Seguici su:

Cucina

Cucine stellate: l’esperienza dello Chef Totò Catania alla Locanda Don Serafino

Pubblicato

il

Oggi vi racconterò una meravigliosa esperienza gastronomica che ho vissuto alla Locanda Don Serafino dello Chef Vincenzo Candiano, una stella Michelin, a Ragusa Ibla. Veniamo accolti in una location suggestiva, all’interno di una grotta, molto elegante. Il menù prevede tre diversi percorsi di degustazione, quello che ho scelto si chiama “Le origini” e prevede un aperitivo di benvenuto con quattro assaggi, un antipasto, un primo, un secondo, un pre-dessert, un dessert e quattro assaggi di piccola pasticceria.

Il benvenuto dello Chef

  • finta lisca di pesce con tartare di gambero bianco, ricotta e bottarga
  • cornetto soffice di patate con aringa affumicata
  • magnum di patate e peperoni con salsa al basilico
  • cono croccante con paté di pollo
    Partenza a bomba con una grande dimostrazione di tecnica in un gioco di consistenze diverse, dal croccante al soffice, e con una crescente scala di sapori che partono dalla più delicata tartare di gamberi fino al sapore sfizioso del paté di pollo. Si capisce fin da subito che siamo in un tempio della cucina gourmet italiana.

“Triglia e carote vicino al mare”
L’antipasto è una triglia cotta magistralmente con una delicata crema di carote ed un estratto di salicornia, conosciuta anche come asparago di mare. Il piatto è molto delicato, gustando le componenti assieme emerge un piacevole sentore iodato che ricorda le passeggiate in riva al mare.

Anche il crumble di pane croccante ricorda la sabbia

“Spaghetti freschi neri con ricci di mare, ricotta e seppia”
Qui a mio modesto parere abbiamo toccato l’apoteosi della degustazione, non a caso è un piatto storico dello Chef Candiano, un suo cavallo di battaglia. Un perfetto nido di spaghetti al nero di seppia fatti a mano dove si incontrano in un incredibile connubio di sapori il mare e la terra, la sapidità dei ricci di mare e la delicatezza della ricotta vaccina. Un sapore clamorosamente buono. Ho anche apprezzato un piccolo tocco di finocchietto selvatico che non era un semplice decoro ma regalava un boccone diverso, più aromatico, a completare il capolavoro.

“Cernia alla norma”
I sapori di un classico siciliano, la pasta alla norma, associati al pesce, in questo caso alla cernia. Sapori decisi ma delicati allo stesso tempo, una grande armonia. Impiattamento molto elegante.

“Simbiosi di carota e passione fruit con succo di sedano all’idromele”
Il pre-dessert è un reset per il palato in attesa della parte dolce. La sensazione di freschezza e pulizia al palato è notevole oltre alla grande originalità dell’uso della carota e del sedano in un sorbetto e il suo dressing.

“Limone e mandorla”
Il dessert ha un impiattamento minimal ma dietro la semplicità delle apparenze cela grande tecnica in un limone la cui buccia è realizzata con cioccolato bianco, il ripieno è ricco, cremoso, agrumato, un mix di limone e yuzu che viene accompagnato da un gelato alla mandorla tostata che crea una vera sinfonia di Sicilia.

“Dolce tabaré”

  • tartelletta ai frutti rossi
  • gelatina al mandarino
  • macaron al caramello salato montato
  • cioccolatino pistacchio e arancia
    Torna l’idea della scala di sapori, dal più delicato al più persistente, tutto squisito ma macaron e cioccolatino hanno fatto esultare le mie papille gustative.

Oltre al percorso di degustazione abbiamo bevuto un ottimo Gewürztraminer a tutto pasto, e a chiusura ci siamo concessi un caffè ed una grappa barricata con una piacevole torbatura. Il costo complessivo dell’esperienza si aggirava intorno ai 170€.

Dulcis in fundo abbiamo avuto la possibilità di visitare la cantina e di ascoltare la storia della Locanda. Parliamo di una delle cantine più importanti d’Italia con 2.300 referenze e 18.000 bottiglie con le migliori eccellenze del pianeta.

Chef Totò Catania

Cucina

Lo chef Totò Catania propone: gnocchi di patate, con piselli, cicoria e cardoncelli

Pubblicato

il

Che meraviglia i sapori di primavera, la mia stagione preferita, fonte di infinita ispirazione. Oggi vi propongo un piatto di gnocchi con degli accostamenti nuovi, da far esultare le papille gustative. Partiamo dalla patate, dovranno bollire in acqua salata per circa quaranta minuti. Mi raccomando di non togliere la buccia altrimenti assorbiranno troppa acqua. Dopo averle pelate e passate nello schiacciapatate, incorporate la farina.

Per un kg di gnocchi calcolate circa 700 grammi netti di patate e 250/300 gr di farina, non oltre altrimenti perdono sofficità. Formate dei rotolini e tagliate formando i vostri gnocchi. Dedichiamoci al condimento. Liberiamo i piselli dai baccelli, questi ultimi possono finire nell’acqua bollente per cuocere gli gnocchi, daranno ulteriore sapore (prima di calare gli gnocchi ovviamente eliminate i baccelli).

