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I giovani senza passato e senza futuro: il punto di vista dello psichiatra dott. Franco Lauria

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Abbiamo tolto ai giovani il  passato, giudicato  superato, vecchio, stantio. Abbiamo tolto ai giovani il futuro in quanto troppo aleatorio e insicuro. Rimane loro il presente, l’eterno presente fatto di nulla. Il vuoto dell’esistenza che non ha scopo né motivazione. Esistere diventa un peso, un fardello, ogni cosa è relativa, una cosa vale l’altra e insieme non valgono nulla.  Per  riuscire a vivere bisogna riempire l’esistenza. Di cosa? Con che cosa? Senza Dio, senza Patria, senza famiglia, senza tradizioni come la riempiamo, di cosa la riempiamo la vita? La riempiamo di quello che ci offre il postcapitalismo. Per esempio la riempiamo di eventi. Grandi Eventi.

E solo in occasioni del Grande Evento la vita acquista senso e val la pena di essere vissuta. Vita puntiforme. Vita saltellante. Fuori dal grande evento il nulla. E in pieno evento cocaina e alcool.   Fuori dall’evento depressione e angoscia insopportabile. Sino al suicidio. Totalmente dipendenti dalle mode e dalla pubblicità, più o meno occulta, i giovani sono apatici, abulici, demotivati. Sono i sudditi ideali del postcapitalismo. Sono i suoi perfetti consumatori, costruiti in serie, in funzione del mercato globale. Fabbricati in serie come le automobili, i giovani non sanno neppure chi sono veramente. Alienati dai loro veri ed autentici bisogni si devono inventare ogni giorno un motivo per vivere. Ed in questa operazione viene loro in soccorso il postcapitalista che prima gli crea il bisogno, poi il desiderio ed infine vende loro la merce che produce. 

E così in tutto il mondo occidentale. Tutti uguali. Il mercato global necessita di uomini global. La differenza non è prevista. È solo un intralcio. Un ostacolo che rallenta il mercato e va eliminata. Prima di tutto dalle menti. Le menti devono essere tutte uguali, devono pensare allo stesso modo, e devono avere gli stessi desideri, quelli inculcati dalla reclame del postcapitalista. Un milione di bottiglie di Coca Cola per un milione di persone tutte uguali che però la reclame fa sentire originali e unici. Illusi che acquistano scarpe a 250 euro al paio perché portano il nome di una grande marca piuttosto che acquistare le scarpe a 25 euro a paio ma senza marca. Il vuoto viene riempito dal nome della grande marca che associa alla scarpa sensazioni di forza, vitalità, leggerezza, soddisfazione, potenza e felicità. Tutto falso ovviamente, ma funziona, almeno in milioni di persone funziona. Le persone più fragili, più insicure, più vuote.

Quelle che stanno attaccate alla TV, quelle che non escono di casa, quelle che non pensano criticamente. Gli sconfitti dal Sistema. E se tutto questo non basta allora droga in quantità industriali e alcool. E se non basta allora psicofarmaci senza limite. E se non bastano allora comportamenti limite per sentirsi vivi, sino al reato. E questo sono a ieri. 

Ma oggi il postcapitalismo ha un asso nella manica. In nome del diritti civili tira fuori il Gender, ossia il diritto di scegliere  e di decidere in prima  persona di che genere voglio essere, indipendentemente dal sesso che ho e dal corpo che ho. Non decide più Dio, non decide più la Natura, né la Società. Decido io e non tenco conto di nulla se non della mia volontà. Sono maschio, ma decido che sono femmina, lo annuncio al mondo e cosi è. Voilà sono femmina. E senza il limite annuncio che sono un cane e voilà sono un cane.

E senza limite annuncio che sono Napoleone e voilà sono Napoleone. E senza limite annuncio che ho vent’anni e voilà ho vent’anni. Nessuno può e deve contrastare il mio diritto di vivere secondo la mia percezione personale. Ma una volta queste affermazioni non erano deliri paranoici? E lo dico da psichiatra. Si lo erano, ma tutto cambia, tutto diventa normale se contribuisce ad accrescere l’individualismo narcisista che fa girare il mercato mondiale. Evviva Zan e il suo ddl!

Dott. Franco Lauria

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Se io non voglio… razionalmente, potrei volere inconsciamente

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

La “vittima” non sempre è solo vittima, ma a volte anche carnefice. E viceversa.
Il provocare della vittima consiste nel non tenere in giusto conto il contesto spazio-temporale e culturale in cui si vive, insomma la realtà. C’è un deficit di realtà.
E la realtà umana è fatta anche da diversi tipi di uomini-maschi, uomini sereni e uomini non sereni, di uomini saggi e di uomini fragili, di uomini empatici e di uomini narcisi, di uomini miti e di uomini violenti, di uomini sani di mente e di uomini malati di mente, di uomini felici e di uomini infelici, di uomini tossicodipendenti e di uomini alcolisti, di ludopatici e di polidipendenti…

Realtà complessa, variegata, problematica. Il non volerne tenere conto, immaginando una realtà semplice e lineare di uomini sani, responsabili e tutti uguali, implica un eccesso di individualismo infantile e narciso da parte della vittima. La vita in società è un continuo equilibrio dinamico fra l’Io e il Noi. Un venirci incontro vicendevolmente.
Dare sempre ragione all’Io e torto al Noi oggi è l’ideologia postcapitalista del consumismo illimitato che promuove i desideri individuali e non accetta nessun No da parte del gruppo.
Invece la frase ” io non voglio” e il resto
devono essere inquadrati in un contesto più generale dove la comunicazione non è solo verbale, ma anche e soprattutto non verbale. Bisogna vedere il tono con cui lo dici, il modo come lo dici. La forma può smentire il contenuto. Bisogna valutare di caso in caso. Comunicazione verbale e non verbale. Comunicazione cosciente e non cosciente. Si rafforzano, vanno nella stessa direzione o sono in conflitto e vanno in direzione opposta? Freud e Pirandello sono i riferimenti psicologici e teatrali più pregnanti. E la psicologia americana di Palo Alto ha dato un contributo notevole a capire meglio le relazioni umane, le loro assonanze e le loro contraddizioni.
La comunicazione non verbale passa attraverso l’inconscio che può essere in sintonia o non in sintonia con la coscienza.
Posso dire No con la parola, ma Si con lo sguardo, con gli occhi o con i vestiti o con la gestualità, con il cuore… La vita è sempre contraddittoria e ambivalente.
La coscienza razionale è solo una superficie lievissima della mente umana che è invece un oceano inconscio profondissimo.
La mente, e quindi la personalità, è molto più ricca della coscienza. Se vogliamo far coincidere mente e coscienza torniamo a prima della psicoanalisi, cioè a più di150 anni fa.
Vogliamo negare la psicoanalisi? Vogliamo che la comunicazione non verbale conti meno di zero? Quanti di noi hanno litigato e detto “io non voglio” e poi invece lo hanno fatto, anche ferocemente e selvaggiamente? Il desiderio si nutre del divieto. O piuttosto questo nuovo femminismo vuole imporre una dittatura moralista, noiosa, banale, infantile della coscienza? Regressione e moralismo intrecciati mi sembrano i connotati culturali di questo “delirio” femminista ignorante e/o ipocrita.
(I maschietti femministi? Che pena).

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Interporto: “per uscire dall’impasse, c’è la speranza…”

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Dall’Associazione Interporto rappresentata dal dott. Marco Fasulo, riceviamo e pubblichiamo

“La provincia di Caltanissetta, ultima in Italia per reddito pro capite lordo, rappresenta una ferita aperta nel cuore della nostra nazione, un paradosso inaccettabile per un territorio così ricco di risorse naturali, di manodopera altamente specializzata e di posizioni strategiche nel crocevia delle comunicazioni globali.

Questa povertà non è figlia del destino, ma dell’incapacità cronica delle classi dirigenti di valorizzare un patrimonio unico nel suo genere. Eppure, una speranza concreta emerge come una luce in fondo al tunnel: la futura realizzazione di Interporto Gela, una struttura di importanza epocale che promette di trasformare non solo Gela e la Sicilia, ma anche l’Italia intera, proiettandola al centro della comunità economica europea e mondiale.

Grazie alla sua posizione privilegiata, punto di congiunzione naturale tra il Canale di Suez e il Mediterraneo, Interporto Gela rappresenterà la chiave di volta per una rinascita economica, abilitando la realizzazione di infrastrutture portuali avanguardistiche e di un Hub Containers nel Golfo di Gela. Queste opere saranno in grado di attrarre investimenti internazionali, creare migliaia di posti di lavoro e rendere il sistema logistico siciliano e italiano il più potente e competitivo del pianeta.

Con il futuro Ponte sullo Stretto di Messina, opera senza pari al mondo, l’Italia diventerà la piattaforma logistica più ambita del globo, una porta d’accesso privilegiata tra l’Europa, l’Africa e l’Asia, un esempio di innovazione e lungimiranza per le generazioni a venire.Questa visione non è solo un sogno, ma una promessa concreta di cambiamento, un impegno per riscrivere il destino di una provincia e di un popolo, restituendo dignità e prosperità a un territorio troppo a lungo dimenticato. Gela sarà il simbolo della rinascita, la Sicilia il cuore pulsante del Mediterraneo, e l’Italia il faro di sviluppo e modernità per il mondo intero”.

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Campetto Comunale di Manfria all’abbandono

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Riceviamo e pubblichiamo una nota del Comitato di Manfria a firma del presidente Maurizio Cirignotta

Che Manfria sia completamente posta all’abbandono questo è sotto gli occhi di tutti. Ma che le infrastrutture già esistenti vengano volutamente distrutte è solo uno scempio amministrativo che colpisce la Frazione di Manfria e tutti i suoi abitanti abituali, tra cui giovani ed altro.

La frazione, come si evince dagli atti amministrativi del Comune di Gela, non è stata considerata rispetto ad altri quartieri e non si è mai trovata una vera soluzione al processo di urbanizzazione e valorizzazione di questo territorio.

Ci troviamo di fronte ad un caso palese di gestione discutibile del bene pubblico che va denunciato in tutte le sue sfaccettature. Il campetto in questione, infatti, è stato oggetto di un progetto di riqualificazione collegato ai fondi della Democrazia Partecipata erogati dalla Regione Sicilia per il 2023.

La somma dedicata al progetto era di 59.800,00 euro collegata al recupero e riqualificazione del campo di calcetto sito nella frazione di Manfria come da protocollo generale del 13/10/2023 n.97286 ed utile alla realizzazione di un centro sportivo ricreativo polivalente di aggregazione giovanile e inclusione sociale, oltre che di svago per bambini, eventi sportivi e per la comunità di manfria. Il grave sospetto è che nella programmazione di bilancio della Regione Siciliana questi fondi non spesi siano stati incamerati nelle casse regionali come già fatto per altri comuni siciliani.

Tutto il direttivo rimane esterrefatto dalla valenza di una questa azione demolitiva voluta e perpetrata negli anni.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852
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