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Giudiziaria

La Regione ha la disponibilità ma non paga, l’ Ance protesta

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Mentre l’ANCE Sicilia lamenta il mancato pagamento delle fatture delle imprese edili da parte di numerosi dipartimenti regionali, imputandone la colpa ai burocrati regionali e dichiarandosi pronta a denunciarli, ritenendoli personalmente responsabili di tutte le conseguenze civili e penali di tali comportamenti omissivi in questa particolare fase di grave crisi, un Dirigente Generale della stessa Regione Siciliana ha pignorato la Cassa Regionale.

Ed invero, l’Ing. A. P., originario di Cianciana, ha proposto un contenzioso contro la Presidenza della Regione Siciliana, contestando il conferimento dell’incarico di Dirigente Generale del Dipartimento regionale tecnico dell’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità.

Il contenzioso vedeva vittorioso l’ing. A.P., invero il Tribunale di Palermo – Sezione Lavoro – e la Corte di Appello in secondo grado, condividendo le tesi difensive degli Avv.ti Rubino e Marino, accoglieva il ricorso condannando l’amministrazione regionale a ripetere la procedura di nomina in commento ed al pagamento delle spese giudiziali.

Pertanto, l’ing. A.P. invitava e sollecitava più volte l’amministrazione regionale al pagamento di quanto dovuto a titolo di spese giudiziali.

Tuttavia, i bonari tentativi non sortivano gli effetti sperati dal momento che i competenti uffici della Regione Siciliana non riscontravano in alcun modo la legittima richiesta di pagamento.

A questo punto, stante l’inerzia della macchina burocratica regionale l’ing. A.P., sempre con il patrocinio dell’avv. Rubino, si vedeva costretto a proporre un’azione esecutiva procedendo al pignoramento presso la Cassa Regionale della Regione Siciliana delle somme dovute dalla Presidenza della Regione Siciliana e dall’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità.

Tempestivamente la Cassa Regionale, in ragione della disponibilità economica in cassa della Regione Siciliana, dava positivo riscontro al pignoramento notificatole rendendo una dichiarazione positiva e quindi implicitamente attestava che il mancato pagamento era imputabile esclusivamente alla inefficienza dell’amministrazione regionale.

Infine, con ordinanza del 20 luglio 2022 il Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Palermo, in accoglimento della procedura esecutiva promossa, ha assegnato le somme pignorate, condannando la Presidenza della Regione Siciliana e l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità al pagamento di ulteriori spese giudiziali e ciò proprio a causa dell’inefficienza della burocrazia della Regione Siciliana.

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Giudiziaria

La Cassazione annulla la proroga del carcere duro per Giovanni Riina

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Roma – La Cassazione ha annullato con rinvio il provvedimento con cui il tribunale di sorveglianza di Roma ha prorogato il regime del carcere duro per Giovanni Riina, figlio ergastolano del capo dei capi.

Giovanni Riina è in carcere al 41bis da 22 anni. Per i giudici della suprema corte si tratta di “motivazione apparente”. Accolto dunque il ricorso dei difensori di Riina jr che hanno sostenuto come il decreto del tribunale di sorveglianza “non contiene alcuna rinnovata valutazione sulla pericolosità del Riina”.

Sulla vicenda il deputato europeo M5s Giuseppe Antoci ha sottolineato: “come non si può revocare il carcere duro ai mafiosi per un vizio di forma per un percorso argomentativo non adeguatamente ricco svolto dai giudici di merito. In questo modo si consente a un esponente di spicco di Cosa Nostra di riallacciare i contatti con l’esterno”.

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Giudiziaria

Via libera del Tar ai lavori dell’Osservatorio Astronomico dell’Agenzia Spaziale Europea

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Palermo – Dopo un lungo iter amministrativo iniziato nel 2022 che ha visto coinvolti la Regione Siciliana e l’Ente Parco delle Madonie, l’ESA-Agenzia Spaziale Europea ha ottenuto i provvedimenti di assenso e autorizzativi per la realizzazione nel territorio del Comune di Petralia Sottana (PA) e, precisamente all’interno del Parco regionale delle Madonie, sulla sommità del Monte Mufara, del telescopio Flyeye, ovvero la prima unità di una rete globale di telescopi per il monitoraggio degli oggetti potenzialmente pericolosi vicini alla Terra.

Tuttavia, alcune Associazioni Ambientaliste, nel luglio del 2024 hanno proposto un ricorso giurisdizionale innanzi al TAR-Palermo per chiedere l’annullamento dei suddetti provvedimenti autorizzativi, lamentando un presunto contrasto dell’opera con le previsioni di tutela che disciplinano l’area del Parco delle Madonie istituito con Decreto 9 novembre 1989 dell’Assessore al Territorio e Ambiente. Per resistere a tale azione si costituivano in giudizio l’Ente Parco delle Madonie, con patrocinio dell’Avv. Girolamo Rubino, la So.svi.ma s.p.a, che gestisce il SUAP Madonie Associato, l’Amministrazione regionale e l’Agenzia Spaziale Italiana.

