Il rischio di inciampare nel linguaggio politichese della retorica vanificando il tema, quando si parla del tema del lavoro è dietro l’angolo, ma questo tempo impone una riflessione che non posso esimermi dal fare. Nell’ultimo studio condotto dagli analisti del settore, la Sicilia unitamente ad altre 4 Regioni, risulta essere la Regione con il più basso tasso di occupazione, la sempre eterna maglia nera del primato della disoccupazione purtroppo. Il tema che nel tempo è stato trattato da ogni angolazione possibile, spesso più come argomento a piacere o attira consenso che come centro della dignità dell’uomo e della donna, di fatto rimane un tema tristemente sempre aperto anche per gli uomini e le donne di Gela che, di fatto, subiscono l’influsso devastante , sul piano della dignità, del lavoro che manca. L’ho detto più volte, il settore dello sviluppo economico che in questi anni ha intercettato numerosi finanziamenti, potrebbe risultare un incubatore straordinario di finanziamenti a perdere laddove non si compisse la profonda trasformazione, sul piano della occupazione e della dignità dell’esistenza, laddove non si creassero le condizioni occupazionali adeguate a sostegno dei lavoratori o di chi, ancora, lavoratore non è e delle imprese che nonostante gli anni bui ancora credono ed investono nel nostro territorio. Ben venga ogni giornata che ci ricorda che il tema è ancora tristemente aperto e ben venga ogni sforzo compiuto dalla politica. Nel tempo, questo territorio e con lui i suoi abitanti, inutile nasconderlo, hanno perso la speranza di una vita che non fosse ad intermittenza , che si accendesse e si spegnesse a fronte di quelle volte in cui è possibile “arrivare alla fine del mese”. Creare le condizioni occupazionali, a prescindere dal settore che seguo, vuol dire solo questo: lavorare perché ogni finanziamento o ogni procedura seguita, sia messaggero di un ingranaggio che si sblocca e crei e punti alla qualità del livello occupazionale che, magari da troppo tempo non arrivano alla fine del mese. Lo sbocco delle numerose autorizzazioni , a solo titolo di esempio, gestite sul piano locale, vedasi Argo Cassiopea o lo stesso incontro di giorno 5 Maggio, peraltro il primo pubblico, con il Commissario delle Zes Alessandro di Graziano potrebbe ,come mi auguro e come sarà mio impegno ,velocizzare procedure di cui, di fatto, la Città non ha mai smesso di aver bisogno trattandosi di valvole economiche che favoriscono investimenti e quindi lavoro e certamente serenità per le famiglie gelesi. In questa ottica, che mira alla creazione di opportunità e di occupazione ,sempre vivo è certamente il tema dello Yard Industriale il quale, a cascata , potrebbe veder favorita la sua creazione, proprio da uno strumento come le Zes e soprattutto a seguito dell’inserimento della città di Gela all’interno dell’Autorità Portuale della Sicilia Occidentale. Non è un tema da sottovalutare in termini occupazionali e di sviluppo economico, specie se si vuole ufficialmente volgere lo sguardo da una condizione triste e reale del lavoro che manca a quella ,invece, che si addice alla politica che è sempre la creazione di opportunità.
L’Assessore allo Sviluppo Economico Terenziano di Stefano
Dallo storico Nuccio Mulè riceviamo e pubblichiamo
E’ da pochi anni che la storiografia italiana sta mettendo in luce il tragico evento delle Foibe, cavità naturali presenti sull’altipiano alle spalle di Trieste e dell’Istria, dove i partigiani di Tito, i titini, vi gettarono migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, alcune ancora vive; tutte colpevoli di essere italiane o contrarie al regime comunista, un avvenimento purtroppo sotto certi aspetti ancora oscuro nella piena sua contezza della storia contemporanea.
