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Il Modica Gospel Choir: emozioni e applausi a Siracusa

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Siracusa – Il Modica Gospel Choir ha regalato un’esperienza indimenticabile alla “Giornata delle Feste d’Inverno”, evento conclusivo delle Feste Archimedee, tenutosi nella suggestiva Chiesa di Santa Lucia alla Badia, ad Ortigia.  Con oltre 80 minuti di musica coinvolgente, il coro ha emozionato un pubblico entusiasta, che ha riempito ogni ordine di posto disponibile per questo evento.

Diretto dal Maestro Giorgio Rizza, il Modica Gospel Choir ha presentato un repertorio ricco, creando un’atmosfera vibrante e coinvolgente che ha catturato l’attenzione e il cuore dei presenti. La performance ha spaziato da classici intramontabili a pezzi originali, tutti caratterizzati da armonie potenti e da un’interpretazione appassionata.  “È stata una serata magica, un’energia incredibile condivisa con un pubblico meraviglioso” – ha commentato il Maestro Rizza.

Il repertorio è stato impreziosito dalle voci soliste di Chiara Provvidenza, Sciara ed Elma Rizza, dal contributo del tenore Saro Cannizzaro, e dalla piccola Lulya Rizza che, con la sua interpretazione di “Born on the Christmas”, ha fatto “esplodere” il pubblico.

Le voci del Modica Gospel Choir hanno, insomma, acceso la magica atmosfera del Natale con un concerto, certamente, speciale.

L’evento ha dimostrato ancora una volta la vitalità e la ricchezza culturale del territorio, sottolineando l’importanza della musica come mezzo di aggregazione e condivisione. La partecipazione massiccia del pubblico ha confermato il successo dell’iniziativa, rendendo la serata un momento di festa, gioia e unità.

“Desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e reso possibile questo evento straordinario – aggiunge il Maestro Rizza -. Il Modica Gospel Choir continuerà a portare la sua musica e il suo messaggio di speranza e amore”.

La serata è stata presentata da Mirella Furnari ed arricchita dalle letture di Moreno Cocola.

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

“La Chiesa oggi? Handicappata e lebbrosa!”

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Dall’architetto Roberto Loggia, riceviamo e pubblichiamo 

No cari amici lettori, non si tratta di affermazioni dell’ultimo ateo anticlericale, bensì é uno dei massimi prelati contemporanei a definire la Chiesa di oggi in questo modo: Robert Sarah (nella foto) 79 anni, guineano, Arcivescovo e Cardinale, e dal 2021 Prefetto Emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. La vicenda fa riferimento all’intervista fatta al Monsignore da Riccardo Cascioli, Direttore de “La Nuova Bussola Quotidiana”, lunedì scorso a Milano, in occasione della presentazione del suo libro “Dio esiste?

Il grido dell’uomo che chiede salvezza”. Cascioli, riferendosi evidentemente alla voce che si leva man mano ma con potenza nella Chiesa, secondo cui Papa Francesco non sarebbe (mai stato validamente eletto) Papa in ragione del fatto che Benedetto XVI volutamente non si sarebbe mai validamente dimesso, chiede al Cardinale: “Nella confusione che c’è oggi nella Chiesa molti fedeli, anche ben intenzionati, cominciano a reagire emotivamente e seguono improvvisati profeti di nuove chiese e dicono ‘il Papa non c’è’ o ‘Non c’è stato da tanto tempo’ e altre cose del genere. Cosa dire a queste persone?

Come richiamarle a quella che è la missione vera della Chiesa e all’unica vera Chiesa?”. Il Cardinale, a questa precisa domanda, anziché assicurare a chiare lettere che il Papa c’è e c’è da quando è stato eletto Papa Frrancesco nel 2013 – com’era stato implicitamente invitato a fare da Cascioli – del tutto inaspettatamente afferma: “Comunque anche se la Chiesa oggi è un pò handicappata, anche (se) la mia mamma è lebbrosa, non può lasciarla, devo rimanere con lei. Devo amarla. Uscire dalla Chiesa per pretendere di essere nella verità è una falsa scelta. Io chiedo alla gente di rimanere nella Chiesa, una sola Chiesa, quella di Gesù Cristo e ascoltare la Sua Parola. Gesù Cristo ha detto: ‘sarò con voi fino alla fine del mondo’. Dobbiamo seguire Cristo.

L’uomo è debole che sia Sacerdote, che sia Vescovo, che sia Cardinale, che sia Papa, è un uomo debole. Ma per fuggire da questa debolezza dobbiamo seguire Cristo che non tradisce nessuno. La Sua Parola rimane per sempre, anche uno iota non può essere cancellato. E dunque penso che l’unica parola che devo dire a questi che sono in disagio, non sanno più…di rimanere nella Chiesa, la Nostra Madre perché Cristo rimane dentro, perché ha detto ‘sono con voi sino alla fine del mondo’. I problemi ci sono sempre stati nella Chiesa, dall’inizio, e poi sono stati risolti. Dunque rimaniamo nella Chiesa, preghiamo soprattutto, preghiamo perché il Signore illumini la Sua Chiesa, che la Chiesa rimanga Lumen gentium, la Luce del mondo”. 

