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Il tour per la difesa del lavoro stagionale domani fa tappa a Gela

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Il tour della Filcams nel Mezzogiorno fa tappa a Gela domani per continuare l’ analisi e le prospettive per la rinascita del settore.

Il Turismo Destinazione Sud è stato il viaggio che la Filcams Cgil Nazionale ha voluto intraprendere tra le regioni del Mezzogiorno, per metterne in risalto potenzialità e criticità e provare a definire un nuovo modello di turismo sostenibile, che punti alla qualità del lavoro e dell’offerta, passando necessariamente per il rinnovo e la corretta applicazione dei contratti nazionali di lavoro e il contrasto deciso della precarietà delle professionalità impiegate nella filiera, che meritano stabilità e una giusta valorizzazione.

” Ancora una volta però ad emergere è il paradosso che contraddistingue il sud Italia – dicono i dirigenti della Filcams Cgil – regioni che con il loro turismo potrebbero essere trainanti per lo sviluppo dell’intero Paese, ma che non riescono a mettere a frutto le loro potenzialità. Un immenso patrimonio culturale, paesaggistico, la rinomata enogastronomia, le tante offerte turistiche diversificate, non riescono ancora ad arrestare il preoccupante arretramento del tessuto sociale e il forte spopolamento che sta interessando queste regioni.

Questo perché il turismo, la più grande industria del Mezzogiorno, non viene ancora inteso come un settore produttivo qualificato, come dimostra l’assenza di politiche di settore. Manca, soprattutto, una strategia di insieme dell’intero settore, un piano industriale per la produzione, la programmazione e promozione di prodotti diversificati ma tutti caratterizzati da efficienza, a partire dai servizi da offrire, la cui qualità è direttamente proporzionale alla qualità e alla professionalità del lavoro, e la qualità del lavoro sostanzia la qualità del turismo, con le comunità partecipi del processo e non sfruttate e defraudate.

Per la Filcams è quindi necessario insistere, affinché tutti i soggetti portatori di interesse si riuniscano per elaborare un piano strategico di medio e lungo periodo, che punti alla sostenibilità sociale e ambientale, alla valorizzazione del territorio, alla costruzione di reti e collegamenti, alla creazione di un brand reputazionale che faccia di quei luoghi una destinazione, alla diffusione di nuovi strumenti di interazione col turista e allo sviluppo di nuove competenze per i lavoratori del settore.

Insistere affinché il PNRR possa essere veramente un’opportunità, sapendo cogliere la trasversalità di tutti i capitoli che lo compongono, con un occhio di riguardo alla coesione territoriale e sociale, fondamentale per la ripresa e lo sviluppo del turismo, soprattutto nel Mezzogiorno. Sono questi gli elementi emersi dal tour, sui quali le Filcams regionali proseguiranno nel confronto con istituzioni e politica locale.

Dalla Sicilia alla Campania, passando per Calabria, Sardegna, Puglia, Basilicata ed Abruzzo/Molise, sono state sette tappe che hanno fatto registrare momenti di riflessione di particolare importanza che, nel confermare lo scollamento denunciato dalla categoria tra la bellezza rappresentata negli spot pubblicitari e le reali condizioni del turismo e del lavoro nel turismo, hanno messo in risalto non soltanto le debolezze del Mezzogiorno, ma le tante potenzialità e azioni che possono essere messe in campo per capovolgere lo scenario attuale.

Nel sud Italia si concentra una ricchezza inestimabile, capace di generare offerte turistiche diversificate che, se messe in sinergia tra loro, potrebbero portare veramente ad una destagionalizzazione del turismo. In ognuna delle otto regioni, infatti, è possibile coniugare il turismo balneare con quello di montagna, turismo culturale ed itinerari naturalistici, turismo enogastronomico e borghi, slow e cicloturismo, passando anche per il turismo religioso, facendo vivere il territorio tutto l’anno. E turismo tutto l’anno vuol dire ripensare ad un lavoro nuovo nel turismo, stabile, regolare, dignitoso. Vuol dire fare della bellezza di questi territori la chiave di volta per il loro sviluppo economico, sociale e culturale, perché la bellezza è un valore che insegna a comprendere, apprezzare e rispettare altri valori, come quello del Lavoro. Il lavoro, nel turismo, ha bisogno di una rinnovata cultura, a partire proprio dalla cultura della legalità. Lavoro irregolare, sommerso, nero, grigio, che da anni nel Mezzogiorno si è stratificato, rendendo sempre più povero tutto il tessuto sociale, già in condizioni di arretramento rispetto al Nord, sono tutte forme di illegalità che deturpano la bellezza di un ambiente che potrebbe essere sostenibile, anche dal punto di vista occupazionale, sociale e reddituale.

In ogni tappa sono stati snocciolati, soprattutto dalle istituzioni locali, i numeri del turismo, o meglio delle presenze turistiche, ma non è emersa un’idea di industria turistica che si leghi trasversalmente agli altri settori produttivi e che contempli una visione di sistema tra infrastrutture, servizi, formazione, programmazione e promozione delle diverse offerte turistiche. Un’industria che punti in maniera decisa sulla qualità del prodotto che offre. Non a caso, quasi nessuna delle istituzioni locali presenti alle varie tappe ha affrontato il tema della qualità del lavoro nel turismo. Eppure, la competitività nel turismo si traduce in qualità del servizio, e quindi qualità del lavoro.

