Il responsabile dell’associazione Area del Golfo di Gela, Filippo Franzone conduce le sue considerazioni sull’esperienza della proposta di annettere Gela alla provincia di Catania.
“Il passaggio di Gela alla città metropolitana e, soprattutto, l’abbandono di Gela dalla zavorra e sanguisuga nissena, ad oggi non ancora avvenuto, è il più grande tradimento operato dalla politica isolana e locale ai cittadini gelesi, nella storia quantomeno repubblicana (dal 1950 ad oggi) della città.
I cittadini si sono espressi in massa al referendum popolare, unico referendum confermativo a cui non è stata data attuazione in Italia. La classe politica locale, non è un mistero, in due distinti consigli comunali, ha votato favorevolmente al passaggio, solo perché assediata in aula dalla cittadinanza, ma non ha mai davvero abbracciato la causa, né tantomeno sostenuta o più semplicemente incoraggiata. Anzi, semmai è proprio il contrario.
Il simbolo autentico di questo tradimento è l’attuale primo cittadino, Lucio Greco. Innanzi ad un atto dovuto a cui non si sono sottratti i suoi predecessori, Angelo Fasulo e Domenico Messinese, a differenza di quest’ultimi, il “Sindaco giusto” non ha voluto unire simbolicamente il logo del comune di Gela presso lo studio legale con cui il Csag ha presentato i ricorsi innanzi ai giudici amministrativi di primo e secondo grado.
Così facendo, si è rifiutato di difendere due delibere consiliari ed un referendum popolare, per il quale ultimo, peraltro, il Comune ha dovuto far fronte ai relativi costi per svolgerlo, utilizzando soldi dei contribuenti.
Chissà, qualcuno gli avrà messo in testa di lasciarsi una finestra aperta per un’eventuale candidatura alla presidenza del libero consorzio nisseno, a prescindere se con votazione diretta o indiretta? Se così fosse, si tratterebbe di un’opportunità che non riguarda la sua carriera politica, ma il “bene della città”, ovviamente!
Paradossale, per non dire grottesca, è la circostanza che ha visto questo sindaco rifiutarsi ad aderire al ricorso del Csag presso lo stesso studio legale di cui, invece, lui e l’attuale assessore ai lavori pubblici, si sono – per carità, legittimamente – avvalsi per difendersi dai ricorsi di esponenti dell’opposizione. Sempre, per il “bene della città”, ovviamente!
Come se non bastasse, un’acrobatica magistratura amministrativa, da un lato si chiede, in virtù dell’assenza al nostro fianco del comune di Gela, se siamo titolati a ricorrere come privati cittadini e, dall’altro, ci chiede se siamo disposti ancora a farlo, senza aver sciolto quel dubbio.
Non ci resta che rifletterci sopra e decidere. Ma stavolta, nel valutare cosa fare, metteremo al primo punto, come arginare disperatamente questa politica vile ed accattona che ha narcotizzato e sfinito una comunità, ridotta ad una collettività dormiente, rassegnata e sopraffatta da una deriva permanente, fino a trascinarla – proseguendo per questa via – ad un inevitabile collasso.”