Sarah, invero sorprendentemente, non soltanto non pare smentire coloro i quali asseriscono che il Papa non c’è (e che verosimilmente Cascioli avrebbe voluto stigmatizzati) ma addirittura pare riconoscere la sussistenza del problema, comprendere il disagio di chi ha compreso ed invitarlo a rimanere nella Chiesa esercitando le virtù della pazienza e della fede in attesa della sua soluzione.

 Tra l’altro il Cardinale riconosce, sua sponte, l’esistenza di un grave male interno alla Chiesa (la lebbra) di cui Cascioli nemmeno aveva fatto menzione, visto che si era limitato a parlare di confusione ed aveva anzi indicato nella Chiesa attuale l’“unica vera Chiesa”. Questo messaggio pare essere affermato dal Cardinale con chiarezza e quindi chi ne esce sostanzialmente contraddetto, alla fine, pare essere proprio Cascioli e proprio in ordine al presupposto posto a fondamento della sua domanda (che il Papa ci sia).  Se le parole hanno un loro peso e questo peso, come si suol dire, è proporzionale alla caratura di chi le proferisce, gli aggettivi handicappata e lebbrosa, adoperati dal Cardinale nel descrivere la Chiesa contemporanea, devono avere un loro preciso significato; non possono essere il frutto di un errore o di una sconsideratezza e devono, per converso, contenere ed esprimere un significato più profondo di quello che estemporaneamente si può cogliere di primo acchito. 

Per comprendere in profondità non ci rimane quindi che consultare il vocabolario. Al termine handicappato sono attribuiti essenzialmente due significati: la prima accezione è quella di un soggetto che si trova in situazione di svantaggio competitivo rispetto ad altri e la seconda, invece, di un soggetto oggettivamente affetto da una menomazione fisica o psichica.  Nel nostro caso non può che trattarsi del secondo significato: il primo è difatti escluso per la semplice ragione che la Chiesa, per sua natura, non può essere ritenuta in competizione con nessuno. La Chiesa di oggi sarebbe quindi affetta da una menomazione; il suo Corpo difetterebbe di una qualche sua parte. Che sia appunto il Papa? L’ipotesi non è di certo peregrina e vista la strettissima connessione fra l’affermazione del Cardinale e la domanda da cui era essa scaturita, pare anzi essere quella più accreditata.

 E adesso veniamo al secondo aggettivo (lebbrosa). Il Treccani ci indica anche in questo caso due significati che possono, entrambi, riferirsi alle dichiarazioni di Sarah: persona malata (di lebbra) o, figurativamente, che per essersi macchiata di una colpa grave risulta invisa e quindi evitata da molti. In questo caso la comprensione però non è univoca in quanto si hanno due significati che possono ritenersi tutti e due pertinenti rispetto alle affermazioni di Sarah: ciascuno potrà quindi trarre la conclusione che riterrà più adeguata. Chi scrive ritiene che il Cardinale abbia voluto adoperare un termine così “forte”, e decisamente controtendenza, proprio per significare entrambe le accezioni: la colpa grave potrebbe consistere nei complotti che avrebbero portato a designare, seppur invalidamente, Bergoglio come Pontefice – e di cui, si rimarca, si cenna anche nel suo libro “El Sucesor” – e la malattia invece nell’effetto dell’operato di quest’ultimo come espressione di quella fronda non autenticamente evangelica operante all’interno della Chiesa di cui parlano alcuni e che potrebbe risultare riconoscibile, nel parlare del Cardinale, negli ’“uomini deboli” (compresi sacerdoti e prelati) che paiono essere indicati come causa del “problema”. “I problemi ci sono sempre stati nella Chiesa, dall’inizio, e poi sono stati risolti” assicura Sarah. 

Dobbiamo ritenere quindi che egli abbia riconosciuto l’esistenza del problema oggetto della domanda che gli era stata rivolta da Cascioli e quindi che oggi la Chiesa sia senza Papa? Dobbiamo forse pensare che alla base di tale anomalia ci sia un male (la lebbra) che oggi affligge la Chiesa? Senza voler trarre conclusioni di sorta e senza voler puntar il dito contro nessuno, tantomeno verso Papa Francesco, non possiamo però esimerci dall’osservare che rispetto alle affermazioni del Cardinale Sarah ed alla gravità del male a cui allude, urgerebbe chiarezza; quella “chiarità” che sarebbe dovuta al popolo di Dio ed alla stessa Chiesa come atto di Verità e Carità urgente e ora necessario alla sua salvezza (di lebbra si muore). 

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

L’eredità di Paolo Capici continua: lettera della moglie

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Riceviamo e pubblichiamo la nota della vedova dell’avv. Paolo Capici, Rocchina Pisano.

“A un mese dalla improvvisa scomparsa di mio marito Paolo Capici sento l’esigenza di rivolgermi alle istituzioni con particolare riguardo all’ill.mo Presidente del Tribunale di Gela e al nostro Sindaco. Vi scrivo perché in queste settimane non ho solo sentito la vicinanza di chi gli ha voluto bene ma ho dovuto accogliere lo sgomento e lo smarrimento di chi sente di aver perso tutto.

