trasforma da devozione a discoteca. Quello che sta succedendo a Gela stasera. L’ altare votivo dedicato al padre putativo di Gesu’, assiste inerme alla nuova ‘ carnevalata’. I Dj hanno trovato lavoro. Musica a 1000 decibel, ritmi da capodanno. Il tutto in tempo di quaresima, tempo di silenzio e riflessione mesta in vista della passione di Cristo. Vero è che la Cena rappresenta la gioia per una grazia ricevuta, ma trasformare un altare in un ballo brasiliano, è davvero troppo… Naturalmente la discoteche sono state aperte nelle case private. Altro è la Cena in chiesa o in associazione.
San Giuseppe, santo polivalente, protettore della famiglia e dei falegnami, ma anche dei poveri e degli orfani, in Sicilia viene festeggiato con una speciale ritualità che intreccia, mirabilmente, sacro e profano. La sera del 18 di marzo, in moltissimi centri dell’isola, i fedeli allestiscono le cosiddette “cene” o “tavolate” di San Giuseppe. Un’usanza che risale alla devozionalità medievale, quando, a partecipare alle “cene” erano tre poveri della comunità, nella personificazione della Sacra Famiglia. Ad allestire le tavolate erano le famiglie benestanti che offrivano gratuitamente il cibo, in segno di devozione a San Giuseppe. Con il passare del tempo, questi banchetti si sono andati estendendo a tutta la comunità locale, tanto da divenire un importante momento di devozionalità comunitaria.
Al contempo, lo spazio conviviale si è andato arricchendo scenograficamente. Ma nessuno avrebbe mai pensato che il ringraziamento al Santo davidico si trasformasse in una carnevalata.