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Daniele Cacciuolo celebra l’Etna e il Vesuvio con la sua pizza contemporanea “Gambero fiorato”

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Daniele Cacciuolo, il pizzaiolo napoletano trapiantato a Gela, due spicchi Gambero Rosso, omaggia le sue città del cuore con la pizza contemporanea “Gambero fiorato” dall’Etna al Vesuvio, che “abbraccia” la Campania e la Sicilia. Gli ingredienti sono un tripudio di sapori: salsa di piennolo giallo del Vesuvio in cottura e in uscita stracciata di bufala campana D.O.P, tartare di gambero rosso di Mazara, buccia di limone di Sorrento, pepe nero, fiori edili commestibili. Per concludere, olio nocellara Etnea. L’ha ideata Daniele Cacciuolo, l’affermato pizzaiolo di Napoli, complici i suoi due grandi amori: la moglie Marzia e la pizza.

L’obiettivo: diffondere la sua sapienza nel mondo della lievitazione naturale. L’estro e la determinazione l’hanno portato in pochi anni a una piena affermazione, a partire dal riconoscimento dei due spicchi della guida del Gambero Rosso, passando dalla presenza a Casa Sanremo, fino ad alcune partecipazioni televisive. Inoltre, il suo locale è stato nominato Migliore Pizzeria di Sicilia 2022 per All Food Sicily. «Il segreto della mia pizza contemporanea – spiega Cacciuolo – è che si ispira alla tradizionale pizza napoletana. Impiego farine di tipo 0 e tecnica dell’impasto diretto con almeno 48 ore di lievitazione. La media idratazione è al 65% e mi permette di preparare un impasto elastico, gustoso e di qualità, che si può lavorare con grande facilità».

Nel menù ci sono i piatti tipici della tradizione napoletana, ma anche pietanze innovative. Cacciuolo in cucina vuole ottenere sempre la ricetta perfetta nell’abbinamento di prodotti locali appositamente selezionati. Il servizio è curato dalla moglie Marzia, con l’obiettivo di far sentire il cliente a “casa”. Cacciuolo, 33 anni, è figlio d’arte, il papà è stato il suo maestro e la famiglia vanta un’esperienza trentennale nella ristorazione. Da bambino le sue giornate si alternavano tra i banchi di scuola e la pizzeria di famiglia. Persegue il suo sogno e lo corona in Sicilia. Nel 2016 apre la pizzeria “La Bella Napoli” sul lungomare di Gela, insieme a sua moglie Marzia Cremone, spalla indispensabile con il suo lavoro in sala e nell’accoglienza.

Poi, nel 2024, dopo premi e riconoscimenti per le sue innovazioni nella lievitazione, inaugura “Daniele Cacciuolo pizzeria e bistrot”, un nuovo locale, raffinato e confortevole. «Per tutti la pizza è acqua, lievito e farina – ribadisce Cacciuolo – ma non basta. La pizza per me è acqua, lievito, farina, con l’aggiunta di un ingrediente fondamentale che è il cuore, perché quando sforno una pizza non sto sfornando solo un cibo, ma sto regalando un sorriso. Nel mio locale non si viene solo per “sfamarsi”, ma per vivere un viaggio sensoriale che abbraccia tutti i sensi. Ad esempio, nel mio locale ho predisposto dopo un attento studio con dei professionisti una musica adatta ad avvolgere piacevolmente le persone».

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Lo chef Totò Catania propone: pollo alla birra

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Bando alle ciance, questa domenica si cucina una pietanza senza fronzoli. In una casseruola con dell’olio evo facciamo rosolare delle cosce di pollo, fino ad una intensa doratura. Quando il pollo sarà ben dorato lo mettiamo momentaneamente da parte e nella casseruola tuffiamo abbondante cipolla affettata, uno spicchio d’aglio tritato a qualche dadino di pancetta affumicata.

Quando tutto il soffritto avrà preso colore rimettiamo il pollo, saliamo, pepiamo, e innaffiamo il tutto con una dose generosa di birra. Qui la scelta è personale: birra bionda per un risultato più delicato, birra rossa per una dolcezza ed aromaticità più spiccate, birra scura per un risultato più deciso e robusto. Assieme alla birra mettete anche un mazzetto aromatico con rosmarino, salvia, alloro e timo.