Perché se è vero che io ho perso il mio prezioso marito, l’uomo che ho amato in salute e in malattia, ho dovuto constatare che molti gelesi hanno perso il loro unico faro, la loro unica speranza di essere ascoltati quando le cose si fanno complicate, quando le istituzioni non danno risposte, quando la vita si fa difficile e tutti ti voltano le spalle.

Paolo poteva infatti permettersi ogni comfort, era amato da una grande famiglia che lo sosteneva in ogni sua esigenza e non aveva bisogno delle istituzioni per vivere sereno. Eppure le perseguiva, creava incontri e scontri e di certo non per sé stesso. Una catena infinita di battaglie per gli interessi di tutti spesso da solo, nemmeno i diretti interessati al suo fianco ma solo Paolo per tutti contro tutti.Lo abbiamo visto così nelle piazze, in televisione, in Tribunale, negli uffici del comune sempre agguerrito e determinato e il silenzio che ha lasciato è assordante.

Vi scrivo perché io oggi sono la vedova di Paolo Capici e in quanto tale penso ai suoi orfani, cittadini smarriti dalla perdita di un uomo straordinario che vi chiedo di onorare espiando i più vecchi peccati. E’ tardi per mostrargli che adesso è chiaro anche a voi che non agiva per pubblicità personale e per riparare le cattiverie che talvolta subiva. Potete però rivedere le priorità dei vostri interventi sforzandovi per le politiche di sostegno alla disabilità da ora in poi un po’ più soli, anche voi, perché non ci sarà più mio marito a punzecchiarvi.

Non sedie a rotelle per disabili negli uffici pubblici né messaggi di solidarietà ma interventi seri e concreti per contrastare le situazioni che ostano all’inclusione.Basti pensare, a titolo esemplificativo, che mio marito doveva chiedere l’apertura del cancello per le auto per poter accedere in tribunale, doveva sperare che l’ascensore funzionasse per poter arrivare in udienza, doveva chiedere agli impiegati dei servizi sociali presso il comune di Gela la cortesia di scendere al pian terreno per svolgere i colloqui, doveva gestire le conseguenze delle lungaggini processuali.

Una serie di esperienze che hanno coinvolto vostri uffici, vere e concrete delle quali vi chiedo di fare tesoro, per le quali vi chiedo di smentire il triste mantra di chi sente che, morto Paolo, nessuno si occuperà più di loro. Non basterebbero mille righe per esprimervi l’importanza delle mie richieste ma concludo questo scritto nella speranza che possiate cogliere la profondità del dolore di molti e il loro auspicio di trovare un conforto nel vostro imminente, concreto e serio impegno affinché, dopo la scomparsa di mio marito, nessun disabile venga abbandonato”.

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Il Pd gelese sostiene l’attivazione dell’Utin al Vittorio Emanuele

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Dal Pd di Gela, riceviamo e pubblichiamo:

il Partito Democratico di Gela segue con attenzione la situazione sanitaria locale. A riguardo si registra la recente nota del Direttore Sanitario dello Ospedale Santa Elia di Caltanissetta indirizzata al Tavolo Tecnico Regionale Sanitario per prevedere la nascita della Utin unità di terapia intensiva neonanatale a Caltanissetta, dove nel 2024 vi sono stati 401 nascite, anche in presenza di pari Utin in funzione allo Ospedale di Enna distante circa 30 Kilometri da Caltanissetta.

In materia si evidenzia che la Città di Gela, dove nel 2024 vi sono state 555 nascite, la Utin inserita nel piano sanitario regionale vigente non è entrata ancora in funzione, nonostante nel locale Ospedale Vittorio Emanuele sono già arrivati i previsti macchinari occorrenti per la attivita della Utin per vari milioni di Euro, perché non vi è stato assegnato il personale medico. Peraltro la Utin di Gela andrebbe a servire anche i comuni del sud della provincia che distano quasi cento kilometri dalle Utin più vicine di Enna e Catania.Ben venga la richiesta di istituire la Utin a Caltanissetta ma si chiede con forza ai vertici della Asp di Caltanissetta ed allo Assessorato Regionale alla Sanità di mettere i funzione al piu presto la Utin a Gela in quanto già inserita nel piano sanitario regionale e per la quale sono stati già acquistati i necessari macchinari allo stato non utilizzati. Altresi si fa presente anche la forte necessità di istituire a Gela la unità di Emodinamica in quanto annualmente circa duecento pazienti da Gela vengono trasferiti a Caltanissetta con grave pericolo per la vita per i tempi occorrenti a coprire la distanza e per i rischi stradali scaturiti. Di quanto sopra il PD di Gela informerà il Partito regionale e nazionale nonché i parlamentari regionali PD facenti parte della Commissione Sanità alla Assemblea Regionale Siciliana per mettere in campo le azioni più utili ed incisive tese a dotare Gela di una sanità degna di questo nome. La Struttura Commissariale del PD di Gela

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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