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Confimprese Sicilia: “I Saldi? Una farsa!

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Palermo- Si’ai saldi liberalizzati e ad un numero limitato, uno per stagione, di “Commercio Day”

Al via da sabato 6 luglio i saldi estivi in Sicilia. Un appuntamento che per Confimprese ha perso appeal.

“I saldi, disciplinati da norme che non tengono conto della realtà e delle mutate condizioni di mercato, da una opportunità si sono trasformati in un danno per i commercianti – afferma il Vicepresidente di Confimprese Italia Giovanni Felice – Parliamo di leggi promulgate nel secolo scorso e che disciplinano le regole con le modalità commerciali e con le abitudini dei consumatori di un quarto di secolo fa. È grave che la politica non si renda conto di questo, ma è ancora più grave che le associazioni tradizionali del commercio siano ferme ad un dibattito legato alle date, ai vincoli da aggiungere per gli operatori del commercio indipendente, e ad inseguire i voli pindarici ed anacronistici della politica e della Conferenza Stato Regioni.

 Con la liberalizzazione nel 2006 delle vendite promozionali (Decreto Bersani) – insiste il Vicepresidente Felice – il valore commerciale dei saldi è molto diminuito. Inoltre, le continue campagne promozionali di tutte le catene di franchising e gli effetti del commercio on line, perennemente in saldo h24 e per 7 giorni la settimana, e tutte le modalità di aggiramento delle norme sui saldi, come messaggini, vendite private e tutti gli altri strumenti fantasiosi messi in campo hanno finito per ridurre, sino ad annullare, l’effetto trainante e salvifico delle stagioni dei saldi.

Mentre il dibattito interno ed esterno alle categorie sulle date dei saldi – continua il Coordinatore della Regione Sicilia di Confimprese Italia – con dirigenti che si pronunciano per anticiparle mentre le loro associazioni spingono per spostarle in avanti, i dati, impietosamente certificano il fallimento di un sistema, quello dei saldi, obsoleto e non in linea con i tempi”.

Secondo i dati forniti da altra associazione di categoria e rielaborati da Confimprese, nel 2023, nella capitale della moda italiana (Milano), i saldi estivi sono stati un flop con un meno 50% nel primi giorni e, con un saldo negativo a fine stagione, stimato intorno al 20%. Un dato costante a livello nazionale, raffrontato con il 2022 che era già negativo rispetto agli anni precedenti.

Secondo Confimprese, “ora partiranno le previsioni sulle capacità di spesa dei consumatori, sulle percentuali di crescita rispetto agli anni passati, prefigurando scenari più o meno ottimistici che in realtà non si verificheranno e che servono come anestetico per portare nell’oblio un problema spinoso da affrontare”.

Per il Presidente di Confimprese Italia Guido D’Amico “E’ necessario un riordino complessivo delle regole del commercio e pur mantenendo le direttive comunitarie sulla libera concorrenza, bisogna inserire misure a tutela dell’equilibrio tra le varie forme commerciali e, soprattutto, garantire e promuovere il commercio di vicinato necessario in un Paese come l’Italia, dove i centri storici rappresentano una ricchezza e nei quartieri periferici, visto l’andamento anagrafico ed il crescere della popolazione over 60, diventa un servizio essenziale”. 

Confimprese quindi arriva alla conclusione che “nello specifico il sistema di promozione è diventato oramai una tecnica di vendita e non un sistema di smercio delle rimanenze.  In questo sistema, i saldi rappresentano solo un momento nel quale tutte le aziende hanno pari condizioni di comunicazione, nel senso che i consumatori sanno che in tutti i negozi, o quasi, troveranno merce scontata. Ma, davanti alla liberalizzazione di fatto, dove i vincoli sono solo per il commercio fisico e per i commercianti indipendenti, bisogna trovare nuove soluzioni”.

Chiosa Felice: “Fermo restando la specificità delle vendite di liquidazioni, meglio liberalizzarle e fissare un numero limitato, uno per stagione, di commercio Day, sull’esempio e sugli effetti che ha il black Friday”.

Le previsioni sui saldi estivi 2024? Stando a Confimprese “Sarà un miracolo ripetere i numeri dell’anno scorso, chi spera che  il mancato decollo delle vendite ordinarie, comunque sostenute da continue campagne promozionali, possa essere riequilibrato dai saldi rimarrà deluso.

Chiaramente noi ci auguriamo di sbagliare, ma prendere atto che in questo momento il commercio fisico è fortemente penalizzato da un sistema di regole che lo frena a vantaggio di altre forme di commercio può essere il punto di partenza per una riforma che dia pari opportunità a tutte le imprese, soprattutto alle microimprese”.

