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La parola della domenica

“Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà”

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo Marco Mc 10, 2-12

“In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di me’.

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Alcuni farisei vanno da Gesù per metterlo alla prova. Quello che gli chiedono è risaputo: “È lecito a un marito ripudiare la moglie?”. La tradizione, avallata dalla Parola di Dio, lo permetteva.

Gesù prende subito le distanze e dice: “Cosa vi ha ordinato Mosè?”. Da buon ebreo, avrebbe dovuto dire: “Che cosa ci ha comandato Mosè?”. Mosè ha permesso l’atto di ripudio. Gesù, però, sottolinea che lo fece per la durezza del cuore degli uomini.

Gesù afferma così qualcosa di rivoluzionario: la legge non sempre riflette la volontà di Dio e non ha valore assoluto. Egli non è interessato a stabilire nuove regole, ma a rinnovare la vita. Gesù vuole custodire il fuoco, non venerare la cenere

Come bambini che non comprendono, ci prende per mano e ci accompagna nel sogno di Dio: all’inizio, Dio li fece maschio e femmina, perché l’uomo lasci il padre e la madre, e i due diventino una sola carne. Il sogno di Dio è che i due si cerchino, si amino e diventino uno.

Allora, uno più uno uguale a uno. L’uomo non deve separare ciò che Dio ha unito. Dio è colui che congiunge, mentre il nemico dell’amore è il divisore, il diavolo. Il vero problema non è ripudiare o meno, ma mantenere vivo il sogno, poiché l’amore è fragile e ha bisogno di cure.

Se non ti impegni a fondo per le tue relazioni, se non dai loro tempo, se non le custodisci con fedeltà, le hai già ripudiate nel tuo cuore

Portavano dei bambini a Gesù perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Vedendo ciò, Gesù si indignò. L’indignazione è il sentimento dei profeti davanti all’ingiustizia, come la reazione di Gesù per la profanazione del tempio. Gesù reagisce così perché i bambini sono sacri, a loro appartiene il regno di Dio.

I bambini non sono più buoni degli adulti, ma sono maestri nell’arte della fiducia e dello stupore. Sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, giocando tutto il giorno, facili al sorriso e all’abbraccio.

Fino ai 12 anni, un bambino non ha obblighi verso la Legge. È ai margini, senza riti da osservare, e Gesù lo addita a modello. Prima la persona, poi la legge! Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino che si rialza da terra.

Prendendoli fra le braccia, Gesù li benediceva, perché nei loro occhi brilla il sogno incontaminato di Dio.

Per gentile concessione di p. Ermes Ronchi

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La parola della domenica

Cristo è risorto. È veramente Risorto

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo GiovanniGv 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!»

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Oggi «è il giorno fatto dal Signore», canteremo per tutta la Pasqua. Ed è che questa espressione del Salmo 117 invade la celebrazione della fede cristiana. Il Padre ha risuscitato suo Figlio Gesù Cristo, l’Amato, Quello in cui si compiace perché ha amato fino a dare la propria vita per tutti.

Viviamo la Pasqua con grande gioia. Cristo è risorto! Celebriamola pieni di gioia e di amore. Oggi, Gesù Cristo ha vinto la morte, il peccato, la tristezza … e ci ha aperto le porte della nuova vita, la autentica vita, quella che lo Spirito Santo ci va dando per pura grazia. Che nessuno sia triste! Cristo è la nostra Pace e il nostro Cammino per sempre. Egli, ora «svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes 22).

Il grande segno che oggi ci dà il Vangelo è che la tomba di Gesù è vuota. Non dobbiamo più cercare tra i morti Quello che vive, perché è risorto. E i discepoli, che dopo lo vedranno Risorto, vale a dire, lo sperimenteranno vivo in un incontro di fede meraviglioso, comprendono che c’è un vuoto nel luogo della sua sepoltura. La tomba vuota e le apparizioni saranno i grandi segni per la fede del credente. Il Vangelo dice che «entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20,8). Seppe avvertire per la fede che quel vuoto e, allo stesso tempo, quel lenzuolo funebre e quel sudario piegato ordinatamente erano piccoli segni del passaggio di Dio, della nuova vita. L’amore sa captare ciò che gli altri non captano, e ne ha abbastanza con piccoli segni. Il «discepolo che Gesù amava» (Gv 20,2) si guidava per l’amore che aveva ricevuto da Cristo.

