Un messaggio forte e chiaro: “La cultura non può avere nemici”. Così si esprime l’associazione Smaf sulla propria pagina Facebook, all’indomani dell’incendio di probabile origine dolosa appiccato ai materiali che si trovavano davanti la porta d’ingresso della propria sede, a largo Sammito nel quartiere Canalazzo. Tavolini di plastica e pedane in legno andate in fumo, con la paura degli anziani residenti della zona che hanno avvertito nottetempo il presidente di Smaf, Gaetano Arizzi, che si è poi recato presso il comando del reparto territoriale dell’Arma dei carabinieri per presentare denuncia. I giovani dell’associazione non intendono fermarsi, già nei giorni scorsi avevano avviato interventi di pulizia e sistemazione della zona in vista delle attività estive, che proseguiranno come da programma partendo proprio dall’ideazione di “Art flow”, edizione 2021.
L’associazione culturale, fatta di giovani che hanno rivitalizzato l’intero territorio, ribadisce di aver intrapreso una strada precisa, quella dell’amore per l’arte e l’aggregazione sana «che ci rende liberi, donne e uomini creati per creare (non per distruggere), ma per rinascere sempre e comunque, anche dalle ceneri di una cultura sbagliata (vecchia e offensiva) che vorrebbe toglierci la libertà di sognare, progettare e realizzare»: così scrive Smaf sui social, esternando il proprio pensiero.
Nel frattempo anche il sindaco Lucio Greco si è schierato al fianco dei giovani dell’associazione, condannando il vile gesto. «Mi chiedo come sia possibile una cosa del genere – dichiara il primo cittadino –, e cosa scatti nella testa di chi decide di andare a dare alle fiamme la sede individuata da un gruppo di ragazzi impegnati a fare del bene alla nostra città, organizzando iniziative sociali sempre di altissimo livello e che dobbiamo solo ringraziare, perché hanno contribuito alla rinascita di un intero quartiere. I danni, per fortuna, sono stati contenuti, ma è il messaggio che preoccupa. Per questo confidiamo nel lavoro dei carabinieri, affinché scoprano velocemente chi si è macchiato di questo reato e di questo scempio».