La leggenda narra che subito dopo la conquista della Gallia da parte dell’impero romano, venne organizzato un banchetto luculliano per celebrare la grande impresa bellica di Giulio Cesare e dei suoi generali. Per compiacere i palati dei gaudenti ospiti, i cuochi indigeni si affaccendarono in mille preparazioni, tra cui una delle pietanze di cui i romani andavano più ghiotti: gli asparagi.
I romani ritenevano che l’asparago possedesse delle benefiche proprietà curative in grado di rigenerare il corpo umano e ridargli nuova linfa, quale pietanza migliore dunque per rigenerare le stanche membra dopo un’epica battaglia?
Giunse il momento tanto atteso della cena, il momento degli squisiti asparagi. Lo chef portò gli asparagi al tavolo, proprio al cospetto dell’imperatore Giulio Cesare, accompagnato da un diplomatico romano che aveva il compito di tradurre la descrizione della pietanza: asparagi al burro!
Guardando la reazione schifata dei generali, lo chef pensò che quella sarebbe stata la sua ultima cena, all’epoca una vita valeva poco, si diventava schiavi per molto meno, rovinare la cena all’invasore di Roma poteva costargli veramente moltissimo, e si sentì spacciato. Tuttavia non capiva, cosa poteva essere andato storto in un piatto di asparagi al burro!
I romani erano soliti mangiare gli asparagi con l’olio d’oliva, a quei tempi, nell’antica Roma, il burro era considerato un unguento per il corpo, per lubrificare il corpo dei lottatori, ecco il motivo dell’improvvisa reazione disgustata dei militari romani. Nella Gallia, invece, il burro era uno dei condimenti tradizionali più usati.
L’imperatore Giulio Cesare, per risolvere la spiacevole impasse che si era venuta a creare, abile diplomatico oltre che eccellente stratega di guerra, se ne uscì con una frase destinata ad entrare nella storia: “de gustibus non disputandum est”. Letteralmente significa “sui gusti non si deve discutere”, per affermare che i gusti sono soggettivi e ognuno ha diritto ad avere i suoi, per quanto strani possano sembrare ad altri.
Con quella frase “mitica” lo chef venne sì redarguito, ma allo stesso tempo venne risparmiato, gli venne salvata la pelle. Con grande classe.
Chef Totò Catania