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Il Quartetto Rondò di scena domani all’Auditorium delle Mura Federiciane

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Il Quartetto Rondò domenica 2 ottobre ore 19,15 Auditorium Mura Federiciane (Santa Maria di Gesù). Il gruppo nasce dall’incontro di quattro giovani musicisti siciliani, accomunati dal desiderio di esplorare il più possibile la pluralità dell’universo musicale: Marianna Musumeci (violino), Francesca Gugliotta (violino), Eleonora Urzì (viola), Francesco Musumeci (violoncello). I membri del quartetto si sono diplomati e laureati presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Catania e, nonostante la giovane età, possono vantare collaborazioni con artisti del calibro di Martha Argerich, Daniel Rivera, John Legend, Andrea Bocelli, Mogol. Ispirandosi proprio alla forma strumentale del rondò, che racchiude al suo interno episodi tra sé contrastanti e non si cristallizza in uno schema fisso, il repertorio del Quartetto Rondò spazia tra generi diversi, anche non convenzionali per la formazione del quartetto d’archi: dalla musica classica alle colonne sonore, la musica tradizionale e popolare, cover rock/pop e tango, fino allo swing e al Jazz.

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Cucina

Lo chef Totò Catania propone: “Saltimbocca alla romana”

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Oggi facciamo una ricetta molto semplice ma estremamente goduriosa: i saltimbocca alla romana. Vi serviranno delle fettine di vitella tenere comprate dal vostro macellaio di fiducia. Su ogni fettina di carne adagiate una fetta sottile di prosciutto crudo ed una foglia di salvia e con uno stuzzicadenti fissateli.

Non dovrà essere come un involtino, deve rimanere la fetta aperta. Passate i saltimbocca nella farina solo dal lato della carne. In una padella ampia un giro d’olio evo ed una bella noce di burro e via in cottura. Poco sale ed una grattatina di pepe nero.

Dopo aver scottato i saltimbocca da entrambi i lati sfumate con un goccio di vino bianco e se ne necessario aggiungete ancora una noce di burro. Il fondo di cottura con la farina deve creare una cremina saporita della densità di una salsa. Servite i saltimbocca ben caldi con il loro sughetto. La scarpetta è obbligatoria.

Chef Totò Catania

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Paola Giudice:”senza memoria non c’è futuro”

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Dalla presidente del consiglio Paola Giudice riceviamo e pubblichiamo:

Il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata e della democrazia.Una data storica che deve essere scolpita nella memoria di ognuno di noi, nel solco dei valori della nostra Costituzione.

“La memoria è ciò che fa forte un popolo” come spesso ebbe modo di dire Papa Francesco, che voglio ricordare in questi giorni di lutto del nostro Paese.Ed è proprio così, la memoria, il ricordo perenne di ciò che è stato e non dovrà mai più essere, la nostra storia di libertà deve guidare il nostro cammino nella bellezza della nostra democrazia.

Sono valori che ormai diamo per scontati ma se ci soffermiamo a guardare anche semplicemente la storia di poche generazioni fa ci accorgiamo di quanto sia preziosa la libertà.Un sentimento di gratitudine perenne deve allora pervadere la nostra azione, soprattutto nell’ambito delle Istituzioni democratiche che anche io ho l’onore di rappresentare.

Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi, di quelle vittime, della Resistenza e sono preziose le iniziative nazionali, regionali e locali che la mantengono viva.Senza memoria, non c’è futuro.E per questo va ripetuto, oggi e sempre.Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica”.

Paola Giudice
Presidente del Consiglio comunale

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Dal desiderio senza godimento, al godimento senza desiderio