“Vedere e credere” dei discepoli che devono essere anche nostri. Rinnoviamo la nostra fede pasquale. Che Cristo sia in tutto il nostro Signore. Lasciamo che la sua Vita vivifichi la nostra e rinnoviamo la grazia battesimale che abbiamo ricevuto. Facciamoci apostoli e discepoli suoi. Facciamoci guidare dall’amore e annunciamo a tutto il mondo la gioia di credere in Gesù Cristo. Siamo testimoni fiduciosi della sua Resurrezione.

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La parola della domenica

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica . Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,1-11)

“In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.

Non si deve mai giudicare o condannare, come ci esorta Gesù. La cosa più grave è che molte volte si giudica e si condanna per sentito dire. Non bisogna mai condannare nessuno prima di ascoltarlo e di sapere quello che fa, proprio come dice Nicodemo ai Farisei riguardo a Gesù. È un grave peccato sparlare di una persona, ma è un gravissimo peccato andare in giro a sparlare di una persona per sentito dire. Personalmente ti posso dire che molte molte volte sono stato bersaglio di giudizi e condanne da parte di persone che non mi hanno mai ascoltato o visto nella mia vita quotidiana. Ricordo che una volta, dopo una confessione, il penitente mi disse: “Padre Lorenzo, ero venuto a confessarmi da te con grande paura perché mi avevano detto che tu eri un prete senza misericordia, ma non è vero. Anzi, è la prima volta che mi sono sentito accolto con amore durante la confessione”.Un consiglio: Se un giorno, trovandoti in un salotto tra amici, uno di voi comincerà a dire: “Ho una notizia da darvi. Mi è stato riferito che Don Abbondio, Parroco di santa Caterina da Siena (nome fittizio) è burbero… (per non dire qualcosa di più grave)”. Non associarti alla conversazione, ma abbi il coraggio di dire: “Non giudichiamolo nè condannaiamolo per sentito dire”. Se invece sai qualcosa di buono e di bello circa Don Abbondio dillo subito e apertamente. Le notizie che dobbiamo diffondere sono quelle belle e non quelle brutte. La cosa più triste è che i luoghi dove si diffondono dicerie e brutte notizie sono proprio “i salotti parrocchialì”, dove dalla bocca dei frequentatori dovrebbero uscire solo parole di grazia e misericordia. Signore, abbi pietà di noi perché siamo peccatori”. Amen. Amen. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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La parola della domenica

“Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Rev. D. Joan Ant. MATEO i García

“Ascoltiamo nuovamente questo brano appassionato del Vangelo secondo Luca, nel quale Gesù giustifica la sua forma inaudita di perdonare i peccati e di ricuperare gli uomini per Dio. Mi sono sempre chiesto se la maggioranza della gente capiva bene l’espressione ”figliol prodigo” con il quale si conosce questa parabola. Io credo che dovremmo ribattezzarla con il nome della parabola del “Padre prodigioso”.Effettivamente, il Padre della parabola –che si commuove vedendo che ritorna quel figlio perso a causa del peccato- è come la figura del Padre del Cielo riflesso nel viso di Cristo: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò»(Lc 15,20). Gesù ci fa capire chiaramente che tutti gli uomini, compreso il più peccatore, è per Dio una realtà molto importante che non vuole perdere in nessun modo; e che Lui è sempre disposto a concederci con ineffabile allegria il suo perdono (fino al punto di non risparmiare la vita di suo Figlio).Questa Domenica ha una matrice di serena allegria e, per questo, è indicato come la Domenica del “rallegratevi”, parola presente nell’antifona di entrata della Messa di oggi «Festeggiate a Gerusalemme, rallegratevi con lei tutti quelli che l’amate, rallegratevi della sua allegria» Dio ha avuto compassione dell’uomo perso e smarrito, e gli ha manifestato in Cristo – morto e resuscitato – la sua misericordia. Giovanni Paolo IIº diceva nella sua enciclica Dives in misericordia che l’amore di Dio, in una storia ferita dal peccato, si è convertito in misericordia, compassione. La Passione di Cristo è la misura di questa misericordia. Così comprenderemo che l’allegria più grande che possiamo dare a Dio è quella di lasciarci perdonare presentando alla sua misericordia, la nostra miseria, il nostro peccato. Alle porte della Pasqua accorriamo di buon grado al sacramento della penitenza, alla fonte della divina misericordia: daremo a Dio un’immensa allegria, ci riempiremo di pace e saremo più misericordiosi con il prossimo. Non è mai tardi per rialzarci e tornare dal Padre che ci ama!”

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
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