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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Fiab sulla sicurezza stradale: “questa condizione è ormai insostenibile!”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota della Fiab a firma del presidente Emanuele Iudici sul tema della sicurezza stradale

“L’ennesimo sinistro che vede coinvolti degli utenti deboli della strada ci spinge ancora una volta a chiedere maggiori interventi a tutela di chi vive sotto la costante minaccia creata dalle troppe auto in circolazione.

Due bambini in bici investiti da un’automobilista in una delle vie principali della città ci dicono come ad oggi la mobilità sia negata a chi si muove con mezzi diversi dall’auto. Un pedone, un ciclista, vivono sotto la costante paura che un’automobilista distratto o che procede a velocità sostenuta possa investirli. Questa condizione è ormai insostenibile.

Fiab è vicina alle famiglie dei bambini investiti e auspica che i piccoli possano riprendersi il più presto possibile. Al contempo chiede all’amministrazione comunale di intervenire tempestivamente sulla viabilità cittadina, promuovendo un generale abbassamento dei limiti nelle arterie cittadine a 30 o 20 km/h, realizzando concreti interventi di moderazione del traffico, come, a titolo di esempio, dossi, passaggi pedonali rialzati, isole salvagente, restringimenti di carreggiata, puntando ad una maggiore estensione delle aree pedonali e delle zone a traffico limitato. La riduzione della velocità delle auto e della loro circolazione, anche con un potenziamento concreto del servizio di trasporto pubblico, diventano obiettivi fondamentali affinchè la sicurezza di tutti gli utenti che sulla strada sono più vulnerabili possa essere qualcosa di reale.

In tal senso Fiab si rende sempre disponibile al dialogo per fornire un contributo fattivo in tal senso”.  

      

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Proposta “Riciclo totale”, lettera aperta al ministro Pichetto Fratin

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Da Margherita Bologna, ex giornalista scientifica, ricercatrice ed esperta nuove tecnologie per gestire i rifiuti, riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta al ministro Mase Pichetto Fratin sul Piano rifiuti della Regione Sicilia.

“Con due pec (8 maggio 2024 e 3 giugno 2024) indirizzate al Commissario ai rifiuti della regione Sicilia Renato Schifani e al Dipartimento acqua e rifiuti della Regione, ho inviato due proposte alternative ai due inceneritori con recupero energetico previsti nel Piano rifiuti della regione Sicilia recentemente approvato. Entrambe le proposte prevedono la suddivisione della regione Sicilia in sette distretti del riciclo nei quali collocare gli impianti per trattare le diverse tipologie dei rifiuti come gli urbani indifferenziati, i raee, il car fluff, i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade, i rifiuti ospedalieri ed anche i centri per il recupero e riciclo dei materiali componenti i materassi, gli ingombranti, ecc.

“Per la chiusura del ciclo sia dei rifiuti urbani che degli speciali, entrambe le proposte  inviate includono un impianto di pirolisi che scinde i legami molecolari delle catene di polimeri caratterizzanti i rifiuti da trattare, in un ambiente totalmente privo di ossigeno e, pertanto, senza produrre emissioni.  Le due differenti proposte inviate  riguardano unicamente la modalità di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati .La prima di queste comprende un impianto innovativo di selezione degli RSU sul tipo di quello realizzato a Tripoli in Grecia, mentre la seconda prevede la ristrutturazione degli impianti di trattamento meccanico biologico in uso, eliminando la tritovagliatura e separando l’organico dal secco con un vaglio efficace che consente il massimo recupero dei materiali secchi riciclabili. Successivamente questi sono recuperati in un impianto innovativo di selezione del multimateriale sul tipo di quello realizzato in Francia nel 2019 in sole 14 settimane! 

“Tuttavia nel Piano Rifiuti approvato dal commissario Schifani, la realizzazione degli impianti che ho proposto si ferma alla ristrutturazione dei tmb ora rinominati  “Piattaforme” quindi, tralascia  tutte le  soluzioni prospettate per lo sviluppo dell’economia circolare ed anche quella degli impianti di pirolisi per la chiusura del ciclo sia dei rifiuti urbani che speciali, impianti sicuramente troppo “pericolosi” non certo per la tecnologia in se stessa ma perché avrebbero ostacolato la realizzazione dei due inceneritori da 300.000t previsti. Così sono cadute nell’oblio sia le due pec inviate al Commissario Schifani sia la pec del 5 giugno scorso con la quale ho inoltrato a Lei, Ministro, le mie proposte alternative ai due inceneritori con recupero energetico previsti per la Sicilia! Eppure, per significarLe quanta importanza abbia per me risolvere l’annoso problema dei rifiuti in quest’isola, quest’anno, in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini, Le ho consegnato personalmente le stesse proposte alternative che Le ho inviato via pec. 

“Ora, signor Ministro P. Fratin Le chiedo di prendere atto che l’economia circolare non si sviluppa gettando indiscriminatamente i rifiuti in due forni ricavandone poca energia ma adottando in via prioritaria le tecnologie specifiche che consentono di riciclare le diverse tipologie di rifiuti!  Inoltre Lei saprà che  l’impianto di pirolisi contenuto nella mia proposta è modularequindi l’adozione di questa tecnologia, a differenza dei due inceneritori con recupero energetico previsti, permette di rispettare il principio di prossimità senza penalizzare i territori più distanti”.

