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Oggi si celebra il Ss Crocifisso

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E’ arrivato al momento clou il programma liturgico dei festeggiamenti in onore al SS Crocifisso venerato nella chiesa del Carmine. Gli appuntamenti con le celebrazioni sono stati preparati dal parroco Don Nunzio Sama’ e dal comitato parrocchiale. Eccolo:

E’ la prima festa liturgica dell’anno e viene celebrata l’ 11 gennaio con riti solenni in onore del SS. Crocifisso, venerato nell’antica chiesa del Carmine. In questo giorno, si festeggia il patrono dei marinai che è il SS. Crocefisso,  le messe si susseguono una dopo l’altra e la chiesa è sempre piena di fedeli, alcuni dei quali, per grazia ricevuta, fanno anche “u trapassu” cioè il digiuno per l’intera giornata. La chiesa in quel giorno è sempre presidiata da un folto gruppo di marittimi, gente di mare devotissima al SS. Crocefisso. Una serie di quadri raffiguranti velieri in difficoltà in mari tempestosi adornano le pareti della chiesa del Carmine, si tratta di ex voto dei marinai miracolati dal SS. Crocefisso, che li ha salvati, assieme ai loro bastimenti, da sicura morte.
La storia del SS Crocefisso è raccontata dal Canonico Rosario Damaggio, custode del manoscritto di Benedetto M. Candito.
Parecchi secoli addietro, alcuni marinai gelesi, navigarono lungo le coste della “Magna Grecia” e capitati in un paese, si cui si ignora il nome, conobbero una donna sposata con un ebreo. Questa, cristiana, teneva in casa, in una volta sotterranea, per paura del marito, una immagine in gesso del Santissimo Crocefisso di palmi sette, a cui prestava di nascosto fedele omaggio e da cui riceveva tutte le Grazie che domandava. Temendo di essere sorpresa un giorno o l’altro dal marito ebreo, e più che per lei, temendo l’ irriverenze che sarebbero venute alla Santa Immagine, decise di sbarazzarsene, certo a malincuore, offrendolo in dono ai marinai gelesi colà capitati. Mentre con costoro trattava l’offerta, sopraggiunse il marito, che volle sapere l’oggetto della loro conversazione. La povera donna, tutta tremante, non potè nascondere la verità, e il marito da buon ebreo negoziante s’adirò per l’offerta gratuita e chiese del denaro ai marinai gelesi che già avevano visto l’immagine del SS. Crocefisso e che volevano portarsela ad ogni costo. Accettarono il patto della compravendita, ma che valore aveva quell’artistica immagine? Chi era in grado di determinarlo? L’ebreo, pensando ad un lucroso incasso propose “mettiamolo in una bilancia e voi mi darete tanto denaro quando questo Crocefisso pesa”. I marinai gelesi si guardarono in faccia dallo stupore, ma il capitano della barca che ne rea il padrone, certo Antonio Eura, ispirato da Dio, subito accettò l’offerta.
Ma quale meraviglia! Col peso di pochissimi denari il piattello della bilancia si abbassò mentre il piattello dov’era collocato il SS. Crocefisso salì in alto. I marinai contenti, subito, lo collocarono nella barca e, rinunciando al resto del viaggio ritornarono a Gela. Patron Antonio Eura collocò in casa sua, nel luogo più decente, l’immagine del SS. Crocefisso, e dopo pochi anni, morendo lo lasciò ad una stretta parente conosciuta come zia Domenichella, raccomandandole di tenerlo sempre in grande considerazione. Correva l’anno 1544.
In quei tempi avvenne a Gela, come piazza d’ami, transitassero delle truppe di fanti e cavalieri.
Era il 6 agosto, giorno della festa del SS. Salvatore, la cui chiesa era situata a Capo Soprano (quindi fuori le mura) in un fondo denominato “villa del Salvatore”. In detto giorno, per privilegio regale, si faceva la fiera e quindi vi era una moltitudine di popolo e moltissimi erano stranieri.
A zia Domenichella, che aveva la sua casa in un angolo dei quattro canti del Carmine era chiesto spesso dai viandanti assetati qualche sorso d’acqua. E siccome erano in tanti, a causa del forte caldo, a chiedere acqua fini che la giara di zia Domenichella si svuotò.
La richiesta di un po’ d’acqua non cessò e zia Domenichella tutta dispiaciuta dovette loro negarla dicendo che la giara si era svuotata e quindi non aveva più acqua da offrire.
La forte sete di un soldato lo spinse a non credere a zia Domenichella e sollevò il coperchio della giara. Il soldato chiamò zia Domenichella facendole notare che la giara era piena fino all’orlo e grande fu la meraviglia di tutti quelli che prima avevano visto la giara vuota. Zia Domenichella dette da bere a tutti quelli che chiedano un po’ d’acqua e la giara rimaneva  sempre piena fino all’orlo. La donna visto quel che le stava succedendo alzo gli occhi al cielo e gridò al miracolo.
Quel recipiente non si svuotò più per quindici giorni, nonostante tutti accorressero, per la notizia del miracolo, ad attingervi acqua.
Un avvenimento così importante convinse i Padri Carmelitani a consigliare a zia Domenichella di cedere alla chiesa del Carmine detta immagine  del SS. Crocefisso, che fu collocata sull’altare della SS. Annunziata, sotto cui esisteva la sepoltura di Patron Antonio Eura e dei suoi eredi. Correva l’anno 1602.
Una ostinata siccità minacciava di distruggere il raccolto dell’anno. Pubbliche preghiere si facevano nelle case della nostra città; vennero trasportati in processioni varie statue di Santi e poiché l’acqua si faceva ancora desiderare i nostri antenati decisero di portare, in processione penitenziale il SS. Crocefisso per le arse campagne. La processione arrivò fino a Montelungo nella chiesetta di Santa Oliva e ritornò, ma con massima fretta, perché il cielo si era oscurato e a processione appena terminata venne giù una pioggia dirotta che ristorò la campagna e assicurò il raccolto. Aumentò la devozione verso il SS. Crocefisso e i fedeli facevano a gara  a portare candele ed olio da ardere sull’altare dando molto lavoro a “Fra Pietro” , frate con compiti di sacrista, che  con speciale cura puliva la cappella e curava le lampade al SS Crocefisso recitando ogni giorno preghiere in onore delle “Cinque Piaghe”.
Un mattino il suddetto frate nel controllare le lampade votive, si accorse che la tovaglia dell’altare, ove stava il SS. Crocefisso, c’erano delle gocce di sangue. Credendo che si fosse trattato di sangue di topo ucciso da qualche gatta, non vi diede importanza, cambiò la tovaglia e recitò come al solito le sue preghiere. Ma l’indomani trovò le stesse gocce di sangue sulla tovaglia, perplesso alzò gli occhi verso il SS. Crocefisso e vide che esso stillava gocce di sangue: allora gridando al miracolo corse in convento a portare la sbalorditiva notizia.
Il Priore, Padre Elia da Mazzarino, si recò presso le autorità ecclesiali e civili per raccontare quanto avvenuto.
La notizia si sparse in un baleno per tutta la città, fu un accorrere di popolo alla chiesa del Carmine, chi per pregare chi per far risaltare ciò che pensava. Cioè ad un trucco organizzato dai monaci per attirare gente alla loro chiesa.
I monaci accettarono di deporre il SS. Crocefisso dall’altare e sistemarlo in sacrestia per provare che tutto era vero, prepararono il “casciarizzo”, un letto di bambagia e bianche tovaglie, circondato da lampade accese, e vi fu adagiato il SS. Crocefisso. Furono chiuse le finestre, serrata la sacrestia e la chiave conservata da don Vincenzo La Rosa, allora Governatore e Capitano d’Armi di questa città.
Correva il 29 marzo 1602, ch’era il venerdì della Settimana di Passione.
L’indomani, rientrati in sacrestia, trovarono la bambagia intrisa di sangue ed il Crocefisso che sudava sangue da tutto il corpo, specie dalla ferita del costato, che prima di allora era aperta, mentre adesso trovavasi serrata. A tale vista i Magistrati e i Religiosi impallidirono e si buttarono genuflessi a terra, poi lo asciugarono con bambagia e avrebbero voluto levarlo dalla sacrestia, ma le Autorità non vollero.
Fu lasciato nello stesso posto per altri due giorni ed la sudorazione del sangue durò fino alla Domenica delle Palme, allora fu tolto dalla sacrestia ed al canto di “Vexilia Regis” fu collocato, alla presenza di una immensa folla, sull’altare Maggiore.
Nel 1670 l’illustrissimo signor duca Pignatelli, padrone di questa città, volle quella croce spruzzata di sangue per mandarla nella sua città di Castelvetrano, sostituendola con una più bella quale ha oggi, ma certo di minor valore.
Appena fu consegnata la suddetta croce ad alcuni marinai che dovevano portarla a Mazzara del Vallo e di là a Castelvetrano, si levò in mare una tremenda tempesta ed allora fu visto il primo miracolo: marinai, atterriti, calarono sulle onde la croce ed il mare istantaneamente si calmò.
Il SS. Crocefisso restò al suo posto.
Il corso della storia ci porta all’11 gennaio del 1693 a ventun’ora cioè verso le ore 15 , i fedeli gelesi si trovavano nella chiesa del Carmine per una funzione in onore del SS. Crocefisso, quando avvertirono una tremenda scossa; era il terremoto. Il popolo spaventato uscì all’aperto invocando il nome di Gesù Crocefisso e di Maria Santissima d’Alemanna.
Vi furono crolli in varie parti della città ma non si ebbero vittime.
In un giorno di Marzo di quel triste anno, sull’imbrunire, nel Piano del Carmine convennero la Municipalità, il Clero, le Comunità religiose, i nobili e il popolo tutto, e tutti, prostati in ginocchio, proclamarono Patrono e Protettore della città il SS. Crocifisso insieme con la Beatissima Vergine della Manna, levando supplici lo sguardo ai loro simulacri che troneggiavano, tra splendori di luminarie e odore di incensi, sull’altare che era stato allestito dinanzi alla porta maggiore della Chiesa. Promisero, inoltre, (e un notaro consacrò la promessa in un solenne documento) di festeggiare l’11 Gennaio di ogni anno “in infinitum et in perpetuum” quale memoriale della grazia ricevuta. Una celebrazione che impegnasse i cuori con la penitenza del digiuno e la partecipazione alla messa eucaristica, e che coinvolgesse la Municipalità con l’offerta da parte dei Giurati, suoi rappresentanti, di una somma di denari e di una torcia ornata di fiori e alta quando il più anziano di essi.
Da allora l’11 gennaio, in adempimento della solenne promessa di quel lontano 1693, è grande festa al Carmine.
Le modalità celebrative, nel corso del tempo, hanno subito variazioni. Non c’è più, fra l’altro, l’offerta di contributi in denaro che i Magistrati civici (i Giurati: oggi Sindaco e Assessori) facevano alla Chiesa per la solenne celebrazione, né il più anziano fra essi, pittorescamente, porta in dono alla Chiesa una torcia adorna di fiori e di altezza pari alla sua.
Ma le omelie del pergamo che, in un’ampia trama di rievocazioni, fanno vivere i prodigi e le grazie del Simulacro; le torce sfavillanti numerose sull’altare; le preghiere corali levantisi dai cuori dei fedeli; i loro canti di ringraziamento e di invocazione risuonanti sotto le volte del tempio, il suono delle campane che si effonde festoso nell’aria e penetra – “vox vitae” – nelle case per ampio tratto della città… sono ancora le forme devozionali in cui si esprime, nella ricorrenza festiva dell’”unnici ‘i jnnaru”, la venerazione delle genti per il “Crocifisso Carmelitano”.
E le genti devote, dal simulacro visibile, levano i loro pensieri e i loro sentimenti alla grande realtà, invisibile ma presente, di cui esso è simbolo sacro: a Gesù che vive nella gloria dei cieli. Dalla

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L’Asp difende le dotazioni organiche dell’ospedale

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Continua a tenere banco la questione sanità a Gela. Questa volta a prendere la parola per rispondere alle dichiarazioni dell’Assessore Franzone del Comune di Gela, è il Direttore del Presidio Ospedaliero Vittorio Emanuele, dr. Cirrone Cipolla che ha sottolineato che: “𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑈𝑛𝑖𝑡𝑎’𝑂𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑃𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑖𝑜 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑑𝑜𝑡𝑎𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑚𝑖𝑒𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑢𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑎𝑑𝑒𝑔𝑢𝑎𝑡𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑣𝑖𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑜𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑜𝑟𝑔𝑎𝑛𝑖𝑐𝑎. 𝑃𝑒𝑟 𝑐𝑖𝑜’ cℎ𝑒, 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑐𝑒, 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑟𝑛𝑒 𝑙𝑒 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑒𝑠𝑝𝑙𝑒𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑜𝑟𝑠𝑜 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑒𝑟 170 𝑀𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑖𝑝𝑙𝑖𝑛𝑒 𝑐𝑖 𝑎𝑢𝑔𝑢𝑟𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑎’ 𝑙𝑎 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑝𝑒𝑟𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑎𝑑 𝑜𝑔𝑔𝑖 𝑣𝑎𝑐𝑎𝑛𝑡𝑖.

𝐿𝑎 𝐷𝑖𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑆𝑡𝑟𝑎𝑡𝑒𝑔𝑖𝑐𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑒𝑙𝑒𝑛𝑐ℎ𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑅𝑒𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝐶𝑜𝑚𝑚𝑖𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖 𝐸𝑠𝑎𝑚𝑖𝑛𝑎𝑡𝑟𝑖𝑐𝑖. 𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑏𝑎𝑛𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑛𝑡𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑑𝑢𝑟𝑒 𝑐𝑒𝑙𝑒𝑟𝑖 𝑒 𝑠𝑛𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑒𝑝𝑒𝑟𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎.

𝐶𝑜𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑑𝑢𝑟𝑒 𝑚𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑖𝑛 𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙’𝐴𝑆𝑃, 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑐𝑖 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑀𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑐𝑖𝑝𝑎𝑛𝑜 𝑎𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑜𝑟𝑠𝑖, 𝑐𝑖 𝑠𝑖 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑎𝑓𝑓𝑟𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑓𝑎𝑠𝑒 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑐𝑙𝑖𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑐𝑐𝑢𝑠𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜, 𝑏𝑒𝑛𝑠𝑖’ c𝑜𝑙𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑒 𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑒 𝑙𝑜𝑐𝑎𝑙𝑖, 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎’ 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑡𝑒𝑛𝑡𝑖.

𝑅𝑖𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑎𝑙𝑙’𝑈𝑇𝐼𝑁, 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜 𝑙’𝑖𝑚𝑝𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑚𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙 𝐷𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝐺𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑙𝑒 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑒𝑟𝑚𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑟𝑢𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑙’𝑈𝑇𝐼𝑁 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑙𝑡𝑎𝑛𝑖𝑠𝑠𝑒𝑡𝑡𝑎, 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑒𝑟𝑚𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑟𝑢𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑙’𝑈𝑇𝐼𝑁 𝑑𝑖 𝐺𝑒𝑙𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑎 15 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑒’ s𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑎𝑡𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑎𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑛𝑒𝑜𝑛𝑎𝑡𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖.𝑅𝑖𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑙𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑙’𝑎𝑡𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒 𝐷𝑖𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑆𝑡𝑟𝑎𝑡𝑒𝑔𝑖𝑐𝑎 ℎ𝑎 𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑖𝑡𝑜 𝑢𝑛 𝑡𝑒𝑎𝑚 𝑎𝑧𝑖𝑒𝑛𝑑𝑎𝑙𝑒 𝑒 ℎ𝑎 𝑚𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑎 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑜 𝑢𝑛 𝑃𝑟𝑜𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑜 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑜, 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒 𝑎𝑑 𝑢𝑛 𝑓𝑖𝑛𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑟𝑒𝑔𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑑𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑏𝑏𝑎𝑡𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑙𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑎, 𝑢𝑛𝑎 𝑡𝑎𝑛𝑔𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑟𝑖𝑜𝑟𝑔𝑎𝑛𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑜𝑓𝑓𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒, 𝑎𝑙𝑙’𝑒𝑟𝑜𝑔𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑎𝑔𝑔𝑖𝑢𝑛𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑧𝑧𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑎”.

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Asp: in arrivo tre psichiatri

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Mussomeli -Le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Nursind Cgs, Fials e Nursing Up hanno incontrato il management dell’Asp Ficarra per discutere del problema dei servizi di igiene mentale della paventata chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Mussomeli dalle 20 alle 8.

Nel corso dell’incontro si è parlato della carenza di ore destinate al servizio del personale ausiliario e la Direzione strategica si è impegnata a trovare soluzioni nel breve periodo. Riguardo al Sert di Gela e del dipartimento di Igiene mentale di Mussomeli i sindacati hanno evidenziato la grave carenza di medici in queste strutture e le difficoltà operative del personale.

Il direttore sanitario ha comunicato che si sta procedendo con l’assunzione di tre medici psichiatri destinati a questi servizi.

Sulla lungodegenza dell’ospedale di Mussomeli la notizia che l’apertura è prevista per il primo febbraio, con personale infermieristico proveniente dal presidio ospedaliero e l’aggiunta di due operatori sociosanitari. I sindacati hanno richiesto il rientro degli infermieri trasferiti all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, ma è stato comunicato che attualmente non è possibile per problemi di organico

L’azienda ha rassicurato spiegando che “si stanno predisponendo convenzioni con una cooperativa privata per garantire la copertura dei turni ed è previsto l’arrivo di nuovi medici provenienti dall’Argentina per rafforzare l’organico e garantire il mantenimento del servizio”. “Non c’è alcuna intenzione di interrompere il servizio notturno del pronto soccorso di Mussomeli”. È una delle rassicurazioni fatte dall’Asp di Caltanissetta ai sindacati in un incontro che si è svolto ieri per discutere alcune problematiche nella gestione dei servizi sanitari.


Infine in merito alla rimodulazione delle ore lavorative degli operatori sociosanitari, è stata discussa la recente riduzione delle ore settimanali a 24, che era già stata segnalata come errore di calcolo. Il direttore amministrativo ha garantito che, probabilmente nel breve termine, le ore settimanali saranno riportate a 30, in modo da migliorare la qualità e la continuità dei servizi assistenziali. I sindacati hanno comunicato che “continueranno a monitorare le questioni affrontate e si riservano di avviare ulteriori confronti per garantire soluzioni rapide e definitive a tutte le problematiche emerse

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“Fuoriclasse talent”, sabato esibizioni in città 

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È previsto uno stand anche in città sabato sera, dalle 18 in centro storico, per “Fuoriclasse talent”: la decima edizione della manifestazione artistica curata da Ivano Trau. Molti dei talenti emersi negli anni hanno voluto la possibilità di mettersi in luce partecipando a programmi nazionali come “The voice Kids” ed altri.

Non è un semplice concorso a premi, spiegano gli organizzatori, ma un vero e proprio percorso artistico che dura undici mesi l’anno mettendo al centro la crescita dei giovanissimi artisti. Referente regionale è la gelese Francesca Biundo. Per ulteriori informazioni in merito all’evento di sabato e alle prossime tappe, è possibile rintracciare l’organizzazione al numero 3204419107.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
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