Niscemi – Continua il tour letterario del prof. Filippo Monacapilli che dopo la tappa di Leonforte, ultima di una lunga serie, approda stasera alle 17.30 nell’auditorium del Museo civico di Niscemi con la presentazione del libro “Il filo sottile della parola – Aforismi e pensieri” edito dalla casa editrice ‘ L’ inedito letterario’.
Ultima creatura dall’autore, originario di Aidone, che ha scelto la forma giapponese Haiku di 17 sillabe e 3 versi, essenziale e diretta. “Il filo sottile della parola” si presenta intimista ma anche impegnata sul piano politico e sociale. L’autore affronta la vita in versi come in un mondo di lupi mascherati da agnelli e descrive così il mondo circostante, ultimo testimone dei concetti di democrazia greci e mazziniani.
L’incontro di stasera si apre con i saluti del sindaco Massimiliano Conti, dell’assessore alla cultura Marianna Avila, del presidente del Consiglio comunale Angelo Chessari e del direttore del Museo civico Franco Mongelli. Dialoga con l’autore Enrico Di Martino.
“Dopo le lusinghiere e apprezzate produzioni – scrive lo scrittore Corrado Calvo – che lo hanno imposto all’attenzione del vasto pubblico Filippo Minacapilli ci regala un’opera dedicata tutta agli Aforismi. La sua parola si fa più concisa, lapidaria, talvolta mordace, perfino sapienziale o corrosiva, smascherando luoghi comuni o fustigando falsi moralisti.
Dagli eleganti Haiku e dalla loro sintesi estetica, passa a quella più corposa e, in alcuni casi, scudisciante degli aforismi approdando a un piano sempre più incisivo con cui sfogare amarezze e disillusioni o rendere partecipi di certezze sapienziali o addirittura metafisiche.
Lo fa librandosi sopra orizzonti dal grande valore civico, umano e sociale, sviscerando con disarmante facilità temi complicati che la sua alchimia sa rendere semplici e fruibili.
Non ci inganni, però, la semplicità espressiva che magistralmente il nostro raggiunge; essa si regge sulla profondità di un pensiero ricco e fecondo, frutto di ricerca e di impegno. C’è in tutti gli aforismi – sociali, politici o culturali che siano – una tensione intellettuale e morale salda e consapevole. Vi troviamo la concentrazione espressiva che fu propria dell’epigramma ellenistico o dei precetti sapienziali, un contorno meditativo che attinge al bagaglio culturale del suo autore, alla ricchezza delle relazioni e delle esperienze maturate. In Filippo Minacapilli traspare netta, sfuggendo a qualsiasi sorta di mascheramento, la solida certezza dell’intellettuale, cosciente del ruolo che è chiamato a svolgere in una società come la nostra, dibattuta fra i mille mostri e i grovigli di cui si nutre.
L’officina della poesia, che si avverte anche in questi aforismi, ci consegna un uomo del nostro tempo, preoccupato di leggere, capire e comunicare. Con stile e misura sembra levarsi dai suoi aforismi l’antica voce che fu di Callimaco e di Teocrito, di Catullo e di Licinio Calvo. Gliene proviene la forza espressiva e sintetica, la lucida capacità di analisi, l’ironia mordace e una propria leggiadra arguzia ironica.
Il culto di questa singolare forma letteraria è proseguito nel medioevo sino ad arrivare a noi.
Il nostro Filippo Minacapilli è, quindi, in ottima compagnia. Ma lo fa col suo stile e la geniale carica espressiva che possiede. Grazie all’immediatezza e alla spontaneità di cui veste i suoi aforismi, travalica gli schemi usuali, rivelando di utilizzare con destrezza la metafora e tutte le altre figure retoriche, rendendoci accessibili sotto una luce nuova i fatti e gli elementi compositi della realtà.
I suoi aforismi spaziano liberamente dalla politica all’animo umano, dalla condotta sociale alla cultura, all’attualità, a tutti i temi che gli sono cari e che già ha toccato con l’eleganza dei suoi versi e la sintesi alta dei suoi haiku. Sono i temi universali, propri di ogni società: i sentimenti e le debolezze umane, la poesia e l’arte, l’ipocrisia e la moralità, la politica e i temi esistenziali.