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

Sino agli anni 60 del secolo scorso grande era il desiderio e piccolo e raro il godimento.
La Società capitalista della seconda rivoluzione industriale era ancora povera e tesa al risparmio, soprattutto da noi in Sicilia.
Il No era prevalente sul Si, il Noi dominava sull’Io. Le nevrosi, frutto della rimozione, prevalevano sulle perversioni e sulle dipendenze. Era in parte ancora una Società a produzione artigianale e Pasolini poté scrivere il suo” I Ragazzi di vita” illustrando la vita dei giovani sottoproletari romani, poverissimi, ma orgogliosi e fortemente identitari.
Nel giro di pochi anni la situazione cambiò velocemente e radicalmente. Il cosiddetto boom economico produsse una quantità enorme di merci che propagandate dalla Tv, dai giornali cartacei e dai manifesti murali, portarono la gente, che disponeva di maggiore quantità di denaro, a fare massicciamente acquisti e ad abbracciare il consumismo e le novità.
Si passò rapidamente dal risparmio al consumo, dal No al Si, dal Noi all’Io.
Il desiderio senza godimento o con poco e raro godimento, quello che si poteva soddisfare solo la domenica di festa dopo 6 giorni feriali lavorativi di rinuncia, di dovere, il desiderio cominciò ad essere soddisfatto anche nei giorni feriali. Sempre più spesso.
Il tempo del desiderio si accorciava, si riduceva per esigenza di vendite delle nuove merci. La classe media prima e man mano anche la classe proletaria compravano di tutto. Sembrava un paradiso in Terra.
In una decina d’anni il volto della Storia mutò completamente e si capovolse nel suo contrario.
Tutto ciò che sino a quel momento era vietato diventò lecito. Al posto dell’orgoglio identitario subentrò la vergogna della povertà e del dialetto che fu presto sostituito dalla lingua italiana.
L’omologazione nazionale fece scomparire le specificità locali, usi, costumi, tradizioni,lingue. Tutto invecchio e divenne démodé, bisognava avere le ultime novità, vestire alla moda e firmato, tutti uguali.
Questo periodo diastolico, megalomanico, euforico, maniacale durò dal 1960 agli anni 90, circa 30 anni. Dopo arrivò la crisi.
Gli psicoanalisti lacaniani dicono che la forclusione del Padre, cioè della Legge, del No, finí con lo svuotare l’inconscio e l’inconscio rimase vuoto. Questo accadde alla fine degli anni 90.
Dal quel momento in poi il vuoto e il nulla produssero un’angoscia enorme, insopportabile.
Tutto ciò che aveva riempito l’inconscio per millenni (Dio, Morale, Padre, famiglia, Comunità, tradizioni) era evaporato volutamente ad opera del mercato poiché rallentava il consumo.
Pasolini dichiarò nel 74 che mai avrebbe potuto scrivere il suo “I ragazzi di vita” in quell’anno.
Tutto cambiò. Da allora l’individualismo, il consumismo, l’edonismo, il narcisismo, si diffusero enormemente. Si abolí il limite.
Senza il Limite, senza una cornice di riferimento arrivò l’angoscia generalizzata. L’inconscio svuotato fu presto riempito di nuove merci che generarono nuove dipendenze: droghe (cocaina), alcool, acquisti compulsivi, tecnologie, sesso, gioco d’azzardo (ludopatie), cibo (obesità e diabete).
La caduta della rimozione produsse una nuova quantità di comportamenti multipli e variegati in tutti campi. In quello sessuale le perversioni.
L’immediata soddisfazione del desiderio mise fine al tempo di attesa. Il godimento arriva subito, sempre, senza aspettare il desiderio.
L’esigenza capitalista di vendere ha ucciso il desiderio. Ci ritroviamo così il godimento senza desiderio. E senza desiderio subentra l’abulia e l’apatia, sintomi cardini della depressione.
Tutti depressi. Tutti obesi.
Il godimento consumista nei tempi
dell’individualismo e della solitudine atomistica si può, anzi si deve raggiungere senza l’Altro significativo. In solitudine. In campo sessuale viene sdoganata la masturbazione, in carenza di relazioni umane. Il godimento individuale in solitaria e enza desiderio viene assicurato dagli oggetti, dalle merci, non più da relazioni fra umani. Così giocattoli sessuali per adulti e tecniche sofisticate per il godimento solitario vengono propagandate su internet h24.
L’essere umano ormai depresso, apatico, fragile, solo, senza desideri, gode passivamente abbandonandosi alle droghe, al cibo, agli oggetti. Il trionfo del consumismo e della malattia fisica e mentale.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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