Peppino Impastato resta il simbolo siciliano della lotta alla mafia; ha pagato con la vita la sua guerra personale contro la stessa famiglia legata a Cosa Nostra. Il Liceo ‘Leonardo da Vinci di Niscemi, ha scelto la sua figura per celebrare la Giornata in ricordo delle vittime delle mafie, lunedì 21 marzo alle 10.30. La giornata, che si svolgerà alla presenza di Giovanni Impastato, sarà aperta dal dirigente scolastico Franco Ferrara; gli interventi saranno tenuti dal referente del progetto Legalità Giuseppe Toscano, dal presidente dell’associazione antirachet ‘Ninetta Burgio’ Gianluca Gagliano, dallo stesso fratello di Peppino Impastato, Giovanni, dal ten. col. Ivan Borracchia, da Eugenio Di Francesco di Rete perla legalità, da don Giuseppe Cafà vicario foraneo della Diocesi e da Antonio Caputo. Gli interventi saranno coordinati dagli insegnanti: Emanuela Innorta, Salvatore Biondo e Cinzia Nazzareno
Giuseppe Impastato, detto Peppino, nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia legata a Cosa Nostra: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista per la sua appartenenza alla mafia, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre, Cesare Manzella, era il capomafia del paese, ucciso nel 1963 in un attentato con una Alfa Romeo Giulietta riempita di tritolo.
Il ragazzo ruppe presto i rapporti con il padre, che lo cacciò di casa, e avviò un’attività politico-culturale di sinistra e antimafia. Nel 1965 fondò il giornalino L’idea socialista e aderì al PSIUP[2]. Dal 1968 in poi partecipò, con il ruolo di dirigente, alle attività delle nuove formazioni comuniste, come Il manifesto e, in particolare, Lotta Continua. Condusse le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.
Nel 1976 costituì il gruppo Musica e cultura, che svolgeva attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1977 fondò Radio Aut, radio libera autofinanziata,[con cui denunciò i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (definito sarcasticamente «Tano Seduto» da Peppino[4]), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito era Onda pazza a Mafiopoli, trasmissione satirica in cui Peppino derideva mafiosi e politici.
Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma non fece in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale venne assassinato la notte del 9 maggio su commissione di Gaetano Badalamenti. Con il suo cadavere venne inscenato un attentato, per distruggerne anche l’immagine, in cui la vittima apparisse come suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. La lista di Democrazia Proletaria ottenne 260 voti e un seggio, Peppino Impastato risultò il candidato più votato con 199 preferenze e il suo seggio andò ad Antonino La Fata[.
L’ultimo comizio di Impastato, il 7 maggio 1978