Il nostro conserva come un talismano la virtù preziosa della semplicità, amica e compagna della chiarezza. Se passa in rassegna i sentimenti negativi da cui fuggire, è categorico: il rancore “offusca la percezione di ciò che è bello”; l’orgoglio “offusca la mente e indebolisce l’anima”; l’invidia “è un globulo nero che avvelena l’anima”. Ribalta i luoghi comuni: “Non è la farfalla che gioca col fuoco. E’ l’inverso.
Pirandellianamente si sofferma sulla “maschera” e sull’uso che se ne fa nella politica, dove si ama pensare in grande ma con “la testa d’altri” e si sceglie di vivere comodamente “all’ombra degli altri” o dove ci si presenta “da agnelli per poi ingozzarsi come lupi famelici”. Non di meno accade nella società e all’interno dei rapporti interpersonali. E che dire dei voltagabbana, pronti ad applaudire “sempre chi vince” e lesti a percepire quando “il vento cambia direzione”.
Da buon fustigatore dei costumi e della condotta, se la prende con i calunniatori che “hanno denti aguzzi al veleno”, che dispongono di una fantasia così fervida da “parlare di fatti inesistenti”. Possiedono “lingue perfide” come “lame affilate” che purtroppo “lasciano i segni”. “La calunnia è un virus che uccide l’anima” e i “maldicenti diversamente dai serpenti a sonagli, non avvisano prima di spargere veleno
Di contro, a spada tratta e senza peli sulla lingua, difende il valore della democrazia, la cui conquista ha richiesto il sacrificio di molti eroi, e ora “i vigliacchi ne fanno violenza”. “La libertà ha bisogno della parola contro chiunque vorrebbe mortificarla. Il silenzio – si badi bene – è complicità”. Filippo Minacapilli ripone grande fiducia nella parola, picciola ma dalla potenza grande, come affermava il più distruttivo dei Sofisti, il nostro Gorgia. E conclude ricordandoci che “la parola apre l’infinito”; mentre bolla come autentico “vigliacco” il terrorista.
In amore mostra un animo e una mente aperti e, anche qui, rivela chiarezza e nettezza di idee: “nel bacio sono le anime a toccarsi”, “un granello d’amore può valere una vita”, “in amore il dialogo intimo non è fatto di parole”. E sulle quote rosa: “le donne in gamba non cercano spazi rosa, li creano”.
Su tutto, la poesia che “muove gli universi” e il poeta che “sugge nettari rari e poi sparge il bello”, lui che “ama vagare al di sopra delle nuvole”. E rimarca come “l’onda poetica può spazzare via l’odio, la guerra, la discriminazione”.
Filippo Minacapilli rappresenta, dunque, la vasta e composita varietà umana. Con i suoi vizi e le sue virtù, con le sue imperfezioni e i suoi valori. Quei tratti che, in definitiva, la rendono propriamente “umana”.
Distilla saggi consigli e raccomandazioni preziose, aprendoci gli occhi e la mente a quanto ci si muove attorno, marchiando chi della convivenza sociale tenta coi suoi vezzi e le sue magagne di farne sordido bivacco. Si rivela capace di riassumere in brevi sentenziose parole il risultato di una osservazione e carpirne una verità, una regola o una massima di vita, traendole da un cielo che pure ci appariva nebuloso e sfuggente. Danza con i suoi aforismi, perché lui ne sente la musica colorandoli di saggezza e sentimento, rivestendoli di emozione e ansia di capire.
Ci invita, infine, a liberarci da quelle “sbarre invisibili” che incatenano la nostra esistenza”.
