Il 10 luglio 2021 ricorre il 78° anniversario della morte dei tre giovani Carabinieri Antonio DI VETTA, Donato VECE e Michele AMBROSIANO, caduti – durante la 2^ Guerra Mondiale – all’alba del 10 luglio 1943, nelle operazioni di contrasto dello sbarco americano, la cosiddetta operazione “Husky”. I tre militari facevano parte del Posto Fisso Carabinieri denominato “Passo di Piazza”, costituito per sorvegliare la linea ferroviaria Gela – Vittoria e alloggiato all’interno di una masseria. Passo di Piazza è una località a circa 8 chilometri a est di Gela, poco sopra il Lago Biviere, posta ai confini tra le coste di Gela e di Scoglitti. All’alba del 10 luglio 1943, il piccolo presidio dell’Arma si trovò circondato da meno di una decina soldati americani che facevano parte dei circa 3.400 paracadutati in quell’area nella notte, poche ore prima dell’inizio delle operazioni di sbarco, con il compito di intercettare i contrattacchi delle truppe italo tedesche di stanza nell’entroterra. I Carabinieri, senza possibilità di comunicare per la mancanza di apparati radio e di telefono, non sapevano che era in corso lo sbarco delle truppe alleate e credettero di trovarsi di fronte ad un piccolo gruppo di paracadutisti nemici. Dalla mansarda del fabbricato aprirono, quindi, il fuoco in direzione dei soldati che avanzavano, uccidendone uno. Ne nacque un intenso conflitto a fuoco nel quale i Carabinieri, armati solo con armi individuali, cercarono di difendere la posizione contro i paracadutisti americani armati di pistole mitragliatrici, fucili semiautomatici e granate. Quando anche il fuoco delle artiglierie delle navi militari statunitensi si concentrò sulla masseria, della quale erano state comunicate via radio le coordinate dai soldati americani, i Carabinieri si arresero, esponendo una bandiera bianca di fortuna, ricavata da una tovaglia da tavola. I militari statunitensi fecero irruzione all’interno della masseria, disarmando tutti i Carabinieri che, fatti allineare con le mani alzate nei presso del pozzo che si trovava al centro del cortile, vennero fucilati. Tre Carabinieri decedettero sul colpo, i sopravvissuti vennero allontanati da alcuni soldati americani che si opposero ai loro commilitoni più animosi e, successivamente, trasferiti in un campo di concentramento provvisorio dal quale furono imbarcati alla volta dell’Algeria. In ragione dell’attuale emergenza pandemica quest’anno non è stato possibile organizzare la consueta cerimonia di commemorazione dinanzi il monumento funebre con i nomi dei tre caduti, eretto all’interno del cimitero monumentale di Gela. Tuttavia, l’Arma non dimentica i suoi figli caduti per adempiere fino in fondo al proprio dovere, tanto in tempo di guerra quanto in tempo di pace.
Nel fine settimana 600 Scouts hanno invaso Gela per la celebrazione del Thinking Day e , quindi, per ricordare lord Robert Baden Powell e lady Olave Somers.
Gli scout erano provenienti da Isola delle Femmine, Palermo, Delia, Favara, Mazzarino, Niscemi, Gela 1 e Gela 2 della Sezione Scout di Gela. Insieme hanno riflettuto e gareggiato sul tema della giornata “Il vero successo è la Felicità”. La serata del sabato ha visto l’effettuazione di un grande fuoco da campo dove, tra canti, scene, danze e ombre cinesi, tutti i Gruppi, dai lupetti, scouts e Guide, e Rovers e Scolte, hanno presentato il tema della giornata e creato grande socializzazione e fraternità.
La notte l’hanno trascorsa parte nella Casa Salesiana e parte nella palestra della scuola adiacente al Centro Scout. Hanno portato il saluto il direttore della Casa Salesiana di Gela, don Gianni, il direttore dell’oratorio salesiano don Antonio, la Dirigente dell’istituto scolastico primo comprensivo “Don Bosco” Rosalba Marchisciana. La città di Gela è stata passata al setaccio dai Gruppi per ricercare i punti caratteristici, oggetto di una apposita gara che ha fatto conoscere le bellezze della città alla ricerca del “cuore felice”.
