“Diritto alla vita” è l’appello lanciato da Democrazia Cristiana Nuova e Nessuno Tocchi Caino durante la fiaccolata organizzata ieri sera, davanti al carcere Ucciardone di Palermo, in memoria dei due ragazzi morti suicidi recentemente nelle carceri di Palermo e Catania. L’evento, dal titolo “La Luce della Speranza”, organizzato da Eleonora Gazziano, Responsabile Regionale del Dipartimento Diritti Umani con delega Art 3-27 della costituzione della Democrazia Cristiana Nuova, insieme ad Andrea Piazza, Responsabile Regionale del Dipartimento Legalità e Antimafia della DC Nuova, è giunto al termine dell’Assemblea di Nessuno Tocchi Caino, tenutasi nel pomeriggio presso la Fonderia Oretea di Palermo.
Al sit-in, hanno preso parte, tra gli altri, il Commissario Regionale della Democrazia Cristiana Nuova, Totò Cuffaro, il Segretario dell’ONG Nessuno Tocchi Caino, l’onorevole Sergio D’Elia e i membri del consiglio direttivo Sabrina Renna, Donatella Corleo e Antonio Coniglio.
“Si tratta di un’iniziativa per alimentare e coltivare la speranza di tante persone private della libertà, non devono sentirsi abbandonate – dichiara il commissario regionale della DC Nuova, Totò Cuffaro -. Vogliamo ricordare che ci sono più suicidi nelle carceri italiane di quanto ne faccia la pena di morte negli Stati dove è ammessa. Un paese di diritti come il nostro non può non attenzionare ed umanizzare un luogo dove la gente, anche se ha sbagliato, va rieducata, salvando la dignità”.
“Il carcere ha un aspetto afflittivo ma l’afflizione attiene alla privazione della libertà, non attiene alla privazione della dignità umana in qualunque Paese democratico degno di essere chiamato tale – sottolinea Eleonora Gazziano -. Questo è un grande dibattito che va sottoposto all’attenzione di ogni singolo cittadino e, comunque la si pensi, non è discutibile che il tema delle carceri venga espulso dal dibattito in qualsiasi Paese che voglia rifarsi allo stato di diritto. I referendum sono l’unico strumento che hanno i cittadini per esercitare la democrazia ed esprimersi e magari evitare – conclude – che la giustizia continui ad essere il violentatore del nostro stato di diritto”.