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Politica

CasaPound in tutte le piazze d’Italia ed a Gela per dire no alle privatizzazioni

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Gela – CasaPound Italia in Sicilia ha scelto un luogo simbolo: la bioraffineria Eni di Gela che è in Europa modello di avanguardia per la produzione di energia pulita.

Il “genio” tricolore nel settore, rappresentato dall’azienda del cane a sei zampe, fu fondato dallo Stato Italiano nel 1953 sotto la direzione di Enrico Mattei.

Quel Mattei a cui fa riferimento il Piano varato da questo Governo che parla di sovranità e di indipendenza, soprattutto, energetica e che invece, nel silenzio generale, vuole svendere asset strategici, come la stessa Eni, Poste Italiane, Trenitalia, in perfetta continuità coi governi di sinistra e tecnici. 

Ecco che in tutte le piazze d’Italia in questo fine settimana il movimento della tartaruga frecciata ha radunato militanti e cittadini per dire no alle privatizzazioni previste dal Governo. La cessione di pezzi di società pubbliche ai privati è un attacco, l’ennesimo, contro settori su cui si basa la stabilità della Nazione.

L’Italia non si svende, e questo è solo l’inizio delle mobilitazioni per dire un no definitivo a qualsiasi tentativo di privatizzazione della Nazione.

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Donegani su visita Cracolici:”errore di prospettiva o tanto rumore per nulla?”

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A margine della visita in municipio dell’on Antonello Cracolici presidente della commissione regionale antimafia, il segretario regionale di PeR Miguel Donegani esprime dubbi sulla tipologia e sulla gestione di quell’incontro.

“Delle due l’una. O si è trattato di una visita ufficiale delle due Commissioni Antimafia, quella regionale e nazionale, rappresentate dai rispettivi presidenti – dice – o e’ stato solo un incontro con due esponenti di un partito politico, nel caso di specie il PD.
Nel primo caso, pur condividendo evidentemente lo spirito dell’iniziativa, non possiamo non constatare come la stessa sia stata gestita in maniera molto approssimativa. La lotta alla criminalità appartiene (comunque dovrebbe appartenere) a tutti. Come PeR, ci saremmo aspettati la convocazione di tutte le forze politiche della città di maggioranza e di opposizione, delle associazioni di volontariato, dei sindacati, degli ordini professionali, del mondo della scuola. La legalità parte dalla promozione culturale, dalla prevenzione e dalla condivisione diffusa. Più larga è la condivisione più forte é il messaggio. Invece si è scelto di circoscrivere il perimetro dell’iniziativa alla sola aula consiliare, per di più disertata da buona parte dei suoi componenti. È stato, a nostro avviso, un grave errore di prospettiva”.


“Se invece si è trattato solo di un incontro politico tutto interno ad un partito di governo della città, allora, ci verrebbe da dire:tanto rumore per nulla”- conclude l’esponente progressista.

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Cordaro difende l’assessore Franzone

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Caso Franzone – Cracolici: a difesa dell’assessore scende in campo Giulio Cordaro suo compagno in quella battaglia per portare fuori Gela da Caltanissetta.

“Qualche amico del centrodestra – dice Cordaro – contesta il fatto che l’assessore Franzone sia stato presente all’incontro col Presidente della Commissione Regionale Antimafia, Cracolici. Questo perchè Cracolici, nel 2011, affossò illegittimamente la proposta di legge popolare per la Provincia di Gela. Sull’arroganza e sull’ignoranza (da lui stesso ammessa) di Cracolici non ho dubbi e non ce ne dimentichiamo. Ma una cosa è il deputato Cracolici, un’altra è il suo ruolo istituzionale che lo ha portato a Gela. Bene quindi ha fatto Franzone ad essere presente, anche lui nel suo ruolo istituzionale di assessore. Tutto il resto sono solo chiacchiere da bar. Quello che pensavamo di Cracolici (ed ancora pensiamo) è chiarito in questo articolo del Corriere di Gela da me scritto nel 2011 link:http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG121627&idc=2

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La memoria corta dell’assessore Franzone e del Pd

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L’Amministrazione Di Stefano controllata a vista ed ogni occasione è buona per mettere in evidenza errori e incoerenze nell’azione corale o dei singoli componenti. Stavolta i riflettori sono stati puntati sull’assessore Filippo Franzone e la battaglia condotta per portare Gela fuori dal Libero Consorzio di Caltanissetta che avviò in testa ad un gruppo civico 11 anni fa e che ora è stata ripresa con una delibera di Giunta da lui proposta con cui si è affidato un incarico legale contro la Regione che ha affossato il referendum del 2014. Due giorni dopo Franzone era seduto da assessore in aula consiliare con colui che anni prima aveva accusato pubblicamente per aver ucciso la democrazia cancellando il sogno di Gela di uscire dal Libero Consorzio di Caltanissetta per migrare alla cittá metropolitana di Catania. Vero è che l’accusato cioè l’esponente PD Antonello Cracolici ieri era a Gela in altra veste cioè di presidente della Commissione Antimafia ( non c’era la commissione) ma lo era anche come vertice del Pd siciliano. Ma è legittimo far notare che la veemenza delle accuse che Franzone lanciò verso di lui in quegli anni avrebbero imposto, per ragioni di opportunità, una sua assenza dall’aula.

Franzone dalla memoria corta era invece presente e questo ha fornito l’occasione ai suoi avversari di pubblicare le sue dichiarazioni di quegli anni dirette senza peli sulla lingua contro Cracolici.

A farlo sui social sono stati due esponenti forzisti cioè Carlo Varchi che in quegli anni era impegnato accanto a lui in quella battaglia prima di rompere i rapporti e Enzo Cirignotta anche lui sostenitore dell’azione del gruppi Franzone. Entrambi accusano l’assessore oggi di incoerenza o come minimo di azioni inopportune.

In quegli anni le accuse erano rivolte pure verso l’on Arancio deputato all’Ars. Ma il tempo cambia le cose e in politica tutto può succedere.Così Franzone oggi è in Giunta a braccetto con il PD guidato da Arancio e il PD ha dimenticato il suo no secco alla battaglia di Franzone e ha votato la delibera sull’incarico legale contro la Regione. Se lo ha fatto perchè crede che non si caverà un ragno dal buco è ancor peggio.Si avalla la tesi di una delibera che è servita solo a pagare una cambiale elettorale a Franzone con i soldi pubblici impegnati in un momento di dissesto finanziario e in un’azione giudizia non obbligatoria. In tutte queste polemiche il dato certo è che la città non sente più quella battaglia, sono accadute tante cose nel frattempo e divorziare da Caltanissetta non è più un argomento attuale come nel 2014 in città se non per Franzone e il suo gruppo.

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