Coperchio e fuoco dolce per un paio d’ore avendo cura di girare di tanto in tanto e se si dovesse asciugare troppo l’intingolo aggiungete ancora uno spruzzo di birra. Per finire in bellezza, quando il pollo sarà tenero che si sfalda solo a prenderlo e si sarà intiepidito, con le mani sfilacciatelo tutto in modo che assorba per benino l’intingolo alla birra. Non vi resta che schiaffare il pollo in un panino e godervelo. Per questa domenica il classico pollo a forno con patate può attendere.

Chef Totò Catania

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Lo chef Totò Catania propone: gnocchi di patate, con piselli, cicoria e cardoncelli

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Che meraviglia i sapori di primavera, la mia stagione preferita, fonte di infinita ispirazione. Oggi vi propongo un piatto di gnocchi con degli accostamenti nuovi, da far esultare le papille gustative. Partiamo dalla patate, dovranno bollire in acqua salata per circa quaranta minuti. Mi raccomando di non togliere la buccia altrimenti assorbiranno troppa acqua. Dopo averle pelate e passate nello schiacciapatate, incorporate la farina.

Per un kg di gnocchi calcolate circa 700 grammi netti di patate e 250/300 gr di farina, non oltre altrimenti perdono sofficità. Formate dei rotolini e tagliate formando i vostri gnocchi. Dedichiamoci al condimento. Liberiamo i piselli dai baccelli, questi ultimi possono finire nell’acqua bollente per cuocere gli gnocchi, daranno ulteriore sapore (prima di calare gli gnocchi ovviamente eliminate i baccelli).

In un garbato soffritto di cipolla saltate i piselli ed allungate con dell’acqua, lasciate cuocere qualche minuto. Una parte dei piselli frullateli, gli altri lasciateli interi. In una padella saltate le cicoriette con olio evo, aglio e peperoncino, se sono tenere non serve lessarle in acqua bollente. Invece se sono un po’ coriacee sarà sufficiente lessarle qualche minuto prima di passare in padella. A parte spadellate i cardoncelli affettati, con un filo d’olio, un pizzico di sale e di pepe con la padella ben rovente.

Non rimane che calare gli gnocchi in acqua bollente, saranno cotti dopo pochi minuti non appena salgono a galla. Conditeli con la crema di piselli, i piselli interi, la cicoria ripassata e i cardoncelli. Un tripudio di primavera.

Chef Totò Catania

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Vivere in campagna

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Vivere in campagna ha i suoi indiscutibili vantaggi. Tralasciando la retorica della vita bucolica, la cosa che più mi godo della campagna è il cibo che essa spontaneamente e gratuitamente ci offre. Frutta di ogni tipo, capperi d’estate, lumache che vengono fuori con la pioggia. Ma in primavera ci sono loro, i principi dei campi: gli asparagi selvatici. Raccoglierli è come mangiare patatine fritte, uno tira l’altro. Li vedi spuntare e fare capolino tra irti cespugli, vanno staccati sul gambo sulla parte ancora tenera. Raccolto il mio bel mazzetto non rimane che passare ai consigli dello Chef.

Cosa farne? Un bel risottino? Scelta magnifica. Passarli al burro e usarli come contorno per una sanguinolenta bistecca? Mica fate peccato. Ma secondo me la loro “morte” più nobile è con l’ovetto. Viva la semplicità. Qualcuno diceva che le cose semplici sono il rifugio della gente complicata. Può darsi. E allora un cipollotto novello affettato a rosolare in una noce di burro ed un giro d’olio evo. Anche uno spicchio d’aglio schiacciato che poi andremo a togliere.

Mettiamo gli asparagi lavati e tagliati alla meno peggio. Un pizzico di sale ed uno di pepe, se la gradite anche una punta di peperoncino. Bastano davvero pochi istanti. A questo punto rompete un ovetto nel padellino. Un pizzico di sale ed una generosa spolverata di parmigiano reggiano, mettete il coperchio a fuoco dolce giusto un minuto e mezzo per fare sciogliere il formaggio, il tuorlo deve rimanere assolutamente fondente. Mezzo chilo di pane croccante appena sfornato al panificio. Questa la chiamo felicità.

Chef Totò Catania

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
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