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Gelesi internati dai nazisti nei campi di concentramento

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Dallo storico Nuccio Mulè, riceviamo e pubblichiamo

Lunedì 27 gennaio, giorno della memoria in ricordo delle vittime nei campi di concentramento nazisti; giorno che sotto certi aspetti è legato al contesto della comunità gelese. Infatti, anche a Gela, su quasi 3.300 richiamati alle armi di cui si ha notizia, ci sono stati ben 242 militari che durante gli eventi bellici dell’ultima guerra sono stati catturati dai tedeschi e internati nei campi di concentramento in Germania, i cosiddetti prigionieri I.M.I. (Internati Militari Italiani ovvero Italienische Militärinternierten) che furono anche privati della tutela internazionale oltre ad esser stati costretti sia al lavoro forzato nelle città bombardate dagli Alleati sia ad essere a servizio della Wehrmacht e della Luftwaffe tedesche; e comunque quasi tutti scampati all’olocausto. Di Imi fece parte anche il Prof. Virgilio Argento (nella foto)

Degli 810.000 militari italiani internati dopo l’armistizio, 94.000 preferirono alla cattura la RSI o le SS italiane, con 14.000 come combattenti o 80.000 come ausiliari. Quindi, oltre 600.000 I.M.I., nonostante le sofferenze e il trattamento disumano subito nei lager, rimasero fedeli al giuramento alla Patria e scelsero di resistere e dire “No” alla Repubblica Sociale Italiana. Nel 1941 altre migliaia di soldati italiani furono mandati a combattere; in particolare 230.000 militari fecero parte dell’8ª Armata Italiana ARM.I.R. inviata in Russia, con 114.520 militari tra morti e dispersi; ed ancora trentacinque divisioni furono inviate nei Balcani dove avvenne una tragedia nazionale per troppo tempo ignorata con un’eliminazione di massa di nostri soldati, che si ritrovarono intrappolate tra Jugoslavia, Albania e Grecia; accadde proprio in Grecia l’eccidio dei soldati della Div. “Acqui” che fecero la scelta di combattere a Cefalonia e a Corfù contro gli stessi ex alleati tedeschi dopo l’armistizio; tra essi vi erano cinque gelesi tra cui Orazio Marinelli (nella foto)

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“La Chiesa oggi? Handicappata e lebbrosa!”

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Dall’architetto Roberto Loggia, riceviamo e pubblichiamo 

No cari amici lettori, non si tratta di affermazioni dell’ultimo ateo anticlericale, bensì é uno dei massimi prelati contemporanei a definire la Chiesa di oggi in questo modo: Robert Sarah (nella foto) 79 anni, guineano, Arcivescovo e Cardinale, e dal 2021 Prefetto Emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. La vicenda fa riferimento all’intervista fatta al Monsignore da Riccardo Cascioli, Direttore de “La Nuova Bussola Quotidiana”, lunedì scorso a Milano, in occasione della presentazione del suo libro “Dio esiste?

Il grido dell’uomo che chiede salvezza”. Cascioli, riferendosi evidentemente alla voce che si leva man mano ma con potenza nella Chiesa, secondo cui Papa Francesco non sarebbe (mai stato validamente eletto) Papa in ragione del fatto che Benedetto XVI volutamente non si sarebbe mai validamente dimesso, chiede al Cardinale: “Nella confusione che c’è oggi nella Chiesa molti fedeli, anche ben intenzionati, cominciano a reagire emotivamente e seguono improvvisati profeti di nuove chiese e dicono ‘il Papa non c’è’ o ‘Non c’è stato da tanto tempo’ e altre cose del genere. Cosa dire a queste persone?

Come richiamarle a quella che è la missione vera della Chiesa e all’unica vera Chiesa?”. Il Cardinale, a questa precisa domanda, anziché assicurare a chiare lettere che il Papa c’è e c’è da quando è stato eletto Papa Frrancesco nel 2013 – com’era stato implicitamente invitato a fare da Cascioli – del tutto inaspettatamente afferma: “Comunque anche se la Chiesa oggi è un pò handicappata, anche (se) la mia mamma è lebbrosa, non può lasciarla, devo rimanere con lei. Devo amarla. Uscire dalla Chiesa per pretendere di essere nella verità è una falsa scelta. Io chiedo alla gente di rimanere nella Chiesa, una sola Chiesa, quella di Gesù Cristo e ascoltare la Sua Parola. Gesù Cristo ha detto: ‘sarò con voi fino alla fine del mondo’. Dobbiamo seguire Cristo.

