Si lavora per contrastare l’ipotesi di scorie nucleari in Sicilia. Il consiglio comunale di Butera ha già espresso la sua contrarietà.Si lavora intanto alla Regione.Mentre l’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà ha convocato nei giorni scorsi i Soprintendenti e i direttori dei parchi archeologici dell’isola chiedendo il loro parere sula localizzazione del deposto di stoccaggio di scorie nucleari nell’isola, altri rami della Regione lavorano su questo stesso tema e si sono dati una scadenza, così come indicato dal Presidente Nello Musumeci.Entro fine febbraio saranno pronte le motivazioni per sostenere la ferma contrarietà della Regione all’inserimento di quattro aree della Sicilia nella mappa nazionale dei siti di possibile stoccaggio di scorie radioattive. Si è insediato stamattina il Tavolo di lavoro che elaborerà le osservazioni. L’organismo – composto da quattro docenti delle Università dell’Isola, dai sindaci di Trapani, Butera, Calatafimi-Segesta( rapprddntsra dal commisssrio) Petralia Sottana e Castellana Sicula, dalla presidente della commissione Ambiente all’Ars Giusy Savarino, presieduto dall’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, e coordinato da Aurelio Angelini, presidente della Commissione tecnico-scientifica di verifica dell’impatto ambientale – ha sessanta giorni di tempo dalla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per formulare le argomentazioni contrarie da presentare a Roma.
«Abbiamo tempestivamente dato vita a questo gruppo di studio formato da persone qualificate – dichiara il presidente della Regione Nello Musumeci – per mettere assieme le ragioni per le quali possiamo contestare la paventata previsione di ospitare il deposito delle scorie nucleare. Non servono battaglie campanilistiche o cieche contestazioni, ma confrontarsi con argomentazioni ragionevoli, con tesi inoppugnabili. Lo Stato ha il diritto e il potere di decidere quale sito utilizzare, se non si trova davanti a contestazioni fondate. Noi, invece, abbiamo sufficienti elementi per dimostrare che la previsione rimane del tutto irragionevole».
La Carta prevede la ripartizione in tre fasce dei 67 siti potenzialmente idonei sul territorio nazionale: la prima composta da 12 siti ritenuti “molto interessanti” la seconda di 11 siti definiti “interessanti” e, infine, una terza fascia costituita da 44 siti, ritenuti “meno interessanti” in cui rientrano i 4 siciliani, Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula-Petralia Sottana e Butera.
«Il gruppo di studio dovrà dimostrare sotto il profilo tecnico-scientifico come la Sicilia non possa essere sede del deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi – sottolinea l’assessore Toto Cordaro – Lo faremo con riferimento alle condizioni ambientali che conosciamo, lo faremo assieme ai sindaci dei territori coinvolti, agli specialisti dei quattro atenei, alla Commissione tecnico-specialistica di supporto all’assessorato Territorio e Ambiente e nei tempi previsti dalla legge, volendo dimostrare che la Sicilia deve continuare a essere terra di turismo e di accoglienza».
Le attività del comitato riguardano un’analisi puntuale dei quattro siti individuati, osservando i criteri che ne hanno determinato la scelta, per motivare le controdeduzioni. «Le criticità generali già rilevate – spiega il professore Angelini – riguardano il trasporto delle scorie radioattive che dovrebbe avvenire via mare e che rappresenterebbe un ulteriore aggravamento in termini logistici, l’alto grado di sismicità della regione e il fatto che alcuni dei siti individuati ricadono in aree geologiche di particolare interesse, fra cui il Geopark delle Madonie, indicato dall’Unesco».
Il prossimo passaggio, secondo il cronoprogramma definito oggi in sede di insediamento del comitato, sarà l’approfondimento della documentazione del Sogin. Il comitato fornirà al governo regionale le osservazioni da presentare entro il 4 marzo per scongiurare la scelta dei siti siciliani per lo stoccaggio.