Un pregiudicato gelese di 56 anni, è stato arrestato dalla Polizia per inosservanza della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e del divieto di comunicare con la stessa, sua ex. Nonostante il divieto, la donna è stata raggiunta dall’uomo che l’ha aggredita all’interno di un bar della città. L’immediato intervento degli agenti delle Volanti ha permesso di bloccare sul nascere l’aggressione commessa nei confronti della vittima, avvenuta nella serata di mercoledì scorso.
A chiamare il numero unico per le emergenze, 112, sono stati alcuni avventori dell’esercizio commerciale che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte, segnalando alla Polizia una coppia che stava litigando animatamente. L’aggressore ha continuato il suo comportamento aggressivo, fisico e verbale, verso la donna anche alla presenza del personale di Polizia. Le immagini acquisite dal sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale hanno inoltre dimostrato che nella prima fase dell’incontro, e ancor prima dell’intervento della Polizia, l’uomo era arrivato persino a tappare più volte la bocca della vittima, nel tentativo di non consentirle di chiedere aiuto. L’identificazione di entrambi i soggetti ha permesso di accertare che a carico dell’aggressore era in atto la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e del divieto di comunicare con la stessa. Questa misura vale anche nel caso in cui sia la stessa vittima a dare il consenso ad un incontro, così come anche di recente statuito dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha stabilito che l’indagato risponde della violazione della misura cautelare anche solo consentendo che la vittima gli si avvicini volontariamente, nell’ottica di dare priorità alla sicurezza delle vittime e delle persone in pericolo, garantendone l’incolumità, anche contro la volontà della stessa persona offesa. In ragione di ciò, e alla luce dei tanti episodi di cronaca, è molto importante per le vittime di simili reati rifiutare il cosiddetto “ultimo incontro”. Infatti, il persecutore utilizza questo sotterfugio, adducendo a finti buoni propositi di chiarimento, per poi giungere, invece, a mettere in atto gesti di violenza spesso sfociati nell’omicidio. L’arrestato è stato condotto al Commissariato e, su disposizione del Pm di turno, posto agli arresti domiciliari.