La qualità del lavoro è alla base del modello di turismo della Filcams, un modello che mette al centro lavoro, legalità e sostenibilità.

La categoria è partita dal Mezzogiorno per discuterlo in tutto il Paese

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Altragricoltura – CSSA: positiva la posizione del Governo contrario all’Accordo libero scambio Ue-Mercosur

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Roma – Per Altragricoltura – CSSA (la Confederazione Sindacale per la Sovranità Alimentare), la pozione del Governo italiano contraria alla conclusione positiva dell’Accordo di libero scambio Ue – Mercosur entro la fine dell’anno sul testo del 2019, privo di qualsiasi riferimento alle condizioni di reciprocità dei requisiti sanitari, ambientali e sociali dei prodotti e pertanto foriero di un dumping senza precedenti nei confronti dei prodotti degli agricoltori italiani e dell’Unione europea è un primo importante e positivo passo avanti anche verso una discussione più ampia sugli altri accordi di libero scambio già vigenti, specie quelli tra Ue e Marocco e altri Paesi del Mediterraneo e, più generalmente, sulle iniziative e le relazioni internazionali del Paese.

Gianni Fabbris, segretario generale nazionale di Altragricoltura, che non più tardi del 14 novembre aveva chiaramente espresso la contrarietà all’accordo dell’organizzazione agricola (vedi https://tinyurl.com/yxbtfrbv), intervenendo ieri sera al “Taormina Food L’Agroalimentare Siciliano d’Eccellenza Expo” organizzato dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato (CNA) ha detto: “La presa di posizione della premier Giorgia Meloni dei giorni scorsi, in piena sintonia con il presidente francese Emmanuel Macron, e l’ulteriore precisazione ribadita dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida sull’accordo Ue Mercosur, durante la presentazione del Rapporto Ismea sull’Agroalimentare italiano, sono elementi che valutiamo positivamente.”“In particolare il ministro Lollobrigida – ha ricordato Fabbris – pur ammettendo la necessità di aprire nuovi mercati per favorire la crescita dell’agroalimentare italiano, non ha potuto fare a meno di dire che non si possono fare accordi che non tutelino gli imprenditori agricoli italiani e dell’Unione ai quali si chiede già tantissimo in termini di sostenibilità ambientale e sociale, senza dimenticare il rispetto di stringenti norme di carattere igienico e sanitario e che tutte hanno una ricaduta diretta in termini di maggiori costi di produzione, affermazioni rese prima in forma generale e poi riferite all’accordo Ue Mercosur.”

“Del resto già nel marzo scorso al tavolo di crisi aperto con i movimenti e le organizzazioni che stanno sostenendo le iniziative contro la crisi dell’agricoltura e la Pesca, il sottosegretario La Pietra aveva annunciato la posizione del Governo sugli accordi internazionali e, oggi, coerentemente, la ritroviamo nella posizione sull’accordo UE – Mercosur. Questo, in effetti, era ed è uno dei punti centrali nelle rivendicazioni dei movimenti contro la crisi e, per questo, crediamo che siano maturi i tempi per riprendere il confronto con il Governo sul tema più ampio degli accordi di libero scambio e sul commercio internazionale, che in questo momento danneggiano i produttori italiani.” ha sostenuto Fabbris che sottolinea come “molti dei problemi della perdita di funzione e di ruolo della nostra agricoltura e della pesca produttive discendono direttamente dall’impatto del nostro sistema agricolo e della pesca artigianale con le distorsioni della globalizzazione senza regole e delle strategie di dumping commerciale imposte dalla liberalizzazione dei mercati”“È desolante registrare che persino il rapporto Ismea (presentato il 21 novembre) fa emergere il quadro di un’agricoltura italiana presa di mira non solo dagli effetti del cambiamento climatico, che nel 2023 hanno inciso negativamente sul valore aggiunto, ma anche dalla forbice che si allarga fra la capacità della commercializzazione e delle grandi concentrazioni di accumulare valore mentre le aziende produttive chiudono e i territori rurali e le marinerie si spopolano. La nostra politica agricola e la nostra economia agroalimentare non riescono a risolvere i problemi dell’iniqua distribuzione del valore dentro le filiere, con i casi della filiera grano duro pasta e della linea bovino da carne che danno a cerealicoltori e allevatori margini operativi negativi, nel primo caso anche quando i prezzi del grano duro salgono. In questi mesi milioni di tonnellate di arance stanno passando dal Sudafrica alla Turchia e, grazie ai corridoi preferenziali che le scelte politiche garantiscono alla Turchia, stanno invadendo l’Europa mandando fuori mercato i nostri produttori. Per quanto tempo ancora rimarremo inerti?”.