Nel 2005 il Parlamento italiano ha scelto il 10 febbraio come giornata del ricordo per commemorare l’olocausto degli Italiani dell’Istria e della Dalmazia, anche se altri lo hanno considerato come solo una conseguenza o una vendetta, derivata da venti anni di fascismo con le persecuzioni fasciste antislave nella regione di confine. Il dramma delle foibe a danno di militari e civili italiani, dapprima nell’autunno del 1943 e successivamente nella primavera del 1945, rappresenta tutta una storia di tragedie, di morti e di sofferenze, una storia vissuta oltre dai soldati, mandati allo sbaraglio e alla morte dal regime fascista, anche dalla popolazione civile soprattutto nelle carceri e nei campi di concentramento jugoslavi. Di seguito i nominativi di sei gelesi (di cui tre carabinieri) che furono allora vittime della vendetta dei titini jugoslavi:
Paolo Corfù, nato a Terranova di Sicilia il 14 aprile 1920. Carabiniere aggregato al 2° Rgt. Fanteria della Miliza Difesa Territoriale, deceduto per infoibamento l’11 giugno 1944 nel villaggio Pisino a Pedena d’Istria (Croazia) una volta in provincia di Pola;
Salvatore Fasulo di Luigi. Nato a Terranova di Sicilia il 2 marzo 1906. Maresciallo dei Carabinieri in Jugoslavia aggregato al 1° Rgt. Fanteria “Trieste”, arrestato il 30 aprile 1945 e tradotto in un campo di internamento a Susak, una piccola isola del nord dell’Adriatico. Disperso, probabilmente soppresso dai titini il 31 dicembre 1945;
Giovanni Spurio di Luigi. Nato il 7 maggio 1908 ad Ascoli Piceno e residente a Terranova di Sicilia. Carabiniere della Guardia Nazionale Repubblicana a Zara. Disperso il 18 novembre 1944 a Vis Isola di Lissa in Dalmazia probabilmente soppresso dai titini;
Giovanni Licata, nato a Terranova di Sicilia il 15 settembre 1893. Soldato sul fronte jugoslavo deceduto il 14 maggio 1943. Probabilmente deceduto per infoibamento e sepolto in Jugoslavia;
Biagio Minardi di Giovanni e di Francesca Tuvè. Nato a Terranova di Sicilia il 19 giugno 1915. Deceduto il 25 giugno 1943, probabilmente per infoibamento, in Iugoslavia;
Emanuele Mauro di Giovanni. Nato a Terranova di Sicilia nel 1923. Arrestato a Monfalcone l’8 maggio 1945 e deportato nell’ospedale militare del Seminario Minore a Gorizia. E’ presente nella lista “Ritornati” di oltre 1.000 deportati e infoibati di Gorizia.
Dal nostro lettore Alessandro Guarnera, riceviamo e pubblichiamo
Ha passato indenne l’epoca Messinese e Greco. Sta resistendo con tenacia a Di Stefano. Terranova di Sicilia, 2025. La chiameremo Davide, come il personaggio che con Golia accende la nostra fantasia … Ed il nostro Davide effettivamente a tutt’oggi vince contro quel Golia dei Filistei rappresentato dalle Amministrazioni Comunali che si susseguono nel tempo. Verrebbe da imprecare in tutte le lingue del mondo e solo per non essere tacciato di facchineria vi risparmio nero su bianco la giusta parolaccia da affibbiare al Signor Golia. Sappiate comunque che è la peggiore parolaccia che vi sta passando in mente leggendomi. Ma torniamo al nostro piccolo eroe, Davide, una buca di pochi centimetri presente in prossimità di un quartiere residenziale di Terranova di Sicilia e più precisamente nel quartiere Marchitello. La piccola buca fa la sua comparsa in prossimità di un tombino in ferro ed inizia a crescere pian piano circondata da festanti bambini che giocano a calcio, da auto in transito, clacson e signore che allegramente si recano al mercato settimanale.
Davide cresce in armonia e felicità e vani sono i tentativi dei residenti di segnalarne verbalmente la presenza. Nessuno interviene. Si passa alle maniere forti, le tanto temute pec all’amministrazione Comunale. Nessuna risposta, solo parole parole parole come nelle migliori canzoni. Pastoie burocratiche, collaudi, scaricabarile di responsabilità, tutte cose che oggi come ieri il Golia di turno ci racconterà per tentare invano di nascondere la sua grande debolezza ed impotenza. Ma giù la maschera, il piccolo Davide continua a crescere, giorno dopo giorno, si sgretola , si sfalda, si arrugginisce, rendendo ridicolo un Golia ormai in balia di una piccola buca che diventa un fosso e poi una voragine. Passano gli anni, e dall’allegria Messinese si arrivò all’epoca del mesozoico, durante la quale si formarono le zone paludose e governava un Greco. Tra la pioggia e gli affluenti, una sirena blu del corpo di polizia municipale con al seguito figure chiamate “manutentori comunali” intervennero posizionando una recinzione in ferro e nastro segnaletica in onore dell’eroe Davide. Si formo’ una specie di tempio esempio di scempio. Il nostro eroe rinchiuso nel suo tempio, luogo sede degna di rispetto o di venerazione, diviene luogo di contemplazione e riflessione. Ma tornando alla parte meno culturale di questa vicenda direi ai Golia di turno di vergognarsi e non cercare scuse all’interno della macchina amministrativa che governano perché alla decenza c’è un limite invalicabile che è il rispetto dei cittadini.
