Seguici su:

Rubriche

Gesu’ e’ l’impegno politico

Pubblicato

il

Continua la nostra rubrica di psicologia, spiritualità, etica, curata dallo psicologo Tonino Solarino e dall’esperta in religione Rosaria Perricone.

“Gesù è una figura universale ed è per noi molto, molto di più di un ideale o di un invito al servizio politico. Tuttavia non è fuori luogo affermare che in Gesù si ritrovano le motivazioni più solide, più profonde e rivoluzionarie di ogni impegno.

Tralaltro chi pensa che la spiritualità non abbia niente a che fare con la politica ha capito poco sia della spiritualità che della politica. Per Giorgio La Pira, il sindaco santo, la politica è l’attività umana più nobile dopo la preghiera.


-Gesù ci ricorda che la politica è costruire fraternità. Nella preghiera per eccellenza, insegna che Dio non è solo “Padre mio”, ma è “Padre nostro”. La accentuazione sul “nostro” è invito a costruire legami di appartenenza e di sostegno reciproco, a costruire la città del NOI. Senza fraternità le rivoluzioni falliscono e la libertà e l’uguaglianza diventano sogni impossibili. La libertà senza fraternità diventa “fare quello che si vuole”, diventa autocelebrazione narcisistica. Per dirla con San Paolo diventa “libertà della carne”. La libertà fraterna è con l’altro, è per l’altro. Non è mai contro l’altro.


L’ uguaglianza senza fraternità ci fa recriminare per quanto “dobbiamo togliere da quello che riteniamo nostro per doverlo dare ad altri”. L’uguaglianza fraterna ci aiuta a non sentirci allo sbaraglio. Ci preserva dal grande dramma della solitudine. Protegge la nostra salute mentale. Ci ricorda che l’avventura umana non si regge su egocentriche autosufficienze, ma su relazioni inter-dipendenti…
-Gesù ci invita a dividere il pane. Dacci il “nostro pane quotidiano” è, infatti, la preghiera che piace a Dio. Non “il mio pane”, ma “il nostro pane” . Non il pane per i prossimi anni, ma il pane quotidiano, solo quello che può sfamarci oggi. Non la sicurezza del pane per sempre, ma il pane che si nutre di fiducia nella vita e nella solidarietà, perché accaparrarci il pane di domani potrebbe, oggi, lasciare altri a stomaco vuoto…
-Gesù ci avverte che gli unici amici che riconosce come tali sono coloro che sfamano, che dissetano, che ospitano, che visitano e assistono malati e carcerati.
Ci ricorda che c’è felicità vera solo dove c’è passione per la giustizia fino a pagare, se è necessario, il prezzo del disprezzo e della persecuzione…
-Gesù raccomanda ai ricchi di mettere a disposizione i loro beni non solo per prendersi cura dei poveri, ma anche per salvare le proprie vite. Perché il bene guarisce innanzitutto coloro che lo fanno. Perché non c’è niente di più concreto e produttivo dell’ altruismo. Perché se sta bene il prossimo che vive con noi, e intorno a noi, stiamo meglio tutti.
-Gesù ci ha fatto fare un salto di civiltà chiedendo che i disabili, i lebbrosi, i mendicanti, non fossero considerati scarti o presi a sassate per essere allontanati dalle città. Ci ha ricordato che i bambini sono il modello da imitare per conservare spontaneità, tenerezza, voglia di giocare.
-Gesù ha, altresi, ricordato che l’uomo non vive solo di pane, ma anche di spiritualità, di parole compassionevoli, della bellezza delle rose, del calore di un focolare dove ritrovarsi, di un lavoro che dà dignità.

Gesù ci ha invitato ad essere profondamente laici rispettando ogni diversità, insegnandoci a dare a Dio e a Cesare quello che è loro dovuto, nel profondo rispetto delle autonomie delle istituzioni civili ed ecclesiali. Senza ateismi di stato e senza teocrazie. Senza contrapposizioni, alimentate clericali e laicisti, tra la città di Dio e la città degli uomini.

Gesù ha elogiato la mitezza che non rinuncia a battersi per la ricerca della verità. La mitezza che custodisce sempre la dignità e l’integrità degli interlocutori e degli avversari. La mitezza che non usa mai le “parole come pallottole” per sporcare, lacerare, denigrare, occultare.

Gesù ha tracciato la via per la vita e ha, per questo, condiviso un nuovo comandamento che ha testimoniato con la sua vita e la sua morte. Un comandamento ancora più grande dell’amare il prossimo come sè stessi: amare come lui ha amato, fino ad offrire la vita per il fratello.
Si, quella di Gesù è politica rivoluzionaria. È invito ad impegnarsi per un sogno. Nessuno di noi ne è mai all’altezza, ma in questo tempo di passioni deboli l’utopia di Gesù, che ha cambiato la storia, può ancora ispirare e salvare il presente e il futuro”


Tonino Solarino e Rosaria Perricone

clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cucina

Lo chef Totò Catania propone: Zuppa di cipolle e crostoni alla tuma persa

Pubblicato

il

Il freddo arriva molto timidamente ma la voglia di buon cibo autunnale lo precede di gran lunga. Avevo una voglia matta di zuppa di cipolle, un classico della cucina francese, ma ne faremo una versione “sicilianizzata”. Cominciamo affettando una quantità spropositata di cipolle, sceglierei la varietà dorata. Dopo aver versato molte lacrime iniziamo a stufare le nostre cipolle col burro. Precedentemente avrete messo a bollire un buon brodo di carne, manzo o pollo, con l’immancabile supporto vegetale degli odori.

Quando il brodo si sarà insaporito per almeno un’oretta potremo iniziare ad usarlo. Quando le cipolle saranno ben appassite (non devono dorare eccessivamente, in caso vi aiutate col brodo), aggiungete un paio di cucchiai di farina e fate tostare un paio di minuti. A questo punto salate, pepate e aggiungete il brodo di carne, mescolate per bene. Aggiungete il brodo poco alla volta fino a quando non avrete la cremosità che desiderate.

È pur sempre una zuppa, dunque il liquido ci vuole, ma una zuppa ben tirata e non troppo brodosa è più goduriosa. Dovrà sobbollire una mezz’oretta. Nel frattempo preparate i crostoni. Delle fette di pane casereccio spolverate con abbondante tuma persa grattugiata, un eccellente formaggio siciliano prodotto dal caseificio Passalacqua, e dritti in forno a dorare sotto il grill. Non vi resta che servire la zuppa di cipolle fumante sormontata dai crostoni al formaggio che si andranno ad inzuppare. Vi assicuro che è una goduria esagerata. Provare per credere.

Chef Totò Catania

Continua a leggere

Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Se io non voglio… razionalmente, potrei volere inconsciamente

Pubblicato

il

Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

La “vittima” non sempre è solo vittima, ma a volte anche carnefice. E viceversa.
Il provocare della vittima consiste nel non tenere in giusto conto il contesto spazio-temporale e culturale in cui si vive, insomma la realtà. C’è un deficit di realtà.
E la realtà umana è fatta anche da diversi tipi di uomini-maschi, uomini sereni e uomini non sereni, di uomini saggi e di uomini fragili, di uomini empatici e di uomini narcisi, di uomini miti e di uomini violenti, di uomini sani di mente e di uomini malati di mente, di uomini felici e di uomini infelici, di uomini tossicodipendenti e di uomini alcolisti, di ludopatici e di polidipendenti…

Realtà complessa, variegata, problematica. Il non volerne tenere conto, immaginando una realtà semplice e lineare di uomini sani, responsabili e tutti uguali, implica un eccesso di individualismo infantile e narciso da parte della vittima. La vita in società è un continuo equilibrio dinamico fra l’Io e il Noi. Un venirci incontro vicendevolmente.
Dare sempre ragione all’Io e torto al Noi oggi è l’ideologia postcapitalista del consumismo illimitato che promuove i desideri individuali e non accetta nessun No da parte del gruppo.
Invece la frase ” io non voglio” e il resto
devono essere inquadrati in un contesto più generale dove la comunicazione non è solo verbale, ma anche e soprattutto non verbale. Bisogna vedere il tono con cui lo dici, il modo come lo dici. La forma può smentire il contenuto. Bisogna valutare di caso in caso. Comunicazione verbale e non verbale. Comunicazione cosciente e non cosciente. Si rafforzano, vanno nella stessa direzione o sono in conflitto e vanno in direzione opposta? Freud e Pirandello sono i riferimenti psicologici e teatrali più pregnanti. E la psicologia americana di Palo Alto ha dato un contributo notevole a capire meglio le relazioni umane, le loro assonanze e le loro contraddizioni.
La comunicazione non verbale passa attraverso l’inconscio che può essere in sintonia o non in sintonia con la coscienza.
Posso dire No con la parola, ma Si con lo sguardo, con gli occhi o con i vestiti o con la gestualità, con il cuore… La vita è sempre contraddittoria e ambivalente.
La coscienza razionale è solo una superficie lievissima della mente umana che è invece un oceano inconscio profondissimo.
La mente, e quindi la personalità, è molto più ricca della coscienza. Se vogliamo far coincidere mente e coscienza torniamo a prima della psicoanalisi, cioè a più di150 anni fa.
Vogliamo negare la psicoanalisi? Vogliamo che la comunicazione non verbale conti meno di zero? Quanti di noi hanno litigato e detto “io non voglio” e poi invece lo hanno fatto, anche ferocemente e selvaggiamente? Il desiderio si nutre del divieto. O piuttosto questo nuovo femminismo vuole imporre una dittatura moralista, noiosa, banale, infantile della coscienza? Regressione e moralismo intrecciati mi sembrano i connotati culturali di questo “delirio” femminista ignorante e/o ipocrita.
(I maschietti femministi? Che pena).

Continua a leggere

Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Interporto: “per uscire dall’impasse, c’è la speranza…”

Pubblicato

il

Dall’Associazione Interporto rappresentata dal dott. Marco Fasulo, riceviamo e pubblichiamo

“La provincia di Caltanissetta, ultima in Italia per reddito pro capite lordo, rappresenta una ferita aperta nel cuore della nostra nazione, un paradosso inaccettabile per un territorio così ricco di risorse naturali, di manodopera altamente specializzata e di posizioni strategiche nel crocevia delle comunicazioni globali.

Questa povertà non è figlia del destino, ma dell’incapacità cronica delle classi dirigenti di valorizzare un patrimonio unico nel suo genere. Eppure, una speranza concreta emerge come una luce in fondo al tunnel: la futura realizzazione di Interporto Gela, una struttura di importanza epocale che promette di trasformare non solo Gela e la Sicilia, ma anche l’Italia intera, proiettandola al centro della comunità economica europea e mondiale.

Grazie alla sua posizione privilegiata, punto di congiunzione naturale tra il Canale di Suez e il Mediterraneo, Interporto Gela rappresenterà la chiave di volta per una rinascita economica, abilitando la realizzazione di infrastrutture portuali avanguardistiche e di un Hub Containers nel Golfo di Gela. Queste opere saranno in grado di attrarre investimenti internazionali, creare migliaia di posti di lavoro e rendere il sistema logistico siciliano e italiano il più potente e competitivo del pianeta.

Con il futuro Ponte sullo Stretto di Messina, opera senza pari al mondo, l’Italia diventerà la piattaforma logistica più ambita del globo, una porta d’accesso privilegiata tra l’Europa, l’Africa e l’Asia, un esempio di innovazione e lungimiranza per le generazioni a venire.Questa visione non è solo un sogno, ma una promessa concreta di cambiamento, un impegno per riscrivere il destino di una provincia e di un popolo, restituendo dignità e prosperità a un territorio troppo a lungo dimenticato. Gela sarà il simbolo della rinascita, la Sicilia il cuore pulsante del Mediterraneo, e l’Italia il faro di sviluppo e modernità per il mondo intero”.

Continua a leggere

Più letti

Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852
Pubblicità