L’uomo è debole che sia Sacerdote, che sia Vescovo, che sia Cardinale, che sia Papa, è un uomo debole. Ma per fuggire da questa debolezza dobbiamo seguire Cristo che non tradisce nessuno. La Sua Parola rimane per sempre, anche uno iota non può essere cancellato. E dunque penso che l’unica parola che devo dire a questi che sono in disagio, non sanno più…di rimanere nella Chiesa, la Nostra Madre perché Cristo rimane dentro, perché ha detto ‘sono con voi sino alla fine del mondo’. I problemi ci sono sempre stati nella Chiesa, dall’inizio, e poi sono stati risolti. Dunque rimaniamo nella Chiesa, preghiamo soprattutto, preghiamo perché il Signore illumini la Sua Chiesa, che la Chiesa rimanga Lumen gentium, la Luce del mondo”. 

Sarah, invero sorprendentemente, non soltanto non pare smentire coloro i quali asseriscono che il Papa non c’è (e che verosimilmente Cascioli avrebbe voluto stigmatizzati) ma addirittura pare riconoscere la sussistenza del problema, comprendere il disagio di chi ha compreso ed invitarlo a rimanere nella Chiesa esercitando le virtù della pazienza e della fede in attesa della sua soluzione.

 Tra l’altro il Cardinale riconosce, sua sponte, l’esistenza di un grave male interno alla Chiesa (la lebbra) di cui Cascioli nemmeno aveva fatto menzione, visto che si era limitato a parlare di confusione ed aveva anzi indicato nella Chiesa attuale l’“unica vera Chiesa”. Questo messaggio pare essere affermato dal Cardinale con chiarezza e quindi chi ne esce sostanzialmente contraddetto, alla fine, pare essere proprio Cascioli e proprio in ordine al presupposto posto a fondamento della sua domanda (che il Papa ci sia).  Se le parole hanno un loro peso e questo peso, come si suol dire, è proporzionale alla caratura di chi le proferisce, gli aggettivi handicappata e lebbrosa, adoperati dal Cardinale nel descrivere la Chiesa contemporanea, devono avere un loro preciso significato; non possono essere il frutto di un errore o di una sconsideratezza e devono, per converso, contenere ed esprimere un significato più profondo di quello che estemporaneamente si può cogliere di primo acchito. 

Per comprendere in profondità non ci rimane quindi che consultare il vocabolario. Al termine handicappato sono attribuiti essenzialmente due significati: la prima accezione è quella di un soggetto che si trova in situazione di svantaggio competitivo rispetto ad altri e la seconda, invece, di un soggetto oggettivamente affetto da una menomazione fisica o psichica.  Nel nostro caso non può che trattarsi del secondo significato: il primo è difatti escluso per la semplice ragione che la Chiesa, per sua natura, non può essere ritenuta in competizione con nessuno. La Chiesa di oggi sarebbe quindi affetta da una menomazione; il suo Corpo difetterebbe di una qualche sua parte. Che sia appunto il Papa? L’ipotesi non è di certo peregrina e vista la strettissima connessione fra l’affermazione del Cardinale e la domanda da cui era essa scaturita, pare anzi essere quella più accreditata.

 E adesso veniamo al secondo aggettivo (lebbrosa). Il Treccani ci indica anche in questo caso due significati che possono, entrambi, riferirsi alle dichiarazioni di Sarah: persona malata (di lebbra) o, figurativamente, che per essersi macchiata di una colpa grave risulta invisa e quindi evitata da molti. In questo caso la comprensione però non è univoca in quanto si hanno due significati che possono ritenersi tutti e due pertinenti rispetto alle affermazioni di Sarah: ciascuno potrà quindi trarre la conclusione che riterrà più adeguata. Chi scrive ritiene che il Cardinale abbia voluto adoperare un termine così “forte”, e decisamente controtendenza, proprio per significare entrambe le accezioni: la colpa grave potrebbe consistere nei complotti che avrebbero portato a designare, seppur invalidamente, Bergoglio come Pontefice – e di cui, si rimarca, si cenna anche nel suo libro “El Sucesor” – e la malattia invece nell’effetto dell’operato di quest’ultimo come espressione di quella fronda non autenticamente evangelica operante all’interno della Chiesa di cui parlano alcuni e che potrebbe risultare riconoscibile, nel parlare del Cardinale, negli ’“uomini deboli” (compresi sacerdoti e prelati) che paiono essere indicati come causa del “problema”. “I problemi ci sono sempre stati nella Chiesa, dall’inizio, e poi sono stati risolti” assicura Sarah. 

Dobbiamo ritenere quindi che egli abbia riconosciuto l’esistenza del problema oggetto della domanda che gli era stata rivolta da Cascioli e quindi che oggi la Chiesa sia senza Papa? Dobbiamo forse pensare che alla base di tale anomalia ci sia un male (la lebbra) che oggi affligge la Chiesa? Senza voler trarre conclusioni di sorta e senza voler puntar il dito contro nessuno, tantomeno verso Papa Francesco, non possiamo però esimerci dall’osservare che rispetto alle affermazioni del Cardinale Sarah ed alla gravità del male a cui allude, urgerebbe chiarezza; quella “chiarità” che sarebbe dovuta al popolo di Dio ed alla stessa Chiesa come atto di Verità e Carità urgente e ora necessario alla sua salvezza (di lebbra si muore). 

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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