E poi grandi gare giocose nel pomeriggio e la conclusione con la Santa Messa al campo, per i cattolici, celebrata da Don Michelin cappellano della Chiesa San Giovanni Evangelista aiutato dal seminarista Giacomo Pardo, che è proveniente dalla formazione scout. C’è stato un momento spirituale per le altre fedi religiose presenti.
Ha sollevato un vespaio di polemiche l’amaro sfogo di un gruppo di cittadini che si sono visti sottrarre le panchine della legalità.
Reazioni al di sopra di ogni aspettativa rispetto ad una lettera aperta che sembrava una delle tante.
Indagini interne, accuse contro un consigliere comunale che si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Complice una domenica di dolce far niente, Facebook ha raccolto una quantità di commenti e i giornali hanno fatto notizia.
Qualcheduno più esperto ha fatto di più ed ha cercato i documenti. Quelli che tagliano la testa al toro.
Le panche ‘indiziate’ erano state autorizzate al trasferimento nella piazzetta dell’amicizia, checché ne dicano taluni. E questa è la prova
Il documento risale al 2021 quando era presidente Francesco Trainito. Per i residenti di Borgo Valentina lo scippo è servito e adesso la palla passa al sindaco che ha seguito la vicenda (impossibile non farlo oggi…!), e c’era nel 2021 come vicesindaco della giunta Greco.
Torneranno le panche della legalità autorizzate nel 2021, al loro posto? Al sindaco ‘l’ardua sentenza’ come disse il poeta.
La lettera aperta dei residenti di Borgo Valentina sulle ‘panchine vaganti’, ha aperto una polemica infinita che, nel mondo della politica, finisce, come di consueto, con un invito a farsi da parte.
Il consigliere comunale Massimiliano Giorrannello del gruppo politico ‘Una buona idea’, che ha seguito la vicenda in prima persona e che è stato additato in quanto ‘reo’ di essere salito a bordo di un mezzo della Ghelas, risponde e fa chiarezza.
“Mi preme intervenire per fare chiarezza rispetto a post ed articoli di giornale che sono stati emessi nelle ultime ore. Lo ritengo doveroso per evitare strumentalizzazioni in quanto, ogni azione è stata effettuata al fine di garantire la corretta gestione del patrimonio comunale.
Alcuni residenti ci hanno più volte segnalato la presenza di soggetti in un’area del complesso residenziale borgo Valentina che disturbavano la quiete pubblica. È stata effettuata una verifica dagli uffici Comunali ed è emersa anche la presenza di panchine di proprietà comunale collocate in un’area privata e, soprattutto, prive delle necessarie autorizzazioni.
Si tratta di panchine che in origine erano state installate nel piazzale di fronte la Chiesa dei Cappuccini, poi temporaneamente rimosse durante il periodo del Covid e che ritorneranno al proprio posto. Tuttavia, la loro ricollocazione è avvenuta in un luogo che, ad oggi, non risulta essere di competenza comunale. Per quanto mi riguarda, desidero precisare che mi sono recato sul posto col mio mezzo personale e che, mi sono limitato a salire, per un breve tratto, sul mezzo della Ghelas esclusivamente per accompagnare gli operatori, che non riuscivano ad individuare l’area ove erano state posizionate le panchine.
Ritengo di non aver commesso alcun abuso o violazione e di aver agito nell’interesse della città. Garantire il corretto posizionamento degli arredi urbani e pubblici, soprattutto a valle di numerose segnalazioni effettuate dai cittadini, credo sia doveroso da parte di chi lavora giornalmente a fianco dell’ amministrazione in maniera del tutto proattiva. La vera domanda da porsi è semmai, chi ha collocato le panchine in quell’area nel 2020 senza le dovute autorizzazioni.
L’impegno, condiviso con l’amministrazione, è quello di installare le panchine in area comunale rispettando tutti gli iter autorizzativi e ridonare i beni ai cittadini.Mi auguro che questa mia dichiarazione possa spegnere ogni polemica e fare chiarezza su quanto realmente accaduto. Assicuro tutti i cittadini, tutti, che il mio operato è finalizzato solo a lavorare per il bene della mia amata città”.