In un garbato soffritto di cipolla saltate i piselli ed allungate con dell’acqua, lasciate cuocere qualche minuto. Una parte dei piselli frullateli, gli altri lasciateli interi. In una padella saltate le cicoriette con olio evo, aglio e peperoncino, se sono tenere non serve lessarle in acqua bollente. Invece se sono un po’ coriacee sarà sufficiente lessarle qualche minuto prima di passare in padella. A parte spadellate i cardoncelli affettati, con un filo d’olio, un pizzico di sale e di pepe con la padella ben rovente.

Non rimane che calare gli gnocchi in acqua bollente, saranno cotti dopo pochi minuti non appena salgono a galla. Conditeli con la crema di piselli, i piselli interi, la cicoria ripassata e i cardoncelli. Un tripudio di primavera.

Chef Totò Catania

Continua a leggere

Cucina

Vivere in campagna

Pubblicato

il

Vivere in campagna ha i suoi indiscutibili vantaggi. Tralasciando la retorica della vita bucolica, la cosa che più mi godo della campagna è il cibo che essa spontaneamente e gratuitamente ci offre. Frutta di ogni tipo, capperi d’estate, lumache che vengono fuori con la pioggia. Ma in primavera ci sono loro, i principi dei campi: gli asparagi selvatici. Raccoglierli è come mangiare patatine fritte, uno tira l’altro. Li vedi spuntare e fare capolino tra irti cespugli, vanno staccati sul gambo sulla parte ancora tenera. Raccolto il mio bel mazzetto non rimane che passare ai consigli dello Chef.

Cosa farne? Un bel risottino? Scelta magnifica. Passarli al burro e usarli come contorno per una sanguinolenta bistecca? Mica fate peccato. Ma secondo me la loro “morte” più nobile è con l’ovetto. Viva la semplicità. Qualcuno diceva che le cose semplici sono il rifugio della gente complicata. Può darsi. E allora un cipollotto novello affettato a rosolare in una noce di burro ed un giro d’olio evo. Anche uno spicchio d’aglio schiacciato che poi andremo a togliere.

Mettiamo gli asparagi lavati e tagliati alla meno peggio. Un pizzico di sale ed uno di pepe, se la gradite anche una punta di peperoncino. Bastano davvero pochi istanti. A questo punto rompete un ovetto nel padellino. Un pizzico di sale ed una generosa spolverata di parmigiano reggiano, mettete il coperchio a fuoco dolce giusto un minuto e mezzo per fare sciogliere il formaggio, il tuorlo deve rimanere assolutamente fondente. Mezzo chilo di pane croccante appena sfornato al panificio. Questa la chiamo felicità.

Chef Totò Catania

Continua a leggere

Cucina

Lo chef Totò Catania propone: calamarata con ragù di cinghiale, vino rosso e cioccolato fondente

Pubblicato

il

Oggi vi svelo un altro dei miei segreti da chef: il ragù di cinghiale. È da poco terminata la stagione della caccia al cinghiale, momento ideale per gustarlo. La preparazione è abbastanza elaborata. Per prima cosa dobbiamo tenere la carne del cinghiale in marinatura per almeno 24 ore. Preparate un bel bagnetto con del vino rosso (va bene un vino da battaglia, perché poi non lo useremo per la cottura), sedano, carota e cipolla a pezzettoni, erbe aromatiche come rosmarino, salvia, alloro, timo e spezie: anice stellato, cannella, ginepro, cardamomo, pepe in grani.

L’indomani scolate la carne dalla marinata e asciugatela per bene, a questo punto tritate il tutto in un macina carne grossolanamente. In una ampia casseruola iniziate a da un bel soffritto di cipolla, sedano, carota e aglio, con un pizzico di peperoncino. Aggiungete il macinato di cinghiale e fatelo rosolare per bene. Quando sarà ben abbronzato annaffiate con un vino rosso importante, non abbiate timore di usare un vino buono stavolta perché darà un contributo notevole. Fate evaporare per bene l’alcool.

Salate, pepate ed aggiungete un po’ di passata di pomodoro e un po’ di concentrato di pomodoro, ma senza esagerare. Fiamma bassa e fate cuocere per almeno tre ore, se dovesse servire allungate di tanto in tanto o con un po’ di brodo vegetale o anche solo con dell’acqua bollente. Quando sarà cotto a puntino aggiungeremo un trito di erbe aromatiche fresche: rosmarino, salvia, alloro e timo. Il mio tocco magico, quando andrò a mantecare la pasta col ragù sarà quello di aggiungere del cioccolato extra fondente a scaglie che andrà a sciogliersi aggiungendo un sapore dolce/amaro che ci sta divinamente. Col sottoscritto non ci sono segreti in cucina. Buona cucinata!

Chef Totò Catania

Continua a leggere

Più letti

Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852
Pubblicità