Sulla base di questa premessa Fabbris pertanto sottolinea: “Purtroppo questi dati confermano quanto come Altragricoltura stiamo sostenendo da troppo tempo. Oggi non siamo più solo alle rivendicazioni di un sindacato di agricoltori; i punti critici dell’agricoltura italiana sono certificati dentro un rapporto di un Istituto del ministero dell’Agricoltura. È arrivato il momento che la politica tutta prenda atto della crisi in cui stanno precipitando le nostre aziende produttive e si lavori per dare loro una prospettiva garantendo che questo Paese realizzi un forte piano strategico di Riforma fondato sulla Sovranità Alimentare.

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Focus della Cgil Sicilia martedì a Caltanissetta sulla condizione giovanile

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La condizione dei giovani in Sicilia tra diritto allo studio spesso negato, lavoro obiettivo lontano, servizi insufficienti, vivibilità delle città non garantita. Tra voglia di restare e necessità di emigrare. Se ne parlerà martedì 26 novembre a Caltanissetta presso la Biblioteca Scarabelli ( Corso Umberto I), a partire dalle 9.30, nell’ambito della settima manifestazione della Cgil Sicilia per il ciclo “Cambiamo il futuro della Sicilia”.


“Per costruire il futuro della Sicilia- dice Gabriella Messina, segretaria confederale della Cgil regionale- il protagonismo delle giovani generazioni è fondamentale. Un protagonismo che già si manifesta già con le tante iniziative di associazioni sorte che rivendicano il diritto di restare nella propria terra o di tornarci, un diritto che va affermato”.


In una Sicilia in cui la disoccupazione giovanile è al 31,2% contro la media nazionale del 16,7% e quella europea dell’11,2%, in cui i Neet superano il 45% la Cgil rivendica “un nuovo modello di sviluppo economico e sociale- dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino- che possa dare risposte ai bisogni e costruire prospettive per le giovani generazioni”.

E’ un percorso che il sindacato vuole costruire insieme ai giovani:“le energie fresche e migliori della nostra terra- sottolinea Mannino- che possono dare un grande contributo allo sviluppo della Sicilia e che invece ogni anno perdiamo costringendole ad emigrare, per mancanza di opportunità e di un contesto in cui i principali diritti, a partire da quelli al lavoro e alla salute, siano esigibili”.

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Eni Versalis Ragusa. Cna Fita Sicilia: “dichiarazioni Ricci non ci tranquillizzano”

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Ragusa – “Le sue dichiarazioni non ci tranquillizzano per nulla. Lei, provando a rassicurare, ha dichiarato che l’impianto ENI Versalis di Ragusa “verrà riconvertito in un centro servizi e ricerca a servizio di Priolo”. Una riconversione che “riguarderà anche l’indotto” il quale si “cercherà di valorizzare”. Ecco, è la coniugazione del verbo cercare che ci preoccupa e non poco. E’ come se avesse lasciato intendere che ci siano delle clausole, delle riserve, difficili da svelare”.

Lo scrivono Saro Tumino, Daniela Taranto e Giorgio Stracquadanio, rispettivamente presidente e responsabili della Cna Fita Sicilia, in una lettera inviata al direttore operativo di Eni Versalis, Giuseppe Ricci.

“Lei sa benissimo – aggiungono – come il settore del trasporto, che ha fornito fino ad ora servizi all’impianto di Ragusa, sia fatto da centinaia di piccoli padroncini i quali per dare una prestazione di qualità hanno acquistato mezzi rispettosi dell’ambiente. Per onorare i tempi di consegna hanno fatto assunzioni. Sicuramente saprà come attorno al trasporto del polietilene si sia sviluppato un secondo indotto fatto da centinaia di attività di autoriparazione (meccatronici, carrozzieri e gommisti), agenzie di servizi, distributori di carburante, assicurazioni, banche”.

“Tutto questo, per anni, ha prodotto milioni di euro di fatturato creando lavoro produttivo, reddito e risparmio. Ma dietro tutto questo non c’è solo economia. Prima di ciò vi sono persone, famiglie, che dal 24 ottobre hanno perso la serenità. Forse per Lei tutto questo sarà banale, tant’è che ha detto, con una battuta secca: “l’indotto… si cercherà di valorizzare”. Ma le persone, le famiglie di questo indotto – che hanno bisogni, impegni e scadenze da onorare – vorrebbero capire come, in che modo, in che tempi si “cercherà di valorizzare””. 

“Veda, la retorica aziendalistica, fatta di annunci magniloquenti (investimenti per un miliardo di euro) – concludono – se poi è seguita da un “si cercherà…” perde ogni significato e assume il sapore amaro del poco attendibile. Da Lei e dalla sua Azienda chiediamo, più attenzione, un po’ di rispetto e maggiore concretezza. Prorogare la chiusura dell’impianto, non chiuderlo in modo repentino, consentirebbe all’indotto di adeguarsi verso nuove mansioni. Su questa nostra proposta vorremmo poter avviare un confronto sereno con Lei per capire realmente come si “cercherà di valorizzare” l’indotto e quali intenzioni ha l’ENI nei confronti delle tante imprese di trasporto che collaborano con la stessa e che noi ci onoriamo di rappresentare”.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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