«Oggi posso dire, con orgoglio e gratitudine che iniziamo a vedere i frutti di un grande impegno collettivo»: nel suo discorso natalizio il presidente della Regione fa anche un bilancio del lavoro svolto finora a cominciare dai dati economici: «Secondo i dati di Bankitalia, Unioncamere, CGIA di Mestre e Svimez, la Sicilia è in crescita: l’occupazione aumenta, le nostre imprese stanno ritrovando fiducia e l’economia regionale mostra segnali di ripresa».
Quindi, il riordino della finanza pubblica: «In questi due anni – dice il presidente – abbiamo intrapreso una strada impegnativa per risanare i conti della Regione, riducendo un disavanzo che pesava come un macigno sul nostro presente e sul nostro futuro. Tuttavia non abbiamo mai perso di vista la famiglia: ogni risorsa liberata è stata reinvestita in settori strategici come il lavoro, le infrastrutture, la sanità, opportunità per i giovani perché possano costruire il loro futuro nella loro terra. E in questa direzione va anche lo sblocco dei concorsi alla Regione: dopo decenni siamo tornati ad assumere giovani e nel prossimo triennio avremo più di 700 nuovi dipendenti».
Sul tema dei trasporti, il provvedimento contro i costi elevati delle tariffe aeree: «Il Natale è il momento in cui chi vive lontano sente il richiamo della propria terra e giustamente vuole tornare a casa. Per questo – sottolinea Schifani- abbiamo affrontato con determinazione il problema del caro-voli che per troppo tempo ha penalizzato i siciliani. Dopo i nostri esposti, sui quali ancora attendiamo risposta, abbiamo fatto quello che era nelle nostre competenze e possibilità con l’introduzione di un rimborso che in questo periodo arriva al 50%».
Un’ altra questione centrale è la salute: «Migliorare la sanità pubblica è stata la nostra priorità fin dall’inizio: 750 milioni di euro destinati a nuovi ospedali e tra questi il Polo pediatrico di Palermo, che diventerà un centro di eccellenza».
Tra gli altri altri argomenti affrontati, l’emergenza rifiuti e la soluzione per superarla: «Il percorso verso la realizzazione dei termovalorizzatori è ormai tracciato». Per quanto riguarda la siccità, il presidente afferma che «i dissalatori saranno in funzione già nella prossima estate».
Fondamentali, per il presidente della Regione Siciliana, le politiche sociali, il sostegno alle famiglie più fragili «con il reddito di povertà, una misura una tantum per aiutare in modo concreto e immediato chi ne ha davvero bisogno». Ma non è tutto: «Proseguiremo con una misura che punta a incentivare i consumi».
«Continuiamo a guardare al domani con fiducia. La strada – conclude Schifani – è ancora lunga, ma sono certo che, uniti, possiamo costruire una Sicilia più forte”.
I giovani del Leo club del golfo di Gela durante il periodo natalizio si adoperano per andare incontro alle esigenze della collettività. Ieri i soci del club presieduto Davide Barone hanno promosso la tradizionale vendita dei pandorini di Natale: la postazione è stata allestita all’ingresso del bar Peccati di Gola.
Quello della vendita dei pandorini è un Ton, ovvero un Tema operativo nazionale: un service pluriennale che il Leo promuove in tutto il multidistretto. Dal ricavato verrà finanziato l’acquisto di un Bel, un bastone elettronico che verrà donato ad una persona ipovedente.
La comunicazione sulla chiusura dei due cimiteri in occasione delle festività ha lasciato interdetti i gelesi.
La mattina del 25 dicembre sono tanti i cittadini che vogliono condividere la festa con i loro defunti.
C’è stata una levata di scudi e l’amministrazione comunale sta provando a risolvere il problema anche se per qualche ora.
Il sindaco sarebbe anche disponibile ad andare di persona, pur di aprire. Ma la soluzione non c’è ancora ed il geom. Scudera si sta facendo in quattro, come sempre, per trovarla. Vedremo.
Una cosa è certa. A Natale i defunti hanno tutti la loro casa eterna: le salme sono state tutte inumate.
C’è lo ha comunicato il sindaco Di Stefano in questa intervista:
Peccato che resta il problema della manutenzione , uni dei viali principali è impraticabile .