Parole di fuoco, il cui contenuto è noto a tutti. Fiumi di parole sono state scritte, centinaia di servizi giornalistici locali e nazionali con un unico denominatore: l’erogazione dell’acqua a Gela si paga a peso d’oro. Per un bene, peraltro, prodotto dalla natura. Ma la politica sta a guardare. Anzi ha pure firmato il contratto capestro circa 15 anni fa , e non ci pensa proprio a risolverlo.
Gran Sicilia, sezione “G. Corrao”- Gela col Paolo Scicolone, segretario Nazionale Gran Sicilia provano a dire ancora una volta: “il re è nudo”, per tentare di svegliare la politica. Ecco cosa scrive:
“La verità, evidente a tutti, è che una società privata, Caltaqua, e la matrigna partecipata Sicilacque, godono di ampia protezione politica.
Società che operano in assoluta difformità rispetto ad accordi contrattuali e a etiche sociali e professionali si permettono, dopo più di 18 anni di gestione, di accampare scuse o, peggio ancora, non accamparne affatto, per giustificare l’ingiustificabile e persino l’immorale. Forniture a singhiozzo, acqua di pessima qualità, lavori fatti male o mai fatti, (vedi la ormai storica buca di via Magellano, in foto), rotture e manutenzioni inefficaci, soldi pubblici mal spesi, assistenza agli utenti nulla.
Se qualche privato avesse dato la gestione di un proprio servizio aziendale ad una società che lavora con gli stessi criteri e con questi risultati non soltanto sarebbe intervenuto da tempo con l’interruzione dei rapporti, ma avrebbe chiesto un importante risarcimento per danni.Ma stiamo parlando di Sicilacque e Caltaqua. Una a partecipazione Regionale, con la regione Siciliana che non trova il coraggio di punire se stessa, l’altra a partecipazione partitica non dichiarata.Il controllo sul servizio nel territorio spetta all’ATI, assemblea territoriale idrica, composta dai Sindaci della provincia.
Non si sa che controllo stia esercitando, visto che si continua, impuniti, ad operare a danno degli utenti. Danno enorme dal punto di vista economico non solo per le altissime tariffe ma per i costi extra che ogni famiglia deve sobbarcarsi per l’approvvigionamento di acqua potabile imbottigliata e con autobotti.Le tariffe sono altissime. Le dovrebbe stabilire l’ATI. Sulla base di cosa? di un documento che si chiama PIANO d’AMBITO che è il cuore della gestione del servizio idrico integrato e nasce dal principio che solo la conoscenza dell’esistente può consentire l’attivazione di strategie idonee al superamento delle criticità, alla risoluzione del problema e al rispetto delle normative.
A che serve questo documento, che andrebbe continuamente aggiornato? cosa prevede? Deve contenere la ricognizione delle strutture, il programma degli interventi, il modello gestionale ed organizzativo del servizio, il piano economico e finanziario.Il Piano d’Ambito è inoltre lo strumento di pianificazione a supporto della definizione della tariffa annua.In provincia di Caltanissetta non abbiamo notizie di questo documento dal 2003.
Ancora non c’erano né Siciliacque né Caltaqua. Vorremmo capire come si stabiliscono le tariffe qui.Noi di Gran Sicilia lo abbiamo chiesto questo documento. Sia informalmente, a Sindaco ed assessore, sia ufficialmente, con PEC, all’ATI e al comune di Gela.Nessuna risposta. Non abbiamo mai avuto risposte alle nostre PEC. Due mesi dopo abbiamo segnalato la mancata risposta alle PEC al governo Nazionale. Anche qui nessuna risposta. Sono passati altri due mesi.Anni addietro la Regione ha nominato una commissione tecnica per valutare il servizio. Abbiamo chiesto, sia a voce, sia a mezzo PEC i verbali delle riunioni della commissione e la relazione finale. Niente. Silenzio. (anche questo è un disservizio)La verità è che c’è un sistema, pubblico-privato, che nasconde verità ai cittadini e protegge interessi dei privati. Il disservizio, spesso addebitato a sfortunate casualità o crisi climatiche è dovuto ad inadempienze politiche, gestionali, contrattuali.Chi vuole saperne di più ed agire anche per vie legali trova porte chiuse da parte delle istituzioni.Noi siamo riusciti a saperne tanto grazie all’instancabile lavoro del dott. Salvatore Licari, che ha prodotto copiosa documentazione su inadempienze contrattuali sia degli enti gestori, sia dell’ATI, quindi dei Sindaci, sia della Regione, che abbiamo messo a disposizione di quei politici che hanno promesso la soluzione del problema e la risoluzione dei rapporti con Caltaqua. Ancora una volta siamo stati allontanati. Nessun rappresentante locale, di nessun partito ha avuto voglia di adoperarsi in tal senso. Tutti complici, tutti amici, tutti contro gli utenti”.