L’Avv. Rubino, nell’interesse dell’Ente Parco, eccepiva preliminarmente la tardività e l’inammissibilità del ricorso proposto dalle associazioni ambientaliste, in quanto il vero e proprio provvedimento autorizzatorio rilasciato dal SUAP madonita, era stato rilasciato nel maggio 2023, ovvero un anno prima della proposizione del ricorso.Inoltre, nel merito il predetto legale rilevava che il progetto dell’Osservatorio astronomico risultava certamente compatibile con i vincoli vigenti all’interno del Parco delle Madonie ove è espressamente consentita la realizzazione di strutture destinate alla ricerca scientifica.Il TAR-Palermo, condividendo le difese dell’Avv. Girolamo Rubino in rappresentanza dell’Ente Parco delle Madonie, con ordinanza del 24 settembre 2024 rigettava l’istanza cautelare proposta dalle Associazioni ricorrenti e, conseguentemente, l’ESA ha potuto continuare i lavori per la realizzazione dell’Osservatorio Astronomico sul Monte Mufara.

Preso atto della decisione cautelare resa dal T.A.R. le Associazioni ambientaliste hanno presentato istanza di sopravvenuta carenza di interesse alla decisione del ricorso e, conseguentemente, con sentenza del 20.12.2024, il TAR-Palermo ha dichiarato il ricorso proposto improcedibile.Alla luce della statuizione del TAR-Palermo potranno dunque proseguire, senza le rimostranze delle associazioni ambientaliste, i lavori per la realizzazione dell’Osservatorio Astronomico sito all’interno del Parco delle Madonie.

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Giudiziaria

Morì a causa di un incidente stradale, condannato chi guidava la macchina a 120 km orari

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E’ stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione Gaetano Vizzini, il ragazzo catanese di 24 anni che il 17 marzo 2019 effettuò un testa coda a 120 chilometri orari, provocando la morte della 15enne gelese Vittoria Maria Caruso che si trovava sui sedili posteriori dell’auto. Il giudice ha disposto anche la revoca della patente e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. “A settembre Vittoria avrebbe compiuto 21 anni e, quasi sicuramente, avrebbe frequentato l’università – raccontano i genitori Irene e Francesco – Ciò che ci fa più male è il futuro che le è stato sottratto. Un’intera vita di sogni, speranze, amori, finita all’improvviso e troppo presto. Vittoria ci manca come l’aria. Con la condanna di oggi si chiude per noi un capitolo dolorosissimo. Vittoria ci è sempre rimasta accanto, dandoci la forza di lottare per lei e insieme a lei”. La famiglia si è rivolta a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali, ed ha seguito il processo con l’avvocato fiduciario Rita Parla. L’incidente avvenne poco dopo le 22 del 17 marzo 2019 sulla strada statale 117 in “Contrada Farello” a Gela. Vizzini, alla guida della Fiat Panda della madre, imboccò una strada chiusa al traffico in direzione del cimitero di Farello. In auto, assieme a lui, altri tre ragazzi tra cui appunto Vittoria. Dopo aver raggiunto i 120 chilometri orari, Vizzini tirò il freno a mano, sterzando a sinistra ed effettuando un testa coda. Quando i ragazzi vennero trasportati in ospedale, si scoprì che Vizzini era sotto l’effetto di alcol (0,46 grammi per litro) e sostanze stupefacenti (cannabis). Rimasero tutti illesi a parte Vittoria che, purtroppo, riportò ferite che si dimostrarono fatali. “Sono passati quasi 6 anni dall’incidente e per la famiglia è sempre un dolore immenso ricordare quel giorno – commenta Diego Ferraro, responsabile della sede di Giesse ad Agrigento – La condanna, ovviamente, non restituirà Vittoria ai suoi genitori, ma possiamo dire che giustizia è stata fatta. Al tempo stesso, però, serve sensibilizzare i giovani affinché comprendano le conseguenze di questi comportamenti che violano le norme del Codice della strada: se bevi o ti droghi non puoi metterti alla guida di un veicolo, senza se e senza ma”. È ciò che la mamma di Vittoria ha spiegato e sta spiegando agli studenti delle scuole locali. “Parlo con i giovani, di persona, e racconto la mia storia, mostrando anche le immagini dell’incidente che ha spento il sorriso di mia figlia per sempre – racconta Irene – Vorrei far capire ai ragazzi che la vita è una e merita di essere vissuta. Non puoi rischiare di perderla a 15 anni per una bravata. L’alcol e le droghe ti fanno percepire il pericolo in modo diverso, rispetto a una persona lucida”.

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