“L’epilogo consumatosi all’Ars con la mancata modifica della normativa sulle royalties è un attacco frontale alla dignità del nostro territorio che a ben guardare i fatti viene considerato un territorio dal quale prendere ma al quale, quando si tratta di dare, ci si guarda bene dal farlo”- . Lo dice il leader di Una buona idea Terenziano Di Stefano.
“Il tema , per me , più che un tema e l’ho detto più volte è un comandamento: nostre le coste, nostro il gas allora nostre le royalties. Abbiamo chiesto e sia chiaro, io personalmente non smetterò, quel che è nostro ed il riconoscimento di quel che è nostro, passava per una modifica
alla normativa che, di fatto, taglia fuori i comuni dal riparto delle royalties riconoscendole, invece, esclusivamente alla Regione e allo Stato e relegandoci a meri spettatori di cifre da capogiro divise tra Stato e Regione. Noi? Noi niente.
In sostanza e per intenderci la Regione, oltre allo Stato, è la beneficiaria regina dei milioni di euro derivanti dalle royalties ma il territorio dal quale sarà estratto il gas , è il nostro però”.
“Il mio personale apprezzamento – continua-va a quei deputati del territorio che si sono spesi e che, pur di vedere modificata la normativa e quindi acquisire il risultato per il territorio, si erano detti disponibili a rinunciare alla titolarità dell’emendamento ma nemmeno questo è bastato. Non c’è un solo motivo tecnico che giustifichi lo stop all’emendamento e
benché da più parti, probabilmente per rassicurare i territori, si dica che la modifica alla normativa sarà inserita nella legge di stabilità, credo che l’arte della procrastinazione altro non sia che un modo per prendere tempo nella speranza che il tema cada nel dimenticatoio. Nel mio dimenticatoio certamente non cadrà ed anzi, sul punto, non mollerò ed attenderò Settembre proprio per capire se verrà o meno inserito nella legge di stabilità. Non ci sono più scuse e qualsiasi scusa utilizzata altro non sarà che la manifestazione di volontà politica di volerci spremere sempre senza riconoscerci quel che è nostro. In particolare, l’attività da parte della Regione dello spremere senza sosta questo territorio, è una consuetudine conclamata . La Regione prende da Gela, accumula, capitalizza , lo fa anche grazie allo sfruttamento delle energie rinnovabili e delle estrazioni del petrolio e certamente lo ha fatto in termini di voti che le hanno consentito di sedersi ai posti di comando del Governo. È tempo che la Regione dia e la smetta di spremerci o sarà bene che, a tempo debito, non venga a bussare alla porta di Gela o troverà un muro di cinta. Le royalties sono nostre, su questo punto non c’è alcuna mediazione politica che tenga e questa città non è la mamma accudiente della Regione
che si priva di quel che è proprio per il figlio”.