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Cronaca

Furto e incendio in un’abitazione di anziana nissena: 2 misure cautelari

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La Polizia di Stato – Squadra Mobile – ha eseguito, nel corso delle indagini preliminari, due misure cautelari personali emesse, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta, dal Giudice per le Indagini Preliminari.

Ai due indagati è stata applicata rispettivamente la misura cautelare degli arresti domiciliari e quella dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, in quanto gravemente indiziati per i reati di incendio e furto in abitazione aggravato in concorso.

I fatti risalgono al mese di ottobre dello scorso anno, quando personale della Questura e dei Vigili del Fuoco è intervenuto presso un’abitazione ubicata in una via del centro in seguito alla segnalazione di un incendio.

Le indagini, sin da subito, hanno evidenziato la natura dolosa dell’atto incendiario, sviluppatosi in un’area centrale ad alta densità abitativa e che non ha provocato danni più gravi soltanto grazie al tempestivo intervento dei soccorsi.

L’attività d’indagine, sviluppatasi e conclusasi nell’arco di alcuni mesi, ha consentito di acquisire diversi riscontri in ordine alle condotte contestate ai due soggetti, uno dei quali peraltro dichiarato non punibile per la condotta di furto aggravato in abitazione di una significativa somma di denaro, considerato che l’anziana donna, vittima dell’atto delittuoso, è la nonna dell’indagato.

Al termine dell’attività investigativa, la Procura della Repubblica di Caltanissetta, valutati i gravi indizi di colpevolezza raccolti dalla Polizia di Stato, ha richiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di uno degli indagati mentre, per il secondo, è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, per i reati di incendio e furto in abitazione aggravato in concorso.

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Cronaca

Sparatoria dopo rissa in discoteca, gelese in manette

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Un gelese di 27 anni, è stato arrestato dai Carabinieri del Reparto Territoriale, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere: il ragazzo è ritenuto responsabile di porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione. La misura, emessa dal Tribunale di Gela su richiesta della locale Procura della Repubblica, trae origine dalle investigazioni avviate dai Carabinieri a seguito di una sparatoria avvenuta a Gela la scorsa estate. In particolare, la notte del 28 luglio scorso, i militari dell’Arma erano intervenuti nei pressi di un’area di servizio, dove un 33enne era stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco rimanendo ferito agli arti inferiori.

I carabinieri, giunti sul posto, rivenivano nelle vicinanze del luogo dell’evento una pistola calibro 22 con matricola abrasa, utilizzata per la sparatoria.Le successive indagini hanno consentito di accertare che il ferimento a colpi d’arma da fuoco sia scaturito da una precedente rissa, avvenuta poco prima all’interno di una discoteca cittadina, che avrebbe visto coinvolti sia l’odierno arrestato che la vittima.Sulla base degli elementi acquisiti nel corso delle investigazioni, a carico dell’indagato sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza, in relazione ai quali l’Autorità Giudiziaria ha emesso il provvedimento restrittivo eseguito dai militari. Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale di Gela, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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Mini car dentro un fossato in via Butera

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Finisce dentro un fossato una mini car Ami. L’incidente che ha coinvolto l’auto di piccole dimensioni si è verificato lungo la via Butera.

Sul posto sono giunti prontamente i soccorsi

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Maxi blitz contro il narcotraffico, affari con la Stidda gelese

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Avevano un forte legame con la Stidda gelese, con cui facevano affari, le 45 persone indagate nell’ambito di una maxi operazione contro il traffico internazionale di droga, operata dalla Polizia sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia. Trenta gli arrestati reclusi in carcere, dodici ai domiciliari e tre destinatari di misure restrittive alternative.

L’inchiesta ha portato anche all’esecuzione di numerose perquisizioni su vasta scala. Gli inquirenti hanno scoperto un sistema strutturato per l’importazione di droga dal Sudamerica, dal Marocco e dall’Olanda. Le sostanze venivano poi distribuite dalla provincia di Brescia su tutto il territorio nazionale. Individuato a Cussago, in provincia di Brescia, un laboratorio per lo stoccaggio della cocaina. Oltre alla Stidda gelese, i narcotrafficanti avevano rapporti con le famiglie mafiose palermitane di Santa Maria di Gesù, Porta Nuova e Partinico-San Giuseppe Jato, il clan di Villaseta nell’agrigentino, quelle napoletane, i Contini dell’Arenaccia e gli Orlando-Polverino-Nuvoletta di Marano di Napoli e le famiglie Nirta e Strangio di San Luca, in Calabria.

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