Ancora più pesante la situazione in Sicilia.  Incalza Felice: “Qui, una distorta interpretazione delle leggi in materia di concorrenza, come sono le leggi Bersani, a causa di una classe burocratica poco attenta e preparata ed una politica miope ed ignorante, ha impedito che le vendite promozionali fossero liberalizzate. Questo non significa che non si sono fatte, ma che i commercianti, soprattutto quelli che gestiscono attività in franchising, potevano  essere vittime di sanzioni ingiuste oltre che illegittime.

Per rendere chiara la questione facciamo un esempio. Un marchio nazionale decide una campagna promozionale, magari sostenuta da emittenti a livello Nazionale, e, secondo l’erronea interpretazione della legge, le promozioni dovevano fermarsi a Reggio Calabria.

D’altronde la politica Siciliana ha manifestato più volte l’avversità nei confronti delle microimprese commerciali, ed il servilismo nei confronti delle gradii strutture di vendita divenute i riferimenti di una classe politica e burocratica servile, con provvedimenti penalizzanti ed esclusivi. In ordine di tempo basta pensare alla legge che amplia il livello delle dimensioni dei piccoli esercizi commerciali fino a 600 metri quadrati, dove la piccola salumeria di quartiere viene, in termini autorizzativi, equiparata con un supermercato di nei confronti seicento metri quadrati, o quando i fondi dei sostegni sul Covid, sono stati trasferiti dagli Ambulanti ai Forestali

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Zuccalà: china la testa, batte i tacchi e se ne va

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È in atto a Butera uno scontro tra l’opposizione che è maggioranza numerica e il sindaco con la sua maggioranza che è minoranza. Oggetto dello scontro è il bilancio comunale su cui la Regione ha nominato un commissario ad acta. Sulla vicenda riceviamo dal consigliere Filippo Balbo e pubblichiamo

“Il sindaco Zuccalà aveva declamato sui social che Butera avrebbe avuto il bilancio giorno 16 causa l’insediamento del ggiota ad acta. Naturalmente non conosce la normativa in materia e naturalmente si riferiva al suo bilancio, quello in cui non sono previsti aiuti ai bisognosi, non sono previsti fondi per le strade interpoderali, aiuti alle imprese per la Tosap, aiuti per abbassare le tasse Imu e tari, promozioni culturali, tutte iniziative, oltre a tante altre dirette alla comunità che sono comprese negli emendamenti che la nuova maggioranza consiliare ha già presentato e che saranno votati al prossimo consiglio comunale del 22 aprile. E che nessuno dei consiglieri, minoritari, adepti del sindaco, si prenda merito del contenuto del bilancio comunale che sarà approvato subito dopo Pasqua. Nel consiglio comunale convocato dal commissario l’ennesima messa in scena della minoranza che dopo avere rifiutato arrogantemente l’invito a discutere congiuntamente il bilancio, perché convinti di essere più numerosi e forti, arretrano e sommessamente farfugliano frasi concilianti! Strategie per coprire la loro ormai debolezza, il lupo perde il pelo ma mantiene il vizio, lo sappiamo bene! Oggi si palesa la debolezza di un governo della città, di un sindaco solo, che continua a declamare miracoli da santone quando invece è concentrato a spendere e spandere per futilità e secondo il compiacimento degli amici più stretti.Il nuovo gruppo di maggioranza rinnova la disponibilità a governare con l’attuale amministrazione dando indirizzi utili e proficui, ma il sindaco deve spogliarsi di questa veste di beato e togliersi l’aureola di santone, perché non lo è, perché ad oggi non ha prodotto nulla, perché non ha più maggioranza, perché il perseverare nella direzione fin ora perseguita creerà danni che potrebbero diventare irreparabili!”

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“Hanno tolto le Royalties alle formiche per consegnarle alle cicale!”

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Dal nostro lettore Alfio Agró, riceviamo e pubblichiamo

Le Royalties, in realtà’, sono milioni di euro che l’Eni versa, annualmente, alla nostra città, quale compenso sia per le migliaia di persone morte di tumore, che quelle in cura, sempre di tumore, che lottano e resistono per allungare ancora di qualche anno, la loro vita. Di questo accordo fanno parte anche i tanti bimbi gelesi nati con malformazioni. Forse, è in virtù di questo accordo che il Comune di Gela, non si è mai costituito parte civile contro l’Eni, nelle controversie intentate dai familiari delle vittime.

Ciò fa pensare ad un mero accordo, di non belligeranza siglato tra Eni e politica gelese, per velare questi imbarazzanti motivi contrattuali che si sarebbero potuto rivelare autolesivi per l’immagine di entrambi ed allora si è ripiegato su una versione pubblica più compiacente per addolcirne la motivazione di concessione di queste Royalties, che in sintesi, ufficialmente, è questa: l’Eni esaurita la sua opera estrattiva dei prodotti del nostro territorio, purtroppo, dovrà andare via da Gela, causando il gravissimo crollo dello sviluppo economico occupazionale industriale della città.

A questo punto è venuta fuori la genialità che con questo accordo, si voleva salvare (almeno) l’economia di Gela, grazie sia all’interessamento responsabile della politica che a quello generoso dell’Eni. Per questo scopo si regolamentava che l’utilizzo delle Royalties venisse consentito unicamente per la promozione di nuovi sviluppi occupazionali per la città, che compensassero la futura dipartita dell’Eni da Gela.

In questi termini, le Royalties venivano associate all’Eni ed alla politica, come un regalo per la città e non più come rimborso per cause di morte.

Bene o male l’Eni paga, ancora, i suoi danni alla città, mentre la politica gelese non sazia della morte di tanti cittadini (che non ha saputo proteggere) decide di appropriarsi dell’utilizzo di queste compensazioni, contro gli accordi stipulati, per sperperarle come si è fatto in passato, a danno di sviluppo, lavoro e occupazione giovanile per questa città.

Non finisce qui il trionfo dell’opera politica, che con lo sblocco delle Royalties e il loro nuovo utilizzo, si attribuisce il merito eroico di poter tappare i danni economici (dissesto) da loro stessi causati ed annuncia il proposito (non ci crede nessuno) di riabbassare quelle tasse che hanno appena triplicato!

Infine con queste Royalties, o meglio col sangue dei cittadini gelesi, si giocano, anche, il consenso elettorale dei tifosi del Gela Calcio, mettendo la minoranza politica alla gogna ed alle possibili contestazioni dei tifosi, per il fatto che quest’ultima ha preteso il rispetto delle regole ed il rispetto del sacrificio delle vittime di tumore.

Tutto questo non è un bene, che il Sindaco e la sua maggioranza stanno facendo alla città, anche se nell’immediato, sembrerebbe una “buona idea”.

Purtroppo bisogna anche fare i conti a medio e soprattutto, a lungo termine dove i risultati saranno disastrosi per la gestione dilettantistica di investire queste nuove risorse economiche in attività ed opere non produttive come testimoniano i numerosi ripetitivi fallimenti economici del passato sia del Comune di Gela che della sua squadra di calcio. Le esperienze passate, a quanto pare, non servono a niente e poi si ha la faccia tosta di addebitare la colpa dei loro fallimenti al destino o alla sfortuna e non alla loro incompetenza professionale a gestire settori non compatibili con la loro professionalità lavorativa.

Mi riferisco agli Assessorati al Turismo, allo Sport, all’Agricoltura che sono gestiti da insegnanti o medici; la delega dell’Agricoltura assegnata ad ingegneri e la delega alla Sanità assegnata ad agronomi…
Questa è la potenza della politica!

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“Stop ad auto e moto in via XXIV maggio”

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Riceviamo e pubblichiamo una nota del rappresentante del Comitato Interporto, Marco Fasulo. Vuole essere una proposta all’Amministrazione comunale per migliorare la citta’, valorizzando un angolo storico.

“Le auto, le moto e altri veicoli non devono parcheggiare in via XXIV Maggio, che invece dovrebbe essere dichiarata zona a traffico limitato (ZTL), con l’installazione di fioriere, illuminazione adeguata e telecamere di sorveglianza, poiché rappresenta un’area di grande valore storico, affacciandosi sulle mura federiciane, un patrimonio storico e artistico di inestimabile valore per la città di Gela.

Questa strada, estremamente stretta, ostacola la libera fruizione da parte dei pedoni e crea gravi disagi alla circolazione. È urgente intervenire con l’installazione di un sistema di illuminazione adeguato e di telecamere per monitorare eventuali attività illecite che potrebbero passare inosservate.

Inoltre, è imprescindibile un presidio costante delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. In via XXIV Maggio 70, ha sede legale Interporto Gela Aps, un organismo che opera attivamente per lo sviluppo della città senza chiedere nulla in cambio, ma con l’obiettivo di contribuire concretamente al miglioramento della vivibilità e al futuro di Gela.

Inoltre, nella via XXIV Maggio dovrebbero essere organizzate sfilate di moda in partnership con la città di Milano, per promuovere la cultura e l’economia locale, creando sinergie di prestigio internazionale”.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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