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La parola della domenica

Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me

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In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Lc 3,15-16.21-22

Questa settimana siamo invitati a riflettere sul Battesimo di Gesù Cristo. Gesù ha trent’anni e viene battezzato dal Giovanni il Battista sul fiume Giordano. Da lì  inizia la vita pubblica di Gesù. Da li’, da quell’atto, da quel giorno iniziano i tre anni più importanti della storia.  Gesù inizia ad annunziare il Regno di Dio. Inizia la vita. Non quella fisica, ma quella spirituale che poi deve diventare una sola cosa con la vita . Mi sorprende l’atteggiamento di Cristo. Umile. Si mette in fila aspettando il suo turno. Tranquillo. Ci immaginiamo un uomo potente mettersi in fila alla posta? Il potere da noi è vista come arroganza. Più sei arrogante. più sei potente. Più tutti ti lasciano passare e non si lamentano. Cristo è tutto al contrario. Cristo ci indica un nuovo modello di Potere. Più sei potente, grande più ti fai ultimo con tutti. Più ti metti in servizio. Su un’altra cosa mi soffermo. L’annuncio della colomba. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».  Un messaggio chiaro. Sena ragionanti filosofici od altro. Gesù Cristo è il Messia atteso.  Fine. Siamo attorniati, soprattutto in questo periodo di gravi problemi sanitari, da tanti profeti. Con il camice bianco, altri vestiti benissimo, altri che urlano, gridano. Parlano e sentenziano in televisione e sui giornali. Prevedono, legiferano. Sorrido. Come se la vita, la mia e la tua la decidessero loro. Si ergono a nuovi profeti. Ma non sanno se vivranno l’indomani. Accanto a loro, ne vedo altri che si ergono a nuovi sapienti. Indicano strade nuove e  vie diverse, ma per arrivare a casa loro usano il navigatore satellitare. La colomba è chiara. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Fratello e sorella vogliamo salvarci. Non illudiamoci. Un girono saremo al cospetto del Signore. E chiederà che abbiamo fatto della nostra Vita. Ecco, la colomba ci indica la strada. Stiamo attenti a tutti questi profeti che attorniano la nostra vita. Il tempo liturgico di Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore: il Dio che è nato a Betlemme nasce nel cuore di ogni discepolo che si fa battezzare. E un Dio strano. Diverso. Nuovo. E’ un Dio  che ci cerca. Che non sta a guardare. Ma ci chiama, Totò , Concetta venite. Continuamente. Ci offre la sua mano. C’è una frase nel Vangelo che mi scuote. “Tu Dio vieni da me?  Tu vieni da me? Si è chiesta Maria. Tu vieni da me?, si è chiesto il giovane Giuseppe. Tu vieni da me?, si sono chiesti i pastori,  svegliandosi di soprassalto storditi dalla luce. Tu vieni da me? Si sono chiesti i curiosi d’oriente, uscendo dal palazzo del folle Erode e seguendo la stella fino a Bethlem. Tu vieni da me? Mi sono chiesto cento, mille volte, in questa mia  inquieta vita. Tu vieni a cercare me? Peccatore. Confuso. Ribelle. Tu vieni da me? Com’è possibile? Non è l’uomo a dover cercare Dio? Da sempre è stato cosi. Fin dall’alba del Mondo. Con Cristo tutto cambia. Un Dio che ci do la mano. Che si fa trovare che bussa alla nostra porta. Non prendiamola con Lui quando le cose, nel mondo e nella vita non vanno come avremmo sperato. Abbiamo aperto la porta? Abbiamo risposto alla sua chiamata. ? Oppure ci siamo nascosti in cantuccio sotterraneo per paura di Lui. Si perché Cristo ha volte fa Paura, Ci chiede di perdere la nostra vita. Per guadagnarne un’altra più luminosa. E non tutti siamo disposti.  Ritorniamo al Vangelo.  Assistiamo al primo gesto di una lunga serie che in tre anni porterà il Rabbì a pendere dalla croce, Gesù svela il volto di un Dio che esce a cercare la pecora persa, che attende il ritorno del figlio spendaccione; che si ferma nella casa di Zaccheo, che banchetta con i peccatori, che non giudica la peccatrice pubblica, che porge l’altra guancia, che fa festa per ogni peccatore che si converte, che muore, pronunciando parole di perdono.  Ecco Dio, amici. Ecco il nostro Dio. Non ve ne sono altri. Coraggio iniziamo ad aprire il nostro cuore, il nostro orecchio ad aprire le nostre  braccia per  accoglierLo nella nostra vita

Buona Domenica 

Totò Sauna

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La parola della domenica

“A cosa devo che la madre del Signore venga a me?”

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Padre Ermes Ronchi
FOLLIA PER FOLLIA

Credo che Dio viene in alto silenzio e con piccole cose; che i suoi angeli, sopra di noi come Betlemme, annunciano, con voce che sa di stelle, che la pace, nonostante tutte le smentite, è un miracolo possibile.

Attraverso due donne portatrici di vita nuova, il vangelo ci prepara al Natale, ormai alle porte.

Maria si mise in viaggio in fretta. Appena l’angelo è volato via, anche lei vola via da Nazaret, quasi sulle orme di Gabriele. E appena giunta sull’uscio della casa di Zaccaria, Maria fa come l’angelo con lei; adesso è lei a diventare l’angelo di un lieto annunzio, e il bimbo nel buio del grembo lo percepisce con tutto se stesso: “appena il tuo saluto è giunto, il bambino ha sussultato di gioia nel mio seno”. Dio viene con gioia, come un abbraccio, come una musica, una chiamata alla danza. Viene e nasce vita.

La corsa di Maria è accolta al suo arrivo da una benedizione. Benedetta tu… Tu che hai avuto la follia di accogliere la follia di Dio.

Un vento di benedizione dovrebbe aprire ogni dialogo. Dire il bene, vedere la luce nell’altro che condivide con me un pezzo di strada o la vita intera. E non giudicare nessuno dal semplice colore della buccia, ma dal sapore della polpa, che per essere gustato richiede pazienza e rispetto.

A chi mi ha dato tanto, a chi mi ha dato poco, vorrei osare la prima parola di Elisabetta: Benedetto sei tu. Dio mi benedice con la tua presenza.

Benedetta tu fra le donne. E vola quella benedizione, vola in alto e raggiunge tutte le donne, si estende su tutte le figlie di Eva, su tutte le madri del mondo, su tutta l’umanità al femminile.

E benedetto il frutto. Ancora tutti chiamati a dare frutto, a vivere da padri e da madri, a camminare nel mondo secondo la fecondità di ciascuno.

In questo Natale di guerre mi riprometto di benedire, di dire il bene, subito, da principio. E col bene contrastare ogni arma tattica, o anche solo verbale, disinnescarla con l’ingenua follia della benedizione.

Quando infatti le parole sono benedicenti si alza la luce del cuore, quando sono buone tolgono il velo della tristezza.

E beata sei tu che hai creduto. Saluto che avvolge come un mantello di gioia la fede di Maria e anche la mia: credere è acquisire bellezza del vivere, con l’umile, mite e possente piacere di esistere e di fiorire, sotto il sole di Dio.

Elisabetta ha iniziato a battere il ritmo, e Maria intona la melodia. E insieme diventano un fiume di canto, di salmo, di danza. E da loro imparo a credere; da due madri, le prime profetesse del Nuovo Testamento, imparo che la fede è questo: una presenza nella mia esistenza. Un abbraccio nella mia solitudine. Qualcuno che viene e mi consegna cose che neppure osavo pensare.

Credo che una profezia ci abita, che Dio viene, in alto silenzio e con piccole cose; che i suoi angeli, sopra di noi come sopra Betlemme, annunciano, con la loro voce che sa di stelle, che la pace, nonostante tutte le smentite, è un miracolo possibile.

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La parola della domenica

“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo LucaLc 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».E l’angelo si allontanò da lei.

Abramo concepì Isacco per la fede nella promessa di Dio “e divenne padre di molti popoli” (cf. Rm 4,18-22). Ugualmente Maria concepì Gesù per mezzo della fede. La concezione verginale di Gesù fu opera dello Spirito Santo, ma per mezzo della fede di Maria. È sempre Dio che opera, ma attraverso la collaborazione dell’uomo. Credere, infatti, è rispondere con fiducia alla parola di Dio, accogliere i suoi piani come se fossero propri e sottomettersi in obbedienza alla sua volontà per collaborarvi. La fede vuole sempre: la fiducia in Dio e la professione di ciò che si crede, poiché “con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” .

Una volta riconosciuta vera la parola di Dio, Maria credette alla concezione verginale di Gesù e credette pure alla volontà di Dio di salvare gli uomini peccatori, la volle e aderì a quel piano lasciandosi coinvolgere: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Dalla sua fede quindi nacque Gesù e pure la Chiesa. Perciò, insieme ad Elisabetta che esclamò: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45), ogni generazione oggi la proclama beata (cf. Lc 1,48).

La Chiesa ha il compito di continuare nel mondo la missione materna di Maria, quella di comunicare il Salvatore al mondo. Il cristiano di oggi deve fare proprio il piano di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4), proclamando la propria salvezza e lasciandosi attivamente coinvolgere nel portare la salvezza al prossimo, poiché “in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (Gv 15,8).

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La parola della domenica

“Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia…”

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Rubrica della domenica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

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Quali sono le dissipazioni dei nostri giorni? Quali sono le ubriachezze, gli affanni della vita? Il lusso è dissipazione: distorce capitali dall’investimento produttivo dei beni di prima necessità e li dirige verso oggetti superflui fatti solo per la vanità. Ci sono spese che sono un insulto ai poveri: il lusso è una di queste. Il denaro è idolatria: quando l’uomo trasforma il denaro in un dio, tutte le pazzie, le violenze, i sequestri sono possibili; il denaro è la causa di tutte le guerre. Le ubriachezze di oggi sono la sete del potere, del dominio, del piacere sessuale; le droghe di qualsiasi tipo.Gesù è la nostra salvezza: in lui si è nuova creatura. Egli spezza le nostre catene: invidie, odio, gelosie, ubriachezze, falsità, riduzione del sesso a genitalità, megalomania, idolatria del denaro, ecc. Questi residui del peccato possono essere superati attraverso la via dell’orazione; possono fare capolino, ma invece esplodono i frutti dello Spirito, della partecipazione alla vita divina.Lo Spirito è amore: liberate la potenza d’amore che è dentro di voi, fate presto, non c’è tempo da perdere!

Il commento di don Oreste Benzi

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