L’associazione antiracket dedicata al marito è stata sciolta ma Franca Evangelista la sua missione di sensibilizzazione alla lotta al racket non l’ha mai abbandonata. Non si sottrae mai quando viene chiamata a portare la sua testimonianza in qualsiasi luogo. Ieri mattina ha incontrato i ragazzi dell’istituto penale minorile a cui ha raccontato la storia del marito Gaetano Giordano ucciso nel 1992 perché si è ribellato al pizzo.
“Eravamo una famiglia di quattro persone…Eravamo, ora non più. Mio marito è stato ucciso perché ha denunciato il pizzo,perché si è ribellato agli estorsori della Stidda di Gela, e su cinque che hanno denunciato il pizzo, “a sorteggio” è uscito lui. Uno doveva morire per dare la lezione a tutti”
È il secondo incontro che si è tenuto in istituto dopo quello dei genitori di Aldo Naro dello scorso 4 ottobre.
L’evento, organizzato dal Carcere Minorile e dal Dipartimento di Mediazione Penale, fa parte del progetto “Sentiti libero” che coinvolge in pieno i ragazzi dell’Istituto con le testimonianze delle vittime di reato. Ospitati dalla Direttrice dell’IPM Dott.ssa Viviana Savarino e dall’educatrice Dott.ssa Silvia Cirami che hanno dato il saluto iniziale, ha introdotto la seduta il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta, la Dott.ssa Valentina Tornatore. Gli interventi della Direttrice dell’USSM, la Dott.ssa Maria Concetta Bellia, e del referente locale per la Giustizia Riparativa, il Dott. Vincenzo Indorato, hanno raccontato cos’è la Giustizia Riparativa e quali interventi si operano in sinergia con l’Ufficio di Servizi Sociali per Minorenni volti a reintegrare i giovani colpevoli di reato.
La testimonianza di Franca Evangelista ha toccato profondamente tutti i presenti con la sua forza e determinazione di andare avanti nonostante sia stata privata del marito con la volontà di non arrendersi e non fuggire ed il coraggio di essere madre sola di due figli. La sua unica consolazione è stato nel sapere che uno dei due killer, il minorenne proveniente da una buona famiglia, dopo aver scontato la sua pena si è trasferito al nord, ha trovato lavoro e ha messo su famiglia. Ha trovato conforto nel riscatto di questa persona ed ha lasciato questo esempio ai ragazzi